Un anno nero. Si chiude un 2013 purtroppo ricco di fatti di sangue, come mai era accaduto finora. Una striscia impressionante di omicidi, in città e provincia, che soprattutto nella seconda parte dell’anno ha fatto interrogare la città e le istituzioni sulle reali condizioni di sicurezza nella nostra città. Non solo: oltre alla lunga sequela di delitti, resta nell’immaginario collettivo la tragedia del piccolo Luca; ma anche la clamorosa operazione antidroga dei carabinieri culminata con l’arresto di cinque poliziotti della sezione Narcotici della questura. Tutti i dodici mesi sono stati però contraddistinti dalle note dolenti del capitolo lavoro. Aziende che hanno chiuso, ricorsi alla Cassa Integrazione, tavoli istituzionali. Innumerevoli le vertenze che hanno portato alla ribalta un tessuto economico che si sta sgretolando. E poi la politica con un’amministrazione comunale che, dopo un anno e mezzo di mandato Paolo Dosi sindaco, arranca vistosamente ed è sottoposta a numerose critiche anche interne alla maggioranza. Il lato positivo della medaglia è rappresentato dai numerosi successi ottenuti nello sport con un 2013 da incorniciare. Ma il vero evento clou dell'anno è stata l'adunata degli alpini avvenuta a maggio con migliaia di penne nere "sbarcate" nella nostra città per una tre giorni indimenticabile.
E allora ripercorriamo i fatti principali di un anno che si sta per chiudere.
CRONACA
E’ il 4 febbraio quando il cadavere della 90enne Giuliana Anna Boccenti viene trovato sul letto della sua abitazione di via Mameli a Castelsangiovanni. Morta soffocata. Sulle prime sembra una rapina finita male. Qualche giorno dopo la figlia Cristina Filippini viene arrestata dai carabinieri del Nucleo investigativo. Avrebbe ucciso per prendere i soldi della madre e giocare ai videopoker.
Il 15 marzo Gabriele Castingola, muratore di 65 anni residente a Vigolzone, spara alla ex moglie ferendola agli arti e poi si toglie la vita. Il fatto si consuma intorno alle 13,30 in un'abitazione di via Romagnosi a San Giorgio, poco distante dal cimitero comunale. L’ex moglie Maria Grazia Mosconi, 61 anni, casalinga, detta Graziella, per fortuna si salva, ma la vicenda scuote la comunità di San Giorgio.
Il 14 aprile Piacenza si sveglia scossa da un vero terremoto che coinvolge la polizia piacentina. Sei agenti in servizio alla sezione Narcotici della questura vengono prelevati e portati al comando dei carabinieri di viale Beverora. Per loro l'accusa è pesantissima: traffico di droga. Nella retata finiscono in manette altre sette persone: un pensionato piacentino di 75 anni, un agente della polizia penitenziaria e altri civili di nazionalità sudamericana. Tra i reati contestati agli indagati non solo il traffico di droga, ma anche contraffazione di documenti e attività di procacciamento di alloggi destinati all’esercizio dell’attività di prostituzione.
Il pomeriggio del 4 giugno Piacenza viene sconvolta da una notizia agghiacciante: un padre, come ogni mattina, si reca in auto al lavoro, presso un'azienda nella zona industriale della città. Con lui, seduto sul seggiolone, il figlio di due anni, da accompagnare al vicino asilo aziendale. Ma, una volta arrivato sul posto, il padre si dirige alla propria scrivania dove rimarrà dalla mattina alle 8 fino alle 16,30. Il piccolo resta così nell'auto, sotto un sole cocente, e muore di asfissia. E' la tragedia del piccolo Luca Albanese, un dramma che ha sconvolto non solo Piacenza ma l'Italia intera.
Il 7 luglio l’agricoltore Francesco Casella, 78 anni, residente a Sariano di Gropparello, viene ucciso con un colpo di pistola sparachiodi esploso alla testa dal suo stesso figlio, Adriano Casella, 36 anni, operaio, reo confesso. Il giovane aveva ammesso di aver ucciso il padre dopo un paio di settimane, messo alle strette quando il corpo della vittima venne ritrovato per caso da un passante in una scarpata dalle parti di Morfasso. Pare che Francesco Casella fosse alla disperata ricerca di soldi per riscattare una porstituta di cui si era innamorato.
Sabato 27 luglio. Il corpo senza vita di un uomo viene trovato in un lago di sangue e con la gola tagliata intorno alle 22 in un appartamento al primo piano di via Degani, zona via Campagna. Si tratta di Giorgio Gambarelli, un ex fisioterapista piacentino di 67 anni. Indagano i carabinieri. Tramite il dna viene identificato il presunto killer un tunisino di 26 anni scappato poche ore dopo il delitto
Il primo settembre un delitto di sangue – forse il più efferato dell’anno, che provoca sconcerto in città e che fa interrogare le istituzioni sulla sicurezza a Piacenza. Intorno alle 20 un commando killer entra in azione alla Lupa. Un uomo albanese, Sadik Hajderi, 45 anni, viene assassinato a colpi di pistola poco dopo le 20 mentre era seduto ai tavoli esterni del bar Baraonda che in quel momento era affollato di clienti. Pochi giorni dopo vengono fermati e arrestati due fratelli albanesi.
Il 26 settembre, omicidio a Castelvetro Piacentino. Un uomo uccide la convivente e tenta il suicidio. Gianpietro Gilberti, questo il nome dell’uomo di 53 anni che quella mattina toglie la vita a Cinzia Agnoletti, 51 anni. Alla base della tragedia dissidi sentimentali che pare si prolungassero da parecchio tempo.
ECONOMIA
Il 2013 è stato un anno difficile dal punto di vista lavorativo. Una città come Piacenza non poteva non percepire la crisi economica, generalizzata a livello nazionale. Sono state numerose le aziende protagoniste di vertenze, esuberi, mobilità, licenziamenti, chiusure. L'anno è iniziato male per 13 lavoratori della Sielte di Casoni di Gariga, ditta che si occupa di installazioni per linee telefoniche costretta alla chiusura. Tutti i dipendenti hanno perso il lavoro trovando fortunatamente un altro impiego all'azienda “Valtellina”, subentrata a Sielte.
L'attenzione è stata poi monopolizzata per mesi dal braccio di ferro tra i lavoratori delle cooperative e la multinazionale Ikea. I primi, guidati dal sindacato Si Cobas di Aldo Milani, hanno dato il via ad un lungo periodo di picchetti di fronte agli stabilimenti di Le Mose. Scioperi e proteste culminate il 2 novembre con violenti scontri tra lavoratori, centri sociali e polizia. Alla fine il bilancio fu di 29 persone denunciate e una diffida da Piacenza per Aldo Milani.
In aprile si sollevò il caso Telecom: l'azienda decise di chiudere i battenti causando l'esubero di 36 lavoratori. Stessa vicenda riguardò la Malo di Borgonovo, anche se in questo caso il maglificio non chiuse e le 59 lavoratrici non furono licenziate.
Nel 2013 si chiude anche la vertenza Atlantis di Sariano di Gropparello, inziata a fine 2012 e culminata con la protesta di sei lavoratori che decisero di accamparsi sul tetto. A metà gennaio fu trovato un accordo tra provincia, sindacati e vertici aziendali che prevedeva cassa integrazione straordinaria e un incentivo all’esodo di 12mila euro per chi avrebbe deciso di trasferirsi allo stabilimento di Avigliana (Torino).
L'anno si è chiuso con un'altra, l'ennesima vertenza, riguardante questa volta Unieuro. Il matrimonio tra l'azienda e Marcopolo Expert portò i vertici a optare per la chiusura degli uffici amministrativi piacentini, vale a dire 118 lavoratori. A fine dicembre fu trovato un accordo che prevede la ricollocazione del 30% dei dipendenti dei due centri direzionali e 24 mesi di cassa integrazione straordinaria per i lavoratori non ricollocati. L'accordo prevede inoltre un sistema di incentivi all'esodo.
Simbolicamente il 2013 si è chiuso anche a Piacenza con la rivolta del cosiddetto Comitato 9 Dicembre, meglio conosciuto come movimento dei Forconi: si definiscono semplici cittadini stanchi di questo governo e di questa politica. A Piacenza la mobilitazione ha assunto contorni molto più leggeri rispetto ad altre città dove si sono verificate tensioni. Qui i “cugini” dei "Forconi" hanno scelto di stazionare giorno e notte a Barriera Genova per sensibilizzare la cittadinanza.