Giustizia lenta e costosa. Avvocati in sciopero: “I cittadini devono sapere”

Giustizia sempre più lenta, costi sempre più elevati per i cittadini e difficoltà sempre maggiori per una professione come quella forense, le cui dinamiche proprio in relazione ai costi non sono poi così conosciute. Sono ancora tanti quelli che tendono a vedere nell’avvocato il professionista “ricco” per definizione e tendono a ignorare quasi completamente i costi “vivi” legati all’amministrazione della giustizia. Ed è proprio questo il motivo dello sciopero di tre giorni indetto dall’Oua, l’Organismo unitario dell’Avvocatura italiana, che inizia da domani martedì 18 febbraio: “Far conoscere ai cittadini le ragioni della nostra protesta” dice senza mezzi termini Graziella Mingardi, presidente dell’Ordine forense piacentino. “Sono anni che si parla di crisi della giusizia – dice – ma di fatto ad oggi non sono ancora state prese dal Parlamento e dal Governo delle misure concrete ma non si è fatto altro che ricorrere ai decreti di urgenza che alla prova dei fatti hanno solo contribuito a rendere la normativa pasticciata, confusa, affastellata; insomma, hanno contribuito a fare in modo che oggi non convenga al cittadino rivolgersi al sistema giudiziario”. L’avvocato Mingardi entra poi nel merito fornendo qualche numero che in effetti spiega più di tanti discorsi la situazione attuale: nell’ultimo periodo, spiega, nonostante i tentativi di intervento, i tempi della giustizia si sono allungati di due o tre anni in primo grado di giudizio, di cinque o sei in secondo grado e per quanto riguarda la Cassazione “non parliamone nemmeno”.

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Poi c’è il capitolo costi (che spesso devono essere anticipati dagli avvocati stessi e che poi comunque incidono sui cittadini): “Rispetto a due anni fa – spiega Mingardi – il contributo unificato in primo grado è aumentato del 55% e in secondo grado addirittura del 120%. Quello che i cittadini non sanno è che l’ultima legge di stabilità entrata in vigore a gennaio ha triplicato il deposito forfettario che si paga insieme al contributo unificato. Se poi si pensa che prima di rivolgersi all’autorità giudiziaria il cittadino è pure obbligato a rivolgersi alla media conciliazione, e quindi a un procedimento di mediazione costoso pure quello, si capisce il perché per i cittadini affidarsi alla giustizia sia diventato sempre di più un optional a pagamento”.

Ultima beffa in ordine temporale, secondo la presidente degli avvocati piacentini, è l’ultima legge delega, ancora non approvata in via definitiva, ma comunque lì sul tavolo e pronta all’approvazione: di fatto le sentenze saranno a pagamento. “Oltre ad aver atteso anni per i processi – spiega – i cittadini per avere accesso a una sentenza motivata, e cioè per sapere i motivi per i quali ha perso o ha vinto una causa, dovranno pagare un ulteriore contributo unificato”.