Profughi in Comune, niente sgombero. Cugini: «Ora dialogo, domani si vedrà»

AGGIORNAMENTO ORE 17,30 – «Oggi prosegue il dialogo. Domani è un altro giorno, si vedrà». L'assessore al Welfare Stefano Cugini da questa mattina ha portato avanti la trattativa con i profughi accampati da ieri (martedì 18 febbraio) davanti al Comune dopo lo sgombero dell'ex circoscrizione due di via XXIV Maggio che li ospitava da luglio, ovvero da quando era stato sgomberato a sua volta il Ferrhotel della stazione nel quale erano stati accolti due anni prima, appena arrivati in Italia dopo essere fuggiti dalle guerre della cosiddetta Primavera araba in vari paesi del Nordafrica.

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Prosegue il dialogo, dunque, che – tradotto – significa che per oggi non è previsto lo sgombero del portico di Palazzo Mercanti, per la “gioia” dei gestori e dei clienti del Barino e degli impiegati comunali che dalla prima mattinata vivono la protesta a suon di urla al megafono e di melodie elettroniche a tutto volume.

Questa notte, dunque, lo zoccolo duro dei profughi rimarrà accampato di fronte all'ingresso del Municipio per chiedere attenzione, per sensibilizzare l'opinione pubblica su quella che loro ritengono l'ingiustizia di un sistema che «sfrutta l'immigrazione come business», che «prende soldi da Roma senza usarli a favore di noi poveri». Una protesta pacifica ma in effetti “ingombrante” che ha già sollevato le ire dell'opposizione in Consiglio comunale (con il Pdl che ha chiesto formalmente il ripristino della legalità con un intervento deciso delle forze dell'ordine) e che di certo non potrà durare ancora a lungo. Perlomeno non con queste modalità. 


AGGIORNAMENTO ORE 16 – Trattativa difficile. Comune da una parte, stranieri (profughi e non) dall’altra; il primo non ha molte possibilità di intervento, i secondi non sembrano intenzionati a mollare nonostante da stamattina siano attorniati da agenti della Polizia municipale (schierati davvero in forze a presidio di Palazzo Mercanti, sede del Municipio), da poliziotti in borghese della Digos e da cittadini che in effetti iniziano a non poterne più del chiasso. «Non ci resta che rompere le scatole ai piacentini» ha detto senza mezzi termini uno degli immigrati che da ore sta facendo trillare la suoneria – in effetti fastidiosa – di un megafono elettronico. E pare che stiano riuscendo nel loro intento: le proteste da parte di residenti, passanti e professionisti o impiegati degli uffici del circondario non si contano più.

Trattativa difficile, dunque, quella che sta conducendo personalmente l’assessore al welfare Stefano Cugini, da sempre attento alle probematiche dei poveri e dei disperati, espressione della parte più “ideologica” del Pd ma che ora si trova faccia a faccia con uno scoglio tutt’altro che facile da superare. Anche perché, nella sua veste di rappresentante delle istituzioni, al di là dell’aspetto umano, non può che applicare le regole e di certo non può “aprire” totalmente alle richieste di chi, di fatto, non ha una casa così come non ce l’hanno tantissimi altri poveri, a Piacenza come altrove. Dal canto loro, gli immigrati (nove dei quali hanno lo status di rifugiati, mentre gli altri no) puntano il dito contro una politica che di fatto prende i soldi da Roma, dicono, per poi ripartirli su chi di lavori ne ha già due o tre senza investirli laddove c’è necessità. Morale: i soldi ci sono, dicono i profughi (citando numeri e leggi), ma «se li mangia un sistema che tratta l’immigrazione come un mercato». Dunque, dicono, di lì non se ne vanno.


AGGIORNAMENTO 19 FEBBRAIO ORE 15 – Linea dura dei profughi, alla quale si contrappone la fermezza del Comune. "Nessuna nuova offerta, per rispetto a tutti gli altri: si mettano in lista per avere accesso agli alloggi popolari". Così Stefano Cugini, assessore al Nuovo welfare che ha poi annunciato l'incontro alle 14 che avrà con Prefettura e Questura in merito a un nuovo sgombero o meglio, ad un allontanamento degli stranieri che da ieri sera presidiano palazzo Mercanti. Cacciati ieri dalla Circoscrizione 2, per loro non sembra esserci altra possibilità che farsi ospitare da amici o conoscenti per poi seguire l'iter dei servizi sociali. Lo sgombero, previsto nel primo pomeriggio, si preannuncia difficoltoso visto che nove di loro sono rifugiati e quindi non possono essere rimpatriati e quindi le procedure da seguire devono essere molto scrupolose. Intanto, nel giorno del mercato cittadino, non sono mancati i malumori di commercianti e cittadini residenti per la musica che da 24 ore, incessantemente, sta suonando come una litania per tutta piazza Cavalli e le vie limitrofe. Addirittura, pare che un avvocato che abita in zona, ieri sera, abbia offerto dei soldi agli stranieri per spegnere il megafono che emette la musica orientaleggiante ma loro, nonostante il compenso promesso (sembra 100 euro) non hanno accettato e continuato a voler attirare l'attenzione sulla protesta.

