Crisi senza fine, in un anno disoccupazione cresciuta del 2%

Da oggi la Camera di Commercio di Piacenza, in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna e con la società Gruppo Clas, rende disponibile l’aggiornamento a giugno 2013 dell’archivio SMAIL (Sistema di Monitoraggio Annuale sulle Imprese e il Lavoro), il sistema informativo che permette di monitorare le imprese attive in Emilia-Romagna con almeno un addetto (attualmente pari a 29mila unità in provincia), le loro unità locali e i relativi addetti. I dati saranno in linea all’indirizzo web: www.pc.camcom.it (Sezione Informazione economica). A metà 2013 l’occupazione delle imprese piacentine si è ridotta in misura abbastanza rilevante rispetto al giugno 2012 (-1,8%, contro una flessione media regionale del 2,1%). Occorre peraltro tener presente che per SMAIL i lavoratori in cassa integrazione sono considerati tra gli occupati, pertanto la flessione reale potrebbe essere più elevata. Alla tendenziale stabilità dell’industria (-0,8%), si contrappone l’andamento negativo di tutti gli altri grandi settori, vale a dire i servizi (-1,5%), l’agricoltura (-2,2%), le “public utilities”, cioè energia elettrica, gas, acqua, gestione rifiuti e reti fognarie (-1,4%) e soprattutto le costruzioni, che mostrano una contrazione di quasi 6 punti percentuali.

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All’interno del settore industriale, emerge nettamente la crescita dell’industria alimentare (+3,4%). Le flessioni più elevate si registrano invece nel piccolo comparto delle “altre industrie manifatturiere” (-12,2%), nella gomma-plastica (-5,6%), nel tessile-abbigliamento-calzature (-5,1%), nella lavorazione dei minerali non metalliferi (-4,4%) e nei mezzi di trasporto (-4,2%). L’industria metalmeccanica, che occupa il 60% degli addetti dell’industria e si articola in diversi comparti (metallurgia, prodotti in metallo, macchine e apparecchiature elettriche e elettroniche, fabbricazione, installazione e riparazione di macchinari e attrezzature) mostra nel suo insieme una perfetta stabilità, pur con variazioni piuttosto differenziate al suo interno, dove risulta in crescita la fabbricazione di macchinari (+2,3%).

Nei servizi emergono l’istruzione (+8%), i trasporti (+2,2%), i servizi avanzati (+2%) e la sanità e assistenza (+1,3%). A differenza di quanto accadeva fino allo scorso anno, anche la ristorazione segna il passo, perdendo negli ultimi 12 mesi il 4,3% dei relativi addetti. Registrano variazioni piuttosto negative anche le attività ricreative, culturali e altri servizi alle persone (-5,2%), i servizi di alloggio (-3,4%) e i servizi finanziari (-3,3%). Il commercio perde 2 punti percentuali. Va osservato che Il turismo, la ristorazione e i servizi connessi (in particolare le attività ricreative e culturali) sono stati negativamente influenzati dall’andamento climatico del periodo (temperature sotto la norma e tempo instabile), oltre che naturalmente dalla generale riduzione dei consumi. Tra giugno 2012 e giugno 2013, la componente dipendente dell’occupazione presenta un andamento peggiore di quello complessivo, con una flessione del 2,2%.

Esaminando inoltre il quinquennio giugno 2008-giugno 2013, che consente di valutare gli effetti complessivi della lunga crisi che stiamo vivendo sull’economia provinciale, si rileva il forte calo dell’occupazione industriale (-7%) e soprattutto delle costruzioni (-17%), mentre l’agricoltura ha perso “solo” il 2% dei propri addetti. Tali contrazioni sono state in parte compensate dall’aumento dei servizi (+6%, dovuto però in buona parte alla ristorazione) e delle Public Utilities (+5%). Nel complesso del periodo, l’occupazione in provincia di Piacenza si è ridotta del 2,7% escludendo la ristorazione (-0,9% se si considera anche questo settore, i cui marcati aumenti erano presumibilmente dovuti all’utilizzo di un maggior numero di addetti impiegati per brevi periodi). A livello regionale l’occupazione nel quinquennio considerato si è ridotta del 5% al netto della ristorazione e del 3,8% nel complesso.