Il passato che era già futuro: il Cinebox italiano e lo Scopitone francese. Negli anni 60 sono stati affiancati ai notissimi jukebox ma a differenza dei “colleghi” più famosi permettevano anche di guardare il video di una canzone, precorrendo di circa un quarto di secolo MTV.
Il videoclip musicale non nasce quindi negli States, come si sarebbe portati a pensare, ma in Italia già alla fine degli anni Cinquanta.
Oggi è quasi impensabile concepire una canzone, un singolo in vetta alle classifiche, che non sia accompagnato da un video musicale che spesso ne decreta il successo. La realizzazione di questi filmati, oggi, è diventata sempre più meticolosa e costosa e molti videoclip odierni sono paragonabili a veri e propri film, sia come budget che come effetti speciali.
Uno dei produttori di quei video di allora, Piero Pompili, lo abbiamo intervistato e ci ha raccontato di come venivano girati e del loro costo tutto sommato esiguo se rapportato ai giorni nostri.
Il passato che era futuro, come dicevamo, viene celebrato a Piacenza fino al prossimo 8 febbraio, presso la sala “Las Vegas by Playpark”, in via Emilia Pavese 116.
L’ iniziativa, intitolata “Cinebox vs Scopitone, canzoni da guardare”, è realizzata in collaborazione con BetterSlot – Lottomatica e sarà affiancata il 7 e l’ 8 febbraio, da un doppio concerto di Edoardo Vianello, anch’egli protagonista delle estati degli anni ’60 con le sue canzoni, gettonatissime nei Jukebox ma anche nei Cinebox.
Alla mostra piacentina è stato presentato anche un bellissimo libro del giornalista Michele Bovi il quale con ricchezza di immagini, aneddoti e materiale dell' epoca, racconta la storia di questa rivoluzionaria invenzione tutta italiana e la rivalità con lo Scopitone francese.
L’ organizzatore della mostra, Roberto Marai, ci spiega meglio come è nata questa tecnologia.
Purtroppo, però, questi apparecchi non ebbero una lunga vita poiché erano ritenuti poco remunerativi: anche se realizzare un video, aveva costi piuttosto contenuti, gli introiti erano gravati dalle imposte e dalla SIAE, come racconta Johnny Charlton, meglio noto come Johnny, il chitarrista del gruppo inglese dei Rokes che nella sua formazione vantava anche Shel Shapiro e che negli anni 60 ha furoreggiato con tanti successi, tra i quali “ma che colpa abbiamo noi”, e che vennero definiti i Beatles italiani.
Charlton oggi è un esperto e un collezionista di questi cimeli, veri e propri gioielli elettromeccanici che sembrano, davvero, non risentire del tempo che passa e conservano un immutato fascino.
I video venivano girati in 35mm e poi ristampati (oggi si direbbe convertiti) in 16mm per poter essere ospitati all’ interno del Cinebox. Le pellicole erano sistemate come i dischi all’ interno del jukebox e alla selezione di un brano corrispondeva il posizionamento della pellicola davanti al proiettore e lo spettacolo poteva avere inizio.
Ospite d’ eccezione dell’ incontro di presentazione dell’ iniziativa il grande Mal dei Primitives.