La telenovela del rimpasto non è ancora finita. Chi pensava che il sindaco Paolo Dosi aspettasse la seduta di Consiglio comunale per spiegare alla città le ragioni che lo hanno indotto al sofferto cambio e soprattutto per dare forma definitiva alla nuova squadra, è rimasto deluso. Sì, i quattro assessori nuovi sono stati annunciati in aula – Giorgio Cisini, Stefano Cugini, Luigi Gazzola e Giulia Piroli – ma sulle deleghe non vi è ancor certezza. Le comunicherà domani (martedì) con prima riunione della giunta rinnovata fissata mercoledì pomeriggio. “Devo vedere ancora alcune cose” ha spiegato il sindaco a margine della seduta”. In tutto la comunicazione del sindaco – quella che pareva dovesse avere una certa solennità e importanza dato il mese di fuoco appena trascorso – con tanto di folto pubblico accorso a Palazzo Mercanti, sarà durata lo spazio di un paio di minuti. Il Consiglio, istituzione più importante della città nonché espressione dei piacentini, ha capito ben poco di tutto il balletto di queste settimane, andato in scena soprattutto sui media e nelle stanze del Partito Democartico.
Anche per questo le proteste piovute dai banchi della minoranza sono state copiose e più feroci del previsto. E’ stata lamentata la semiassoluta indifferenza in cui viene lasciata l’aula di fronte a cambiamenti importanti per tutta Piacenza. Ma soprattutto è stata stigmatizzata l’inutilità di una seduta dovuta alla perdurante assenza dell’esecutivo (nel frattempo il sindaco ha infatti ritirato le deleghe). Tanto che dopo le comunicazioni Pdl, Fratelli d’Italia, Lega Nord, Piacenza Viva, Sveglia e gruppo misto hanno abbandonato l’aula in segno di protesta.
In maggioranza? Pochi e sporadici interventi. Il new deal di Dosi ha per il momento avuto l’effetto di annientare i “nemici” interni e assopire i mal di pancia. D’altronde Dosi lo aveva promesso: “Vedrete lunedì in aula”.
Qui di seguito gli interventi in pillole fatti dai consiglieri durante il dibattito. Da segnalare l’intervento del Moderato Roberto Colla (Moderati) che di fatto sancisce l’abbandono della maggioranza da parte del suo gruppo (formato con la collega Lucia Rocchi).
Carlo Pallavicini (Sinistra per Piacenza): "Tutta la diatriba è stata interna al Pd. Su molti temi del programma concordiamo, su altri abbiamo una posizione isolata come quella sul servizio idrico integrato. Provo un grande disagio a livello personale, mai come in questo caso sono rassegnato a vedere le istituzioni come territorio di conquista e spartizione. Continueremo comunque a fare il nostro dovere".
Filiberto Putzu (misto): "La città non merita questo sistema di spartizione di poltrone. Quando uno si candida deve dire la verità, non fare finta di essere buono e poi comportarsi in altro modo. Ci siamo rotti le balle dei cattocomunisti a Piacenza".
Tommaso Foti (FdI): "Rispetto a lei, signori sindaco, il vecchio sindaco Benaglia è stato uno statista. Voi usate le istituzioni per piazzare amici, fratelli, cooperative ecc. Ha perso un'occasione per riscattarsi: fossi stato in lei, nei giorni scorsi avrei convocato i capigruppo per rimandare la seduta odierna una volta che si poteva annunciare la nuova squadra. Le do un consiglio da avversario politico: lasci perdere quei consiglieri che sono fuori da palazzo, che non sono stati in grado di fare né i consiglieri, né gli assessori. Che bisogno c'era di revocare le deleghe? Oggi lei doveva indicarci il vicesindaco perché la sua presenza è richiesta dalla legge (lo farà Francesco Timpano, ndr), le deleghe poteva darle anche tra sei mesi. Stiamo aprendo una farsa che non ci fa onore. A termini di legge tra una settimana dobbiamo ripetere lo stesso dibattito quando verranno ufficializzati i nuovi assessori. Capisco che ci possano essere difficoltà politiche, ma prendere in giro le istituzioni così no. Il segretario del Pd non può rubarle la scena e far vedere che lei è in mano al partito: siamo una città e forse non c'è bisogno di uno che arriva da Vernasca. Dove e quando ha esposto le ragioni di questo rimpasto? Abbiamo letto in questi giorni che l'ultima volta ha fatto la giunta sotto costrizione. Ma quando mai un sindaco chiama a fare l'assessore dei consiglieri eletti per poi farli dimettere? Cacciatore è stato eletto dai cittadini ed era suo diritto stare in questa aula. Vedo molti burattinai che si divertono a muovere a piacimento i loro fili. Penso che la politica del barcollo, ma non mollo sia quella peggiore che si può adottare nelle istituzioni. Fratelli d'Italia non chiede le elezioni anticipate, quelle si chiedono quando c'è una coalizione pronta, non quando c'è la fiera delle vanità. Intanto lei risponda con serietà del mandato popolare che le è stato affidato, non con queste cialtronerie. Non si doveva fare questo Consiglio con degli assessori-fantasma. È una vergogna".
