Disastro del Pendolino, una ferita che non si rimargina

Il 12 gennaio 1997 era una domenica, proprio come oggi. La nebbia avvolgeva i binari, proprio come oggi. Il silenzio di un pomeriggio invernale veniva rotto alle 13,26 dal rumore sordo del deragliamento del  treno 9415, il Pendolino “Botticelli” partito da Milano e diretto a Roma dove però non arriverà mai.

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Il tributo in termini di vite umane è gravissimo: otto persone perdono la vita in mezzo alle lamiere del treno la cui vettura di testa si apre letteralmente in due.

Lidio de Sanctis e Pasquale Sorbo, i due macchinisti, assieme a due agenti della Polizia Ferroviaria in servizio sul convoglio, Francesco Ardito e Gaetano Morgese e poi Cinzia Assetta e Lorella Santone, due hostess della ristorazione e infine le passeggere Carmela Landi e Agatina Carbonara. Sono loro a pagare il prezzo più alto di una tragedia che, probabilmente, sarebbe stata evitabile e il cui ricordo, 17 anni dopo, è ancora vivo più che mai.

Lo è nei volti dei parenti delle vittime, anche oggi presenti a Piacenza, che ripercorrono quei drammatici momenti fatti di dolore ma anche di fatalità.

E’ il destino che ha voluto che Cinzia Assetta si trovasse su quel treno in sostituzione di una collega: il suo turno di lavoro prevedeva che dovesse partire alle 10 da Milano con un altro treno.

Stessa tragica sorte è toccata a Francesco e Gaetano, poliziotti richiamati in servizio che dovevano dare supporto alla scorta dell’ ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, che era diretto a Roma e prendeva posto in una delle carrozze al centro del convoglio.

Tutti gli anni questo dolore si rinnova nei gesti e nelle parole dei congiunti: suscita una tenerezza indescrivibile il pianto disperato di Grazia Marinelli, anziana madre di Pasquale Sorbo, uno dei due macchinisti. Ogni mese veniva a portare i fiori sulla stele a ricordo dell’ incidente ma adesso è anziana e non ce la fa più fisicamente.

Ogni anno, però, è qui a ricordare il figlio assieme a Lora Doddi, moglie dell’ altro collega, Lidio de Sanctis che parla di fatalità: “Sono arrivata alla conclusione che nasciamo con un destino e se una cosa deve succedere, succede e basta”, dice ai nostri microfoni con la voce rotta dall’ emozione. Poi si dice rincuorata dalla presenza di tante persone “che non vogliono dimenticare e che ci sono sempre state vicino”.

Quest’anno c’è stata anche la partecipazione di Gianluca Bernardo, Matteo Fiore, Luca Gionelli e Alessandro Summer, quattro ragazzi nati nel 1997, che al termine della funzione religiosa hanno letto alcuni pensieri scritti da loro.

Oggi, come afferma Antonio Colosimo, capotreno di Trenitalia e sindacalista Fit-Cisl, sono stati fatti grandi passi avanti nella tecnologia legata alla circolazione dei treni: dispiace che sia accaduto un evento del genere affinchè certi processi e certe tecnologie siano state accelerate per assicurare maggiore sicurezza a tutti gli utenti.