Fatture false e società fittizie in Slovenia. Così facevano i soldi: 4 arresti

Sarebbero riusciti ad ottenere importanti crediti dalle banche che poi avrebbero trasferito in quattro società slovene fittizie attraverso un ingegnoso sistema di fatture false. Dopodiché con le carte di credito avrebbero ritirato montagne di denaro che finivano sui conti correnti personali. Questo il sistema "criminale" smascherato dalla compagnia di Pavia della Guardia di Finanza a seguito di indagini difficili e certosine coordinate dal piemme Antonio Colonna. Ad architettarlo quattro persone che erano alla testa di tre aziende, una costituita a Milano, una a Pistoia e una a Piacenza, la Line Expeess srl con sede a Le Mose che ha operato attivamente fino al 2010 nel campo dell'autotrasporto. Un giro che avrebbe fruttato loro qualcosa come tre milioni di euro (960mila accertato attraverso la società piacentina). Per queste la procura di Piacenza ha emesso un ordine di custodia cautelare. Si tratta di una 42enne siciliana residente a Pavia, legale rappresentante della società con sede a Piacenza, che si trova ai domiciliari; in carcere a Como c'è invece un 44enne bergamasco; mentre sono latitanti un altro bergamasco di 66 anni e un toscano di 58. Per tutti le accuse sono di bancarotta, violazione tributaria e ricorso abusivo al credito, ma verranno anche perseguiti dalle autorità slovene per riciclaggio. È infatti dalla autorità giudiziaria slovena che è partito l'input. Si erano infatti accorti della nascita un pò sospetta di società con rappresentanti italiani che tuttavia non operavano, ma che introitavano grandi quantità di denaro. Di fatto scatole vuote. Sulla base degli accertamenti condotti dalla Finanza, il sistema funzionava così: le tre società italiane riuscivano ad ottenere crediti dalla banche (è stato finora accertato da sei istituti di credito tra cui le due banche piacentine) spesso presentando fiedeiussioni fittizie. Poi, con bonifici vari, pagavano fatture false alle società slovene. In questo modo fiumi di denaro confluivano su conti sloveni che successivamente venivano "svuotati" e intascati dai quattro. Una "pacchia" durata per diversi mesi e che avrebbe permesso loro di guadagnare tre milioni di euro. Fino a quando la Finanza non è intervenuta. Interrompere la trama è stato possibile grazie anche alla fattiva collaborazione tra le autorità giudiziarie italiane e slovene, mediata dalla Eurojust, organismo internazionale formato da magistrati con lo scopo di coordinare le indagini su scala internazionale.

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