Paolo Garetti (Sveglia): "Questa mancanza totale di responsabilità nei confronti della città mi urta come cittadino e come imprenditore. Le parole che sento in città sono imbarazzo e vergogna. Siamo riusciti ad andare ancora sulle prime pagine dei giornali nazionali per le modalità prive di ogni logica. Il sindaco dovrebbe essere il primo cittadino. In questi giorni Piacenza è stata in mano a qualcuno che non siede in Consiglio comunale. Così come Renzi ha dettato il rimpasto a Letta, così a lei è stato dettato un rimpasto da gente che sta fuori dal Consiglio comunale. Sindaco, ha rubato 18 mesi alla città".
Marco Tassi (Pdl) ha addirittura citato alcuni passaggi dei Promessi Sposi. "Chi salverà Piacenza dal sindaco Paolo Dosi? In un anno e mezzo non ha fatto nulla, ha azzerato un sistema politico voluto dalla gente. I problemi di Piacenza in un anno e mezzo non sono stati affrontati".
Massimo Polledri (Lega Nord): "È stato un balletto indecente. Quello che è stato fatto è stato un passo ideologico. Lei ha il dovere di dire cosa avete fatto, cosa no e cosa intendete fare. Non ha onorato le comunicazioni alla città".
Marco Colosimo (Piacenza Viva) al suo vero esordio bis in aula: "Aveva detto che i migliori anni erano davanti a noi. Chi ben comincia è a metà dell'opera. Se dopo 18 mesi cambia 4 assessori, significa che lei è inadeguato".
Andrea Gabbiani (M5S): "Sappiamo chi siete, non basta cambiare le facce. È vero: esiste una cappa ideologica. Bisogna ammettere che il Pd è in completo stato confusionale. Non siete coesi, siete divisi, siete scollati dalla città. Non riuscite a trovare soluzioni ad alcun problema. Parlate di partecipazione che non esiste. Il Consiglio comunale oggi è esautorato. Ci sono temi importanti di cui non si parla: sicurezza, Seta, 118, Expo. Non ci fate una bella figura. Avremmo voluto suggerirgli alcune nomine, non nomi calati dall'alto. State perdendo tutta la credibilità. Adesso non ha più scuse, ora bisogna correre".
Maria Lucia Girometta (Misto): "Credo che questa sia la peggiore pagina politica che mi sia mai capitato di vedere. Sono state eliminate persone che insieme hanno preso duemila voti. Mi auguro che la città non sia più spettatrice di tanta inerzia".
Samuele Raggi (Idv): "Ci auguriamo che ora le idee vengano portati avanti. Siamo preoccupati del livello di confronto nel Pd, ma di più delle ricadute sul piano amministrativo".
Mirta Quagliaroli (M5S): "Vedremo se questo Consiglio così diviso saprà votare provvedimenti importanti. Ci sembra che non ci sia un'idea di città. Stiamo assistendo alle vecchie logiche di partito. Quello che conta sono le poltrone e le correnti".
Giovanni Botti (Pdl): "Ritengo che la politica non sia un gioco. Nominare una giunta è una cosa seria. Avrebbe dovuto essere libero da condizionamenti. È vergognoso quello che è accaduto. Chiediamo un atteggiamento di serietà e responsabilità di fronte ad ogni atto. Chiedo alla minoranza di fare squadra per dimostrare alla città che questa non è l'amministrazione che si meritano i piacentini".
Roberto Colla (Moderati): "Non saprei da dove partire, signor sindaco. Quello che ho vissuto e sentito girando in città non lo auguro a nessuno. Chiedono cosa sta facendo questa amministrazione. Un mese fa sostenni “no ai rimpasti” ventilati dalle parole del sindaco il quale diceva che provava imbarazzo ad avere in giunta assessori che avevano sostenuto candidati di partito diversi da quelli che lui aveva appoggiato. L'imbarazzo era il nostro. Rimaniamo e siamo convinti della libertà di ogni componente della giunta di schierarsi per qualsiasi candidato. Il balletto visto è stato imbarazzante. Dicevamo che il rimpasto avrebbe rallentato l'attività amministrativa quando bisognava trottare. Tutte le volte che siamo intervenuti dicendo che l'attività del Comune era lenta, siamo stati tacciati di essere sleali per non essere riusciti ad ottenere un assessorato. Oggi invece questa lentezza e difficoltà della giunta sembrano essere riconosciute dallo stesso segretario del Pd. Possiamo dire che da tempo sosteniamo certe cose, ma nessuno ci ha mai preso in considerazione. Avevamo visto lungo, feci bene a rinunciare alla nomina 18 mesi fa. Non ci interessano le poltrone, altrimenti ci saremmo seduti. Penso che abbiamo contribuito all'elezione del sindaco, eccome. Non ci sentiamo tuttavia mai sentiti parte di una squadra, lo testimonia la nostra assidua presenza in aula. Noi non sapevamo nulla del rimpasto, abbiamo appreso tutto dalla stampa. Provo imbarazzo. Credo che uno stravolgimento del genere bisognava discuterlo in maggioranza dove tutti avrebbero potuto portare il proprio contributo. Era una questione di rispetto per i propri consiglieri. Questa è stata una brutta pagina politica amministrativa, siamo riusciti anche a cementare la minoranza. I nostri ringraziamenti agli assessori dimessi e dismessi. Un grosso buon lavoro ai nuovi assessori, sicuramente non mancherà. Valuteremo di volta in volta i vari provvedimenti. Il bene della città guiderà ogni volta le nostre scelte".