Ambrosio: “Non si resti passivi di fronte alla crisi e al disimpegno morale”

"Di fronte alle aziende che chiudono e alla mancanza di lavoro, di fronte alla scarsa volontà di educare e al poco coraggio di pensare e progettare il nostro futuro, di fronte al diffuso disimpegno morale, non possiamo restare passivi, inerti". Lo ha detto il vescovo Gianni Ambrosio nel corso dell'Omelia durante la messa di Capodanno. Un invito e un augurio di cuore e prendersi cura del prossimo, soprattutto in questi momenti di crisi. Qui di seguito pubblichiamo l'omelia del vescovo pronunciata il primo gennaio 2014 in cattedrale. 

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"Carissimi fratelli, carissime sorelle

1. Siamo ancora avvolti dalla luce del Natale. Il Vangelo ci ricorda l’imposizione del nome al neonato: nell’ottava della sua nascita, gli viene imposto il nome ‘Gesù’, che significa ‘Dio è salvezza’, ‘Dio salva’. Mentre il nostro sguardo è ancora rivolto al bambino, la liturgia ci invita a contemplare la divina maternità di Maria: dal suo grembo nasce Gesù.

È molto significativa la coincidenza fra l’inizio del nuovo anno e la festa della divina maternità di Maria. Proprio la maternità di Maria che dà alla luce Gesù segna l’inizio del nuovo tempo, che non è più un ripetersi sempre uguale di giorni e di anni ma un procedere verso Dio, verso il nostro destino eterno, partecipi della stessa vita di Dio.

Illuminati dalla fede nel Signore Gesù, nostro salvatore, e con lo sguardo rivolto alla Vergine Santa, celebriamo oggi la Giornata mondiale della pace. Il tema suggerito da Papa Francesco è molto bello ed impegnativo: “Fraternità, fondamento e via della pace”.

2. Accogliamo con gioia l’annuncio che l’apostolo Paolo rivolgeva alla comunità cristiana: “Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, (…) perché ricevessimo l’adozione a figli”. Con il Signore Gesù, venuto a porre la sua tenda in mezzo a noi per renderci figli di Dio, il nostro cammino è illuminato e la nostra storia è incamminata verso la salvezza. In mezzo alle difficoltà che segnano la nostra vita, noi possiamo vivere come figli di Dio, nella fiducia e nell’amore: questo è il grande orizzonte che la fede dischiude dinanzi ai nostri occhi. 

Il Vangelo ci invita a prestare la nostra attenzione all’azione e alla testimonianza dei pastori e all’atteggiamento di Maria. 

Il pastori “andarono senza indugio” e dopo aver visto il bambino adagiato nella mangiatoia,  “riferirono ciò che del bambino era stato detto loro”. I pastori si mettono in cammino e vanno verso il bambino con fiducia. Essi sono un invito rivolto a tutti noi, spesso indecisi. Così come la loro testimonianza è un invito per noi: essi annunciano il messaggio che li ha coinvolti e li ha colmati di gioia.     

Insieme al’azione dei pastori, il Vangelo ci presenta l’atteggiamento della madre di Gesù: “Maria, da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. Maria custodiva innanzi tutto il Figlio con amore, custodiva con stupore il mistero dell’Emmanuele con la preghiera e la contemplazione: nel suo cuore meditava il disegno di grazia e di salvezza che si stava compiendo nella storia, nei fatti quotidiani della vita, per mantenere fede alla grande missione che Dio le ha affidato.

3. Iniziamo il nuovo anno. Non lo affidiamo a qualche forza impersonale o alla buona sorte, ma lo affidiamo a Dio e invochiamo la sua benedizione. Il Signore ci chiama alla nostra responsabilità: non possiamo continuare a disattendere l’impegno serio per il bene comune e per la vita buona per tutti. Di fronte alle aziende che chiudono e alla mancanza di lavoro, di fronte alla scarsa volontà di educare e al poco coraggio di pensare e progettare il nostro futuro, di fronte al diffuso disimpegno morale, non possiamo restare passivi, inerti. Siamo chiamati a far valere ciò che è fondamentale per la persona, per la famiglia e per la società. La grave situazione di crisi in cui versiamo deve sospingere tutti a riflettere seriamente sui nostri stili di vita, sul nostro modo di fare, sui nostri rapporti personali e sociali. L’anno non sarà nuovo e non porterà nuovi frutti se viene dalla radice arida del vivere gli uni accanto agli altri come estranei, accontentandoci dell’oggi e trascurando la verità e la dignità della persona umana.

Accogliamo il vivo desiderio di Papa Francesco che, nel suo primo messaggio per la giornata della pace, afferma: “Desidero rivolgere a tutti, singoli e popoli, l’augurio di un’esistenza colma di gioia e di speranza. Nel cuore di ogni uomo e di ogni donna alberga, infatti, il desiderio di una vita piena, alla quale appartiene un anelito insopprimibile alla fraternità, che sospinge verso la comunione con gli altri”.

Cari fratelli e sorelle, ci rivolgiamo alla Vergine Santa che celebriamo nella festa sua divina maternità. Voglia la Madre del Signore ottenerci dal suo Figlio il dono di un nuovo anno con la speranza nel cuore e con l’impegno di vivere nella pace e nella fraternità. Amen".