Croce rossa piacentina nel caos totale. Si sapeva già da tempo che sarebbe successo ma ora è ufficiale e una riunione oggi a Bologna l'ha confermato ulteriormente. Dal primo dell'anno la Cri di Piacenza è un'associazione di promozione sociale, sostanzialmente privatizzata. La Croce rossa italiana invece resta un ente di diritto pubblico. Il problema è che dall'inizio dell'anno il personale di ruolo, nove persone, più i tecnici a tempo indeterminato saranno trasferiti tra Parma e Bologna; resteranno a Piacenza fino al 31 marzo ma solo per completare le pratiche relative alla gestione romana, quella centrale e nulla possono fare ufficialmente per aiutare la partenza della nuova associazione privata. Tutto le incombenze, dunque, comprese quelle amministrative, sono in carica al presidente del comitato piacentino e cioè Renato Zurla.
«Dal primo aprile – ha detto in un incontro con la stampa oggi pomeriggio – non saremo nelle condizioni di poterli pagare finirà che noi dovremo sospendere i servizi. Noi copriamo tutta la provincia di Piacenza. Se non abbiamo l'amministrativo, non possiamo fare niente. È una situazione folle. Non sono contro i cambiamenti ma se si fanno, vanno fatti in un certo modo»
Carlo Sartori, delegato d'area, ha spiegato meglio la situazione: «Dal primo di gennaio le Croce rossa sono delle Aps, delle associazione di promozione sociale. Ora dobbiamo capire in base al badget cosa fare. Il fulcro di tutto è l'apparato amministrativo e per una realtà con un migliaio di soci non è uno scherzo».
Zurla entra nel merito delle criticità che si prospettano a Piacenza, su tutte i servizi che necessariamente verranno ridotti. «Per l'ambulatorio – dice – io impiego due persone a tempo indeterminato e questo so già che non lo posso più fare. Queste persone saranno a Parma. E si pensi che questo servizio è utilizzato da centinaia e centinaia di persone ogni mese».
L'unica cosa che resta da fare in termini operativi è puntare sul volontariato. Pilade Cortellazzi, responsabile della formazione, ha spiegato che già lo scorso anno sono state fatte 1.500 ore di corsi e quest'anno si spera che saranno ben di più. I volontari potranno garantire i servizi anche se l'assenza di dipendenti complica tutto.