C’è una piacentina che sembra proprio aver stregato i grandi della musica. Parliamo di Anna Barbazza, polistrumentista e cantante – nonché cantautoressa – poco più che ventenne. Dopo aver aperto i concerti di alcuni mostri sacri passati nella nostra città, sta preparando un album che promette di lasciare il segno. La garanzia? Chi ha deciso di produrla, niente meno che Greg Lake, chitarrista, bassista, cantante e produttore discografico britannico, famoso per essere stato membro e co-fondatore dei gruppi rock progressivo King Crimson e Emerson, Lake & Palmer.
Con uno scarto temporale di 40 anni, Lake sembra aver ritrovato a Piacenza e grazie ad Anna, una nuova giovinezza. Il disco, previsto per dicembre, sarà interamente suonato e cantato dalla piacentina, uscirà anche in vinile ed è ancora in larga parte top secret ma la musicista ha deciso di darci qualche anteprima. Non tanto sugli ospiti illustri che parteciperanno ma su com’è nata questa collaborazione.
“Con Greg è stata prima amicizia, seguendolo nei concerti e nei soggiorni a Piacenza, anche grazi al lavoro di Musiche nuove e al critico musicale Max Marchini, ho trovato il coraggio di fargli ascoltare una mia canzone e si è dimostrato entusiasta (registrata all’Elfo studio di Tavernago, ndr)”. Un’entusiasmo che l’ha catapultata a collaborare con un artista considerato, a ragione, tra i più influenti del panorama del progressive degli anni settanta.
“E’ attento a ogni minimo dettaglio, un produttore pignolo ma anche una figura paterna. Ma, come tutti i grandi, sono persone alla mano che ti fanno sentire al loro stesso livello. Non per farti piacere ma perché sono persone vere” ha detto Anna, prima di passare a spiegarci con quale approccio ha intrapreso l’esperienza: “Vengo da una formazione classica, anche se nel disco non si nota. Poi, iniziando ad ascoltare gli Emerson Lake and Palmer è cresciuto il mio interesse per la musica prog e in seguito per il rock e il folk. Io non cerco comunque di imitare, mi baso sulle mie esperienze personali. Se una canzone mi piace la ascolto, se no non mi vergogno di dire che non la apprezzo. Comunque quelle di Greg Lake, secondo me, sono seconde solo ai Beatles”.
Una bella responsabilità, visto che ora il musicista britannico ha deciso di produrre proprio lei: “Fortunatamente sono attorniata da persone esperte, che mi danno una mano a gestire quello che ho nel cuore e nella testa, da sola non credo sarei in grado”. E’ stata però capace, mettendosi in luce, di aprire concerti come quello di James Blackshaw nella sala dei Teatini e di Peter Hammill al Conservatorio Nicolini. “Emozioni fortissime – ha ammesso -, ero abituata a suonare e a condividere le emozioni con altri sul palco, invece farlo da sola, al conservatorio o in un teatro, sono sensazioni quasi indescrivibili, e occasioni fantastiche”.
E, prendendo spunto da un’altra musicista piacentina molto nota che però non torna mai a suonare in zona, le chiediamo, scherzando, se quando sarà famosa si dimenticherà da dove viene. Ma non sembra proprio il tipo: “Il legame con Piacenza è forte. Però credo sia un po’ colpa della città stessa, perché nonostante cerchi di aprirsi è un po’ ottusa su certi punti di vista, non lascia spazio a diversi tipi di musica. Ci sarebbe bisogno di un grande cambiamento, non per me, ma credo la pensino così in molti. Però mi auguro di tornare a suonare, magari al Municipale. Sarebbe un sogno”.