AGGIORNAMENTO – I profughi del Ferrhotel, o presunti tali – visto che la loro situazione è in via di valutazione dopo l'allontanamento da Piacenza e il ritorno alla Circoscrizione 2 – hanno deciso di rimanere sotto il Comune per questa notte. Lo sgombero anche dal quartiere 2 ha portato alla protesta, seguita dalla trattativa e poi alla presa di posizione delle istituzioni. Come ha ribadito l'assessore al Nuovo Welfare, Stefano Cugini: "“Gli abbiamo offerto il normale percorso dei servizi sociali. Di più non possiamo fare, perché i nove stranieri rimasti, che si erano allontanati da Piacenza dopo lo sgombero al Ferrhotel, non hanno partecipato come gli altri al bando degli alloggi popolari, che il Comune si era impegnato ad assegnargli, com’è avvenuto. Ora si profilano come abusivi totali e, se umanamente spiace, non possiamo cambiare le regole per loro. Abbiamo già fatto di tutto di più e le priorità sono altre, che riguardano tanti piacentini bisognosi. Si metteranno in fila, partendo dall’ultimo posto e poi, con il tempo, avranno la possibilità di accedere a un alloggio”.

 

AGGIORNAMENTO – «Non ce ne andremo da qui finché non si trova una soluzione». I profughi sgomberati questa mattina dall'ex quartiere due di via XXIV Maggio sono in protesta sotto al Comune e sono decisi a non muoversi finché le istituzioni non daranno una risposta concreta, ovvero un posto dove stare. Una ventina di stranieri, più che altro africani, anche se non è chiaro se tutti siano profughi fuggiti dai paesi in guerra. La richiesta è precisa: un alloggio. E finché non gli sarà dato, la protesta continuerà. L'incontro con il sindaco Paolo Dosi e l'assessore al Nuovo Welfare Stefano Cugini non ha avuto l'esito sperato e così, nonostante le sollecitazioni delle forze dell'ordine presenti ad abbandonare palazzo Mercanti, i profughi hanno deciso di rimanere per protesta, come avvenne per due notti la scorsa estate. Agli stranieri, il primo cittadino, aveva promesso che avrebbe avviato un percorso per individuare una sistemazione, ma non a breve. "Prima dobbiamo pensare alle persone in lista, anche molti piacentini" sembra abbia detto Dosi. Niente da fare, gli stranieri non hanno accettato di farsi ospitare da amici o conoscenti in vista di sviluppi e rimarranno, non si sa bene ancora in che modo, a campeggiare nei pressi del Municipio.


Erano una quindicina, tutti provenienti da varie zone dell'Africa, tutti accampati nello stabile comunale di via XXIV Maggio che fino allo scorso anno ospitava la Circoscrizione due. Di questi quindici, nove erano volti noti: l'ultimo manipolo di profughi che dopo lo sgombero del Ferrhotel, a luglio, non aveva accettato le sistemazioni offerte con il programma comunale fatto di alloggi privati sparsi sul territorio. Nove stranieri del gruppo originario di profughi (in teoria fuggiti dai paesi nordafricani devastati dalle guerre della cosiddetta Primavera araba) accampati da luglio all'ex Quartiere 2; gli altri si sono poi aggiunti dopo.

Morale, questa mattina sono finiti in strada, sgomberati anche da via XXIV Maggio dagli agenti della Digos e della Polizia municipale. Uno sgombero iniziato intorno alle 10 e concluso alcune ore dopo, giusto il tempo di raccogliere le loro cose. «Non siamo bestie, porteremo avanti la nostra protesta» dicevano alcuni degli immigrati. Anche se le loro richieste non sono del tutto chiare: il Comune, per quanto è di sua competenza, pare che avesse trovato una soluzione con gli appartamenti messi a disposizione e i corsi organizzati per insegnare l'italiano e introdurre al mondo del lavoro; una soluzione in effetti percorsa da almeno una trentina di profughi che tre anni fa erano arrivati a Piacenza e ospitati al Ferrhotel grazie a un finanziamento statale stanziato proprio per l'emergenza della Primavera araba. Due anni spesati nella struttura adiacente alla stazione, dunque, al termine dei quali erano iniziati i problemi: la gran parte degli stranieri, infatti, complice la crisi e altri fattori, non era riuscita a integrarsi trovando un lavoro e una volta in strada (perché finiti i soldi pubblici) si era aperto un contenzioso che aveva fatto parlare di sè per settimane. Alla fine, benchè sofferta, era arrivata una soluzione. Restava il nodo della Circoscrizione 2, con l'ultimo gruppo di profughi sgomberati questa mattina. Ora però si apre un nuovo fronte: dove andranno queste persone? Intanto pare certo che stiano per spostarsi verso Palazzo Mercanti, sede del Comune, per far sentire la propria voce.