Una gigantesca tassa nascosta che grava ogni anno per circa cinque miliardi di euro su artigiani e piccoli e medi imprenditori. E' quanto emerso dal sondaggio recentemente realizzato da Ipsos per conto di CNA, che ha evidenziato come la burocrazia pesi ogni anno sulle imprese artigiane per circa 5 miliardi di euro senza, tra l'altro, produrre benefici agli stessi imprenditori.
“Quello italiano – sottolinea il presidente provinciale di CNA, Dario Costantini – è l'unico caso al mondo fra i grandi paesi industriali, dato che soltanto da noi la burocrazia per le imprese ha costi così alti e si traduce in inutili perdite di tempo che danneggiano ulteriormente il sistema produttivo. Da anni la nostra Associazione si batte per snellire la burocrazia, e sono anche stati raggiunti risultati importanti, ma con la crisi economica ancora in atto questa situazione risulta davvero paradossale”.
Secondo il sondaggio di Ipsos la macchina della burocrazia italiana brucia 47 giorni di lavoro – esattamente due mesi – di ogni imprenditore e consuma 28 giorni dei suoi dipendenti. Facendo una media in termini economici si arriva ad una cifra di circa 11.000 euro all'anno per ogni impresa. La voce peggiore, secondo gli artigiani e piccoli e medi imprenditori interpellati, è rappresentata dal fisco: il 95%, infatti, è costretto a ricorrere a consulenti esterni per far fronte agli adempimenti fiscali. Seguono poi gli adempimenti che riguardano ambiente e sicurezza, ritenuti ostici e al limite del comprensibile dal 33% delle imprese coinvolte (soprattutto quelle che trattano rifiuti pericolosi e quelle che operano nei cantieri). Tracciabilità del contante e DURC (la dichiarazione unica di regolarità contributiva) le pratiche più diffuse, SISTRI e Responsabilità Solidale negli appalti le più problematiche in base ai dati del sondaggio.
“Dai dati di Ipsos – precisa il direttore di CNA Piacenza, Enrica Gambazza – emerge che per il 72% delle imprese l’aspetto meno accettabile della burocrazia riguarda i costi da sostenere per assolvere alle pratiche, mentre il 68% mette sotto accusa la perdita di tempo derivante dal loro assolvimento. Emerge, inoltre, che alcuni imprenditori vengono chiamati un causa più volte per lo stesso adempimento, e questo è sinonimo di un cattivo funzionamento di alcuni enti preposti ai controlli ma anche di un difetto di comunicazione tra i vari organismi che sovrintendono al lavoro delle nostre imprese”.