Sono 2403 le donne che, avendo subito violenza, hanno telefonato o si sono presentate direttamente a una Casa o a un Centro antiviolenza del Coordinamento dell’Emilia-Romagna dall’1 gennaio al 31 ottobre 2013: sul totale, 2022 (l’84,1%) rappresentano nuovi contatti, mentre 381 (il 15,9%) sono donnegià inserite in un percorso. Un dato in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando erano state 2278 donne a subire violenza e a chiedere aiuto (per poi raggiungere a fine dicembre 2012 quota 2493 donne accolte, di cui 2138 nuovi contatti). I dati raccolti dal Coordinamento delle Case delle donne e dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna (11 strutture da Piacenza a Rimini; sul territorio sono presenti altre 6 realtà che, pur non facendo monitoraggio dei dati, in maniera differenziata offrono servizi di ascolto, accoglienza, consulenza e formazione) sono stati presentati stamani, in vista del 25 novembre,Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Per l’occasione sono state illustrate anche leLinee d’indirizzo per l’accoglienza di donne, bambini e adolescenti, recentemente approvate dalla giunta regionale.
“Siamo stati i primi a varare uno strumento di questo tipo, sia perché i nostri territori erano pronti, sia perché abbiamo lavorato molto come istituzioni a un provvedimento integrato, sociale e sanitario” ha sottolineato l’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi a proposito delle Linee.“Le politiche di questa Regione non ritengono tollerabile nessuna forma di violenza – ha ribadito Carlo Lusenti, assessore alle Politiche per la salute – . Ogni anno, centinaia e centinaia di persone si rivolgono ai pronto soccorso presenti sul territorio perché hanno subito violenza; con queste Linee di indirizzo, sviluppate da professionisti che lavorano sul campo, vogliamo fare un passo avanti dal punto di vista dell’omogeneità nella prassi dell’accoglienza e presa in carico”. La vicepresidente della giunta Simonetta Saliera ha parlato del sostegno economico fornito dalla Fondazione regionale per le vittime di reato, “che per oltre il 50% dei casi si rivolge a donne, purtroppo la casistica è questa”. Saliera ha inoltre ricordato come a Cervia, in un bene confiscato alla criminalità organizzata, si stia aprendo una casa rifugio per donne vittime di violenza. L’assessore Donatella Bortolazzi (Pari opportunità) ha ricordato il lavoro fatto in questi anni all’interno della Regione “perché ci fossero politiche trasversali sul tema: solo ‘aggredendo’ un problema da più versanti si può arrivare a un cambiamento”. Bortolazzi ha parlato inoltre dell’impegno dell’assessorato nel contrasto agli stereotipi sessisti, con progetti e iniziative a partire dalla scuola, e dell’avvio di una collaborazione con il Corecom regionale per costruire un percorso di sensibilizzazione con gli operatori della comunicazione. Alla conferenza stampa di oggi era presente anche Roberta Mori, presidente della Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini: “Il progetto di legge quadro che sarà presto al vaglio dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna – ha sottolineato – non è altro che la declinazione territoriale di uno strumento che dovrà porre le politiche di genere, di parità e antidiscriminatorie a fondamento del nostro Stato di diritto”.
Il “profilo” delle donne che subiscono violenza
Per quanto riguarda la nazionalità delle “lei” che per la prima volta, da gennaio a fine ottobre di quest’anno, hanno chiesto aiuto, 1228 sono italiane, 718 straniere (delle rimanenti 76 non si conosce la provenienza). In buona parte (1446 casi, il 78,2%) si tratta di donne con figli; figli che, per il 48,4% dei casi (1191, sui complessivi 2460) hanno subito a loro volta violenza, diretta o assistita. In base alle indagini condotte negli anni precedenti, risulta tendenzialmente stabile nel tempo il profilo anagrafico di chi si rivolge a una Casa o a un Centro antiviolenza: si tratta perlopiù di donne tra i 30 e i 49 anni, prevalentemente coniugate o conviventi, all’80% con figli/e, e una scolarità medio alta. C’è un dato di fondo che si ripete in oltre l’80%dei casi, e cioè che la violenza è compiuta da un partner (fidanzato, convivente, marito) o un ex: una figura dunque nota.
I casi di femicidio
Per femicidio si intende, secondo la definizione della criminologa Diana Russell, “la morte della donna (quale) esito/conseguenza di atteggiamenti o pratiche sociali misogine”. Il femicidio è l’uccisione di donne o bambine commessa da mano maschile, a causa della loro appartenenza al genere femminile. In Italia, stando alle indagini condotte dalla Casa delle donne per non subire violenza di Bologna sulla stampa, sono state 126 nel 2012, 130 nel 2011, 129 nel 2010, e complessivamente 908 dal 2005 le donne uccise in ragione del loro esser donne. Secondo quanto emerge dalle indagini, nel 60% dei casi registrati la donna aveva o aveva avuto una relazione di intimità con colui che l’ha uccisa. Nei primi dieci mesