Fino al 7 febbraio la Protezione civile regionale ha attivato lo stato di attenzione per criticità idrogeologica nelle province di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna e sull’Appennino forlivese ma, nonostante questo, non ci sarebbero fondi per la prevenzione. A dirlo è Marco Pizziolo, esperto di frane e tecnico della Regione Emilia Romagna: “Bisognerebbe fare prevenzione. Sulle strade, per esempio, una manutenzione ordinaria sulla circolazione delle acque a monte e a valle della carreggiata aiuterebbe. Ma con le scarse risorse finanziarie in mano agli enti locali questo è un lavoro che si fa sempre meno”. E alla mente, nel Piacentino, non può che tornare la situazione della Statale 45, che nelle scorse settimane è stata persino bloccata dai residenti che hanno denunciato lo stato dell’arteria viabilistica davvero precario.
“La situazione è critica perché è caduta tanta pioggia – ha continuato Pizziolo, intervistato dal Fatto quotidiano -, il suolo è saturo e la possibilità che ci siano degli smottamenti è molto alta”. E così, nonostante i lavori che possono essere messi in campo, bisogna imparare a convivere con questi fenomeni naturali: “La vulnerabilità dell’appennino è aumentata parallelamente all’aumento degli insediamenti. Più strade e più insediamenti ci sono, più è possibile che questi siano coinvolti da fenomeni franosi. Certo, da un po’ di tempo a questa parte, eccetto rari casi, nessun piano urbanistico consente più di costruire su una frana”. I numeri, comunque, sono impressionanti. Sono infatti 70 mila le frane stimate nell’appennino emiliano romagnolo, 400 mila in tutta Italia.