Erano arrivati da Palermo con l’intenzione di rapinare l’Agenzia L della Cariparma a Montale. Si erano perfino già agghindati con parrucche, guanti e cappellini da baseball. All’ultimo però i carabinieri hanno mandato in fumo il loro piano. Per quattro dei cinque componenti della banda il patteggiamento è arrivato già nei mesi scorsi. Il quinto, invece, è stato condannato a un anno e quattro mesi di reclusione (più 400 euro di multa). Si tratta di un 38enne palermitano, ma residente a Piacenza, ritenuto essere dai militari il basista del gruppo. L’accusa nei suoi confronti è di ricettazione in concorso. I fatti risalgono al 19 ottobre del 2012. I carabinieri del Nucleo operativo (allora comandanti dal capitano Rocco Papaleo) erano venuti a sapere, grazie a un’indagine parallela che vedeva coinvolti i quattro palermitani, delle intenzione di questi ultimi di mettere a segno un colpo nella nostra città. E così i militari hanno avviato una serie di pedinamenti e appostamenti. Iniziati all’esterno dell’abitazione del presunto basista, dalla quale gli investigatori videro uscire le cinque persone. Era quasi mezzogiorno. Da lì il percorso verso Montale a bordo di due vetture, una Peugeot 207 in testa con a bordo l’imputato – che presumibilmente avrebbe guidato in loco i “colleghi” – e una Fiat Punto risultata rubata il giorno precedente a San Nicolò. Quando ormai le due auto avevano raggiunto la zona della banca e tutto era pronto per l’irruzione nella banca, ecco il clamoroso dietrofront, forse causato dal fatto che qualcuno si era accorto di essere osservato. La banda è quindi tornata in città, ma i pedinamenti dei carabinieri sono proseguiti nel pomeriggio convinti che potessero ritentare. Osservazioni durate fino a quando il 38enne, che stazionava in un bar della periferia e che più volte avrebbe controllato la Punto rubata, è corso a casa. E’ lì che i carabinieri hanno fermato i quattro palermitani pregiudicati e successivamente denunciato il piacentino. Giovedì mattina il processo con la condanna del giudice Adele Savastano dopo che il piemme Arturo Jacovacci aveva chiesto 3 anni e 5 mesi.