Torna al Municipale Silvio Orlando con “Il nipote di Rameau”

Silvio Orlando in scena a Piacenza in un atto unico che presenta il filosofo Diderot alle prese con Rameau, musico fallito nipote del celebre compositore musicale Jean-Philippe Rameau. Appuntamento al Teatro Municipale con “Il nipote di Rameau” giovedì 6 e venerdì 7 febbraio alle ore 21 per il cartellone Prosa della Stagione “Tre per Te” organizzata da Teatro Gioco Vita, direzione artistica di Diego Maj, con la Fondazione Teatri, il Comune di Piacenza – Assessorato alla Cultura e il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Cariparma, Iren.

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Con Silvio Orlando, che con Edoardo Erba ha curato la traduzione e l’adattamento del dialogo filosofico di Denis Diderot e firma anche la regia, vedremo Amerigo Fontani e Maria Laura Rondanini con il clavicembalista Luca Testa.

La scenografia è di Giancarlo Basili, i costumi sono di Giovanna Buzzi, il disegno luci di Umile Vainieri, la produzione è della compagnia Il Cardellino.

L’incontro tra Diderot e Rameau, a cui dà corpo uno straordinario Silvio Orlando, avviene al Café de la Régence e mette a confronto due mondi e due visioni contrastanti: da un lato l’etico e corretto comportamento dello studioso a sostenere l’importanza della morale e dell’altruismo e dall’altro la sfrontatezza e l’arrivismo di Rameau che fa delle sue doti di parassita e adulatore i punti di forza per ottenere riconoscimento sociale e denaro.

Dalla conversazione tra i due emerge un ritratto della società tutt’altro che positivo, incarnato da un Silvio Orlando dall’abilissima capacità dialettica che dà vita ad un personaggio sarcastico e pungente, consapevole ma disincantato, che professa la supremazia dei piaceri materiali, sostenendo l’arte dell’interesse personale.

Storia d’altri secoli, “Il nipote di Rameau” potrebbe essere un pezzo di attualità, ambientato in un qualsiasi ristorante, anziché al Café de la Régence, e questo perché la natura umana, nel suo insieme di vizi e virtù, non è poi così soggetta allo scorrere del tempo.

Proprio nell’ultimo ventennio di storia italiana, periodo nel quale il testo è rimasto assente dalle scene, i mutamenti sociali e culturali sono stati tali da conferire oggi, a questa riproposizione teatrale delle rifessioni di Diderot, un nuovo interesse.