Un incontro aperto a tutti i consiglieri comunali e agli esponenti delle associazioni per discutere di uno dei temi più caldi del momento e cioè il cosiddetto registro delle unioni civili proposto in una bozza di regolamento dai consiglieri di maggioranza (non tutti, a dire il vero) e discusso nelle ultime, accesissime, sedute di maggioranza e che sarà oggetto della seduta di lunedì. L'ha organizzato Massimo Polledri, consigliere comunale e già onorevole della Lega Nord, e si è tenuto questa mattina nella sala Cappelletti di Palazzo Mercanti. Erano presenti i giornalisti, naturalmente Polledri, i rappresentanti del Forum della famiglie e dei Giuristi Cattolici ma di consiglieri comunali di maggioranza nemmeno l'ombra. L'unico che ha fatto sapere di un impedimento è stato Daniel Negri, capogruppo del Pd. C'erano Erika Opizzi di Fratelli d'Italia, Marco Tassi del Pdl e Giovanni Botti sempre del Pdl. Assenza sottolineata dallo stesso Polledri che ha ribadito come secondo lui «cose diverse non possano essere trattate come se fossero la stessa cosa»; e si riferisce alla differenza tra le unioni civili, in particolare alle unioni tra persone dello stesso sesso, e famiglie tradizionali basate sul matrimonio tra un uomo e una donna. «Credo che questo registro sua una proposta ideologica- ha detto – uno schiaffo alla famiglia e se passasse sarebbe un passo indietro per tutta la collettività».
Erika Opizzi ha poi posto l'accento sull'impegno economico e burocratico che rappresenterebbe l'istituzione di un registro del genere a fronte della sua pressoché totale inutilità: «Ovunque in Italia sia stato istituito non ha mai raccolto più di una manciata di adesioni da quelli che dovrebbero essere i destinatari interessati da questo provvedimento». E in ogni caso, secondo la Opizzi, si tratta di una proposta «grossolana»: «Ci sono solo cinque articoli e oltre cento emendamenti». «Iscriversi in questo registro o comunicare su Facebook la propria unione produce gli stessi effetti – sottolinea – Non è vincolante, non serve a niente».
Ha quindi preso la parola Livio Podrecca, avvocato e presidente dei Giuristi cattolici: «Da un punto di vista giuridico, la disciplina delle unioni civili non è compito del Comune ma semmai dello Stato. Il che significa che con questa proposta il Comune di Piacenza sta facendo un'operazione di principio». E ancora: «Le unioni di fatto esistono, sono già ampiamente tutelate e sono in concorrenza, peraltro sleale, con le famiglie regolari: hanno sgravi fiscali notevoli e noi avvocati ci troviamo spesso ad avere a che fare con separazioni fittizie proprio per ottenere vantaggi di natura economica». «Ritengo inoltre che sia inaccettabile che un Comune, che è un ente pubblico, faccia dell'ideologia; mi chiedo se l'attuale sindaco sia davvero il sindaco di tutti o sia solo il portavoce del suo partito (il Pd, ndr)». E ancora: «Dal punto di vista giuridico, i requisiti richiesti nella bozza del regolamento per questo registro sono sovrapponibili a quelli richiesti per il matrimonio. È un fatto che deve far riflettere. Si tenta di introdurre nell'ordinamento una sorta di istituto para-matrimoniale. E' inutile nascondere le cose come stanno: alle spalle di tutta questa discussione c'è l'ideologia dei movimenti gay finalizzata al riconoscimento dei matrimoni veri e propri e di conseguenza alla possibilità di adottare dei bambini. E i segnali sono molti, basti pensare alla recente sentenza che ha stabilito che affidare una bambina a due genitori omosessuali, nel caso di specie maschi, è possibile perché non sta scritto da nessuna parte che non lo sia. Tutto ciò senza rendersi conto che in realtà si sta facendo un esperimento utilizzando un minore come cavia».
Interessante la considerazione finale di Livio Podrecca in quale ritiene che si stia tentando di utilizzare la legge non per la funzione che essa dovrebbe avere, e cioè una funzione educativa, di riconoscimento dell'autorità, la stessa funzione che nella famiglia tradizionale ha il padre; secondo Podrecca si tenta di utilizzare la legge in modo anomalo e pericoloso, assecondando cioè un dato di fatto e dando a questo dato di fatto una sorta di riconoscimento giuridicamente rilevante in modo che possa poi portare ad altro. «Tutto ciò – conclude – tutto questo dar seguito al mito dei diritti senza doveri porta a una progressiva disgregazione del tessuto sociale, porta alla nascita di uno “Stato-mamma” che tutto concede per il solo fatto che i cittadini, come i figli, vogliono veder soddisfatte le proprie esigenze, tutte e subito».
Marco Tassi, consigliere del Pdl, dopo aver sottoscritto appieno l'intervento di Podrecca, ha riportato la questione sul piano politico: «Questa è un'operazione demagogica della sinistra che continua a cavalcare questioni astratte. A Piacenza il sindaco, cattolico, uomo di fede, deve prendere una posizione chiara su questo tema e io l'ho invitato a farlo. Ritengo che questo dibattito in realtà sia stato messo in campo per confondere le acque e per mascherare il fatto che la Giunta ad oggi non ha fatto niente, non ha licenziato un provvedimento tranne il bilancio».
Anche il consigliere Giovanni Botti non ci va certo per il sottile: «Devolverò il mio gettone per ogni consiglio comunale sull'argomento al fondo anti-crisi e farò il possibile perché questo provvedimento non diventi una risoluzione».
Breve e illuminante l'intervento del notaio Amedeo Fantigrossi, tesoriere dei Giuristi cattolici: «Con questa operazione si vuole regolamentare una situazione che in realtà non vuole regole. E per chi le vuole, le regole, si può sempre procedere a un contratto».
A chiudere l'incontro ci ha pensato il professor Carlo Dionedi, presidente del Forum delle famiglie di Piacenza che, a livello nazionale, raccoglie più di cinquanta associazioni e che è stato voluto dalla Cei, la conferenza episcopale italiana e rappresenta dunque una fetta importante della società civile. Dionedi parte ponendo l'accento sulle dichiarazioni degli stessi consiglieri che hanno proposto il registro in questione: «Ho sentito parlare Christian Fiazza (Pd) e molto candidamente si è detto consapevole dell'inutilità concreta del regolamento ma ha sottolineato la sua simbolicità. Ecco, a questo proposito credo che si sottovaluti l'importanza dei simboli: se il Comune licenzia un provvedimento simbolico significa che a quel provvedimento dà un valore enorme». E prosegue: «Il nostro impegno come Forum non è ecclesiale ma civile e sociale. Sosteniamo le famiglie, o meglio, la famiglia come istituto fondante della società. E siamo dunque preoccupati se un ente come il Comune accoglie il simbolo e dunque accoglie come proprio il fine ultimo di questa operazione, e cioè quello di arrivare al riconoscimento delle unioni civili intese soprattutto come unioni gay e al conseguente riconoscimento del diritto di adottare figli, perché anche questo aspetto è stato ammesso candidamente dai proponenti».