Stop ai treni che collegano Piacenza a Cremona. Lo ha deciso la Regione Emilia Romagna in un'ottica di risparmio. Il provvedimento partirà da lunedì 16 dicembre. Al posto del trasporto su rotaia, vengono previste due corse in più su gomma (venti minuti prima degli orari precedenti) che vanno ad aggiungersi a quelle già esistenti. La decisione sta sollevando numerose polemiche politiche e tra gli utenti.
Di seguito gli interventi dei consiglieri regionali Stefano Cavalli (Lega Nord) e Andrea Pollastri (Forza Italia) e l'intervista (in allegato) al presidente dell'associazione pendolari Ettore Fittavolini.
CAVALLI – “Quando c’è da tagliare la Regione parte sempre da Piacenza, quando c’è da investire parte da Bologna. Così Errani e i suoi stanno ‘asfaltando’ il nostro territorio”. Il consigliere leghista Stefano Cavalli va all’attacco dell’amministrazione regionale dopo la soppressione della linea ferroviaria Piacenza-Cremona, tema su cui il 5 dicembre scorso aveva presentato un’interrogazione, paventando il rischio-tagli, che si è puntualmente concretizzato. “A quell’interrogazione la Regione non ha ancora risposto. E ora veniamo informati dai giornali della triste notizia, a decisione già presa”. “L’assessore Alfredo Peri ha giocato a nascondino, pensando di dribblare la protesta dei territori”. “Siamo trattati come la Cenerentola della Regione. Il movimento dei forconi dovrebbe rivendicare anche questo”.
Cavalli rincara la dose, criticando anche la scelta di potenziare il servizio bus a seguito della soppressione dei convogli.
“E’ una infelice illusione pensare che i pullman possano rimpiazzare i treni”. Senza contare che “il traffico su gomma è molto più inquinante, a dimostrazione dell’incoerenza di questa giunta, che si riempie la bocca con parole come ‘svolta green’ e ‘mobilità sostenibile’”.
“Continueremo nella nostra opera di monitoraggio dei disagi e disservizi a cui ci ha condannato la Regione – annuncia l’esponente del Carroccio -, continuando a contestare il metodo di questa giunta che si comporta come un monarca assoluto”.
POLLASTRI – “La Regione non condivide la politica delle autosostituzioni massicce imposta da Trenitalia», lo aveva detto l’Assessore Regionale ai Trasporti Alfredo Peri, nel lontano 2003, quando cominciarono soppressioni dei treni sulla linea Piacenza-Cremona nel mese d’agosto ed oggi, a dieci anni di stanza, vediamo che la Regione sta facendo l’esatto contrario”, lo dice Andrea Pollastri (PdL) commentando un’interrogazione presentata sulla scorta della notizia che, da ieri, ha sconvolto il mondo del pendolarismo piacentino: dal prossimo 16 dicembre verranno soppresse ed autosostituite le corse ferroviarie che, alle 6,34 e alle 7,59, collegano Piacenza a Cremona, servendo le stazioni di Caorso, Monticelli d’Ongina e Castelvetro.
“Dopo ottant’anni – spiega Pollastri – la linea ferroviaria Piacenza-Cremona si trova ad essere completamente inutilizzata. Certamente ciò è il frutto di un lungo percorso iniziato, nell’agosto 2003, con le autosostituzioni estive, per poi procedere, dal 1° maggio 2011, all’autosostituzione di dodici delle quattordici corse quotidiane oltre a tutte quelle festive. Da quest’estate, infine, la riduzione ed autosostituzione delle corse si è estesa da agosto ai mesi compresi da giugno a settembre.”
“Questa scelta – prosegue l’azzurro – sembra essere dovuta a ragioni economiche ed é in controtendenza rispetto alle politiche regionali, tendenti a favorire il trasporto su rotaia rispetto a quello su gomma. Quali sono allora le reali motivazioni? A quanto ammontano i costi del mantenimento delle corse ferroviarie e quanto è il risparmio che si avrà con l’autosostituzione? E soprattutto da quanto tempo la Regione è a conoscenza della decisione di Trenitalia e perché non ne ha dato comunicazione agli Enti Locali, sino a ieri ignari di tutto?”
“Il mio timore – afferma ancora – sono i disagi che l’autosostituzione comporterà per i pendolari che si troveranno a far fronte a sovraffollamento e prolungamento dei tempi di percorrenza, da 30 a 50 minuti, senza contare i possibili ritardi dovuti al traffico dell’ora di punta.”
“La linea Piacenza-Cremona – chiosa – potrebbe essere un’opportunità in più per i territori che serve, caratterizzati da una grande mobilità di studenti e lavoratori, ma anche di turisti e di merci, grazie alla presenza di importanti aree logistiche ed industriali. Perché la Regione non pensa a valorizzare l’infrastruttura ferroviaria che già c’è facendone un utile strumento di sviluppo territoriale, oltre che di servizio per i pendolari?”.
FRATELLI D'ITALIA – Assistiamo in questi giorni all’ennesima assurdità, partorita a Bologna e lasciata cadere sul nostro territorio. Dopo una progressiva riduzione dei servizi di trasporto ferroviari, dal 16 Dicembre prossimo, i collegamenti Piacenza – Cremona verranno definitivamente soppressi. Una scelta che Fratelli d’Italia ritiene inaccettabile, per tre essenziali motivazioni
La prima motivazione, deriva dalla semplice applicazione del moderno concetto di sviluppo territoriale. Da svariati decenni ormai l’utilizzo di trasporto su rotaia è stato considerato uno degli indicatori principali di sviluppo e civiltà sociale di un territorio. Mentre nella gran parte del Mondo si investe per realizzare nuovi collegamenti, la Regione Emilia Romagna decide dopo ottant’anni di cancellarne definitivamente uno.
La seconda contro argomentazione alla decisione regionale ha un’accezione prettamente geo-sociale. L’interconnessione tra due Capoluoghi di Provincia come Piacenza e Cremona che svolgono entrambi un ruolo prioritario nella gestione del bacino fluviale del Po non può essere affidato ad un'unica tipologia di trasporto. Per di più, due città fortemente connesse dal punto di vista della formazione e della didattica, con la compresenza delle sedi di due Università che organizzano su entrambi i territori corsi di laura e specializzazione, non possono, in un’ottica di sviluppo di tali poli, fornire come collegamento veloce ai propri studenti, un trasporto su gomma sostitutivo che richiede 50 minuti per connettere due città distanti 20 km in liea d’aria.
La terza motivazione è di tipo ambientale. Invece che seguire le numerose linee guida, dettate dai vari protocolli di intesa siglati dal Ministero dell’Ambiente per ottimizzare il trasporto su rotaia e alleggerire le movimentazioni su gomma, assistiamo a un andamento della Regione che può solo essere visto come a ritroso.
Come Fratelli d’Italia contrastiamo quindi fermamente questa decisione, nata da un’innata propensione regionale a trattare il nostro territorio come un' immeritevole appendice, a cui nulla è dovuto, ma alla quale tutto può esser preso.Oggi più che mai il referendum per andarsene dalla Regione Emilia-Romagna trova ulteriori ragioni d'attualità.