Crisi e fuga sono le parole che vengono accostate più spesso alla loro condizione. Così come le definizioni “generazione perduta” o “gli sdraiati”. Eppure, tra i giovani, ce ne sono alcuni – e forse rappresentano la maggioranza ma, come si dice, non fanno notizia – i quali nonostante tutto si danno da fare e, anzi, riescono nel loro campo. E poi c’è chi, come a voler sfidare il trend negativo, prova a cimentarsi in più mestieri riscuotendo ottimi risultati.
Un esempio arriva dalla piacentina Angela Varani, alla quale non chiedete mai “cosa fai nella vita?”, a meno che non abbiate mezza giornata a disposizione per starla ad ascoltare. Scenografa, set designer, dresser, prop stylist art buyer, interior designer, graphic designer, ceramista e decoratrice. Nonché pittrice, disegnatrice, musicista e cantante. Può bastare? Forse per chi a mala pena riesce a trovare tempo per il proprio lavoro. A lei no. E ha deciso di aggiungere alle varie attività anche un blog (angelavarani.wordpress.com) dove si autodefinisce “illustratrice, illustrante, non illustre blogger”.
“Faccio tutto quello che mi appassiona e prima di tutto per me” premette. Anche perché, singolarmente, ammette, “non mi farebbero arrivare alla fine del mese. Tutte insieme, invece, con il lavoro di scenografa come base, riesco a mantenermi. Certo lavoro tantissimo, mi alzo presto e vado a letto molto tardi. Però ho scelto tutto ciò che non mi fa pensare che sto lavorando”.
“Con la cultura non si mangia” aveva detto qualcuno. Eppure per Angela questa regola non sembra valere: “Se ti cimenti nei settori artistici devi sudare. A volte mi dicono: disegni? Che bello. Ma il tuo vero lavoro? E’ ancor più dura se sei donna e se vieni da un piccolo paese (Lugagnano), dove l’aspettativa è, normalmente, sposarsi, avere dei figli e vivere in tranquillità con un posto fisso. Io ho deciso di rischiare, di trasferirmi a Milano, di inseguire i miei sogni”.
Non si sente una "sdraiata": “Scelgo di essere ottimista, di credere nell’obbligo di lottare. Non possiamo privarci almeno del tentativo. Forse ho una mentalità poco italiana e credo in un lavoro dinamico. Non mi sento al sicuro con un posto fisso. E se scegli quello che ti piace fare, nonostante le bastonate, vai avanti e alla fine hai costruito qualcosa”.
Un modo di pensare che, in provincia, non era facile da mantenere: “Sì, perché una grande città ti da spinta e coraggio. Non sei l’unico a pensarla così e ci sono più sognatori. Ci si da forza a vicenda” ha spiegato. Anche se le difficoltà non sono certo mancate: “All’inizio è pesante non riuscire, la svolta la vedi sempre più lontana e magari pensi a fare la barista o la commessa. Invece è in quel momento che devi tenere duro. E se sei in un luogo che ti sostiene, vai avanti”.
Anche per questo, pur avendo pensato alla fuga dall’Italia, alla fine non l’ha mai davvero realizzata: “Il primo posto a cui si punta è l’Inghilterra ma non credo che altrove sia sempre meglio. E’ troppo comodo. Nonostante tutto, credo che il nostro sia un paese meraviglioso”.
E ora, oltre al suo mestiere principale di scenografa, stanno arrivando le prime soddisfazioni dalle passioni che prima apparivano come secondarie: “Da qualche tempo un negozio on line di Montréal, in Canada (misterdressup.com), sta utilizzando delle mie illustrazioni per le sue t-shirts. E ne sono onorata. Poi sto progettando delle tazze con i miei disegni. Sai, avevo rotto le mie sulla centrifuga della lavatrice e ho deciso di personalizzarle”. Chi non lo farebbe?
E così la bulimia artistica di Angela non poteva che confluire in un blog: “Amo condividere e avevo qualcosa da dire. E poi è motivazionale. Mi costringe ad avere delle scadenze. Ci metto la faccia e mi stupisco per le tante persone che, dopo poco tempo, già lo seguono”.
Non vogliamo poi entrare nel campo della musica visto che in passato, con vari gruppi, ha vinto il “Cremona Rock festival” e ha fatto da spalla ad artisti del calibro di Timoria, Afterhours e Cristina Donà. Insomma, alla fine dei conti per lei vale solo un atteggiamento: “Quando sei davanti allo specchio e ti poni una domanda: sei felice? Io, oggi, risponderei senza dubbio di sì”.