Spellbound Contemporary Ballet al Municipale

Domenica 15 dicembre alle 16, debutta sul palcoscenico del Municipale, per il secondo appuntamento con la Stagione di Danza 2013-2014 della Fondazione Teatri di Piacenza realizzata in collaborazione con Aterdanza, Spellbound Contemporary Ballet la compagnia di balletto italiana guidata dal coreografo romano Mauro Astolfi che metterà in scena Le quattro stagioni.

Radio Sound

Prodotto con il contributo del Ministero poer i beni e le Attività Culturali in collaborazione con il Teatro Verdi di Pisa, lo spettacolo, che ha debuttato nel 2010, comprende sia l’omonima partitura di Antonio Vivaldi, i primi quattro concerti per violino della raccolta Il cimento dell’Armonia e dell’Inventione (1725), e sia le interpolazioni musicali originali di Luca Salvadori, «frammenti musicali» che potenziano la vita significativa di alcuni dettagli secondo una forza «evocativa più che esplicativa: suggestioni in luogo di spiegazioni». Nessuna gerarchia né incidentalità tra i due mondi sonori, ma un incontro dialettico, che trova il suo compimento nell’immaginario danzato dei corpi in movimento a cui il credo coreografico di Astolfi garantisce un’altrettanta sistematica continuità.

Si tratta senz’altro di un’operazione sonora e coreografica di grande impegno. Da una parte, la visione ciclica, la temporalità cui allude la composizione musicale, insieme alla dimensione di concerto che si abbina all’idea di una partitura pionieristicamente descrittiva della natura e delle azioni del mondo. Dall’altra, la dimensione spaziale, proposta dal set concept del coreografo, insieme alle suggestive luci disegnate da Marco Policastro e le fluide elaborazioni video di Enzo Aronica, che nell’insieme inscrivono invece una vera e propria autonoma e riconoscibile drammaturgia nei corpi dei danzatori.

L’universo che si compone e ha luogo davanti agli occhi dello spettatore è, dunque, soprattutto di natura interiore. Ciò che le figure viventi esplorano e testimoniano in scena, in una più che mirabile continuità di movimento danzato, è un’esperienza di rinnovamento. E si tratta di un’esperienza sia terrena, ossia umana e profana, e sia trascendente, spirituale forse religiosa. Poiché essa deve preparare al ritorno, ossia alla contemplazione e alla comprensione di ciò che è e ciò che è stato. La ciclicità che viene danzata insieme alla musica, allora, altro non è che una preparazione, lunga e permanente, al risveglio.

La struttura a forma di casa che si impone nello spazio visivo come una vera e propria estensione dei corpi dei danzatori, assume qui una dimensione quasi fisica. Questa pelle del mondo, nel vorticare del suo asse di equilibrio, secondo appunto lo schema corporeo, raccoglie la luce e trasforma le azioni, affinché la percezione del movimento riconosca il sistema che lo presiede: quello della trasformazione permanente. Perché solo attraverso questo sistema è possibile raccontare gli elementi che compongono il cosmo in cui tutto esiste e consiste.

Ma l’ambiente sensorio di questa coreografia è totale; qui, luce movimento e suono continuamente ribaltano i vettori che costruiscono lo spazio, aprendo la visione e la percezione ai continui capovolgimenti di ciò che è vivente. Anche se, occorre riconoscere, a tanta sollecitazione sensoriale corrisponde una forte centralità del movimento dei danzatori, con un uso del corpo anche fuori dai cànoni dei vocabolari tecnici e maggiormente a favore della qualità delle energie degli interpreti, in tutto il loro potenziale di estensione, flessione e contrazione.

Forse, in questo lavoro di Astolfi si cela anche una personale idea di arte contemporanea. E in una accezione che sembra trascendere ragioni stilistiche o di genere, ma che indica più profonde richieste a livello formativo e relazionale, perché il movimento rivela la persona, immediatamente. Astolfi si interroga allora sull’idea di contemporaneità, ponendo la questione del tempo presente, della temporalità in movimento, secondo quella necessità che lui considera per il suo lavoro come «un aggiornamento e una evoluzione costanti». Si tratta, dunque, di «una modalità che non conosce stasi e che riconosce nei propri obiettivi la ricerca costante di una crescita globale».

Spellbound Contemporary Ballet è una formazione italiana guidata dal coreografo romano Mauro Astolfi. I suoi lavori sono spesso ispirati a precise linee narrative disegnate anche in modalità astratte ma sempre in rapporto a un movimento di forte suggestione teatrale. Spellbound è una compagnia nata a cavallo tra il 1994 e il 1995, ma nel 2011 ha esteso il suo nome ‘storico’ con l’accezione di Contemporary Ballet. In questo cambiamento si precisa anche una poetica, oltreché l’esigenza di uno stile. Da una parte, l’espressione di una danza che si offre al pubblico con un vocabolario ampio e in continua sperimentazione, dall’altra la coerente conferma di una forza, di una convinzione in una personale «filosofia professionale» praticata come in costante evoluzione.

Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via Verdi 41, al numero di telefono 0523.492251 o al fax 0523.320365 o all'indirizzo mail biglietteria@teatripiacenza.it.