“Se cerchi Rambo hai sbagliato indirizzo”. Sono diretti, forse anche per il mestiere che portano avanti da una vita, i responsabili del Poligono di tiro a Piacenza. Ma, soprattutto, ci tengono a sfatare molte leggende che circolano su questo luogo, che si trova in via del Pontiere e, al passaggio lungo le mura cittadine su via Legione Zanardi Landi, migliaia di piacentini e non, ogni giorno, scorgono al di là dei binari del treno. In pochi, però, ci si avventurano.
All’ingresso veniamo accolti da Mario Civardi, responsabile della struttura, che ha il compito di spegnere gli ardori di chi, può capitare, si presenta con armi di ogni tipo o troppa voglia di “spararsi nelle ginocchia”. E’ lui che ci ha spiegato come qui, a parte le storie che circolano, “si lavora prima di tutto con le istituzioni, le forze dell’ordine e i metronotte. Poi vengono molti a titolo sportivo o ludico ma non che si armano per scopo offensivo o per chissà quale motivo di sicurezza abitativa. Sono leggende metropolitane”.
Che ci faccio qui? pensiamo, prendendo spunto dal titolo di un noto libro di Bruce Chatwin. Mancano le tre S per una buona notizia di cronaca: sesso, sangue e soldi. Eppure scopriamo, parlando con questi gentilissimi burberi del Poligono, che loro hanno in mente principalmente a un’altra S, quella di sport: “Ci si ricorda del tirassegno solo per fatti di cronaca, non quando vinciamo le Olimpiadi e invece il calcio viene a casa prima dai Mondiali. Non confondiamo la lana con la flanella” premette Civardi. “Certo, ci sono ritrovamenti di armi, oppure passaggi di eredità, qualcuno le vuole tenere come ricordo. Ma il tirassegno è uno sport, checché ne dicano i pensanti salottieri che giudicano le armi mentre prendono il tè con i pasticcini. Un’arma non è sempre un oggetto di offesa, la legge prevede il diritto alla difesa. Bisognerebbe cominciare a spezzare qualche lancia in questo senso”.
Ci proviamo, a far conoscere un pò meglio una realtà che, comunque la si pensi, coinvolge a Piacenza più di mille persone ogni anno. “L’attività è intensa, vengono tutte le municipali e le polizie della provincia, i metronotte e chiunque, per lavoro deve avere con sé un’arma. E poi chi, a una certa età, la tira fuori dal cassetto. Perché non è uno sport per giovani. Fino all’aria compressa si vedono, poi sono soprattutto dai 35 anni in su. Se vuoi sparare a fuoco e con un’arma di proprietà servono soldi e visto il periodo…e poi la procedura è giustamente spigolosa”.
Le normative sono stringenti e al Poligono, assicurano, vige la regola del “no comunque”. Per questo “cerchiamo di indirizzare con fermezza chi arriva con eccesso di entusiasmo o ignoranza in materia. Altrimenti sono guai grossi”. Prima bisogna avere una licenza, che prevede una prassi con visite mediche e certificato penale “immacolato”. Poi le armi non possono essere trasportate cariche ma prive delle pallottole, rigorosamente nel baule dell’auto e solo per essere diretti verso il Poligono: “ Non vale neanche la casa di campagna o al ponte di montagna”.
Una volta a posto con tutto l’iter, in via del Pontiere, si possono praticare varie attività. Le ha illustrate Giancarlo Pizzasegola, presidente della struttura: “Abbiamo tre piste. Ad aria compressa, dove si usano pistole e carabine con pallini di piombo che poi sono le specialità dei campionati italiani e olimpionici. Poi undici linee di pistola di piccolo o grosso calibro e qui dipende dai gusti. C’è chi usa una Beretta, una Sixhours, una Glock, oppure dipende dalla moda del momento. Infine, abbiamo inaugurato da poco più di un mese sei linee di carabina calibro 22, cioè il tipo più piccolo, sportivo ed economico da 50 metri. E’ un tiro meditato di estrema precisione”.
Insomma, avevano ragione all’inizio: “Se cerchi Rambo hai sbagliato indirizzo”. Il sabato e alla domenica, assicurano, “la gente viene e fa il bersaglio anche con i figli piccoli. Inoltre nella palestra ad aria compressa possono sparare anche i bambini. Magari per manifestazioni del Coni, oppure delle scuole”. Qualcosa di particolare, naturalmente è accaduto negli anni ma, ricordano, vige la regola del “no comunque”. E qualche altra postilla, sottolineata con la penna rossa: “No clandestini, no armi non registrate, no munizioni sotto banco. Gli episodi strani capitano perché, si sa, i guai ti cercano e ti trovano da soli . Ma qui non siamo al Luna Park, dove si spara alle paperelle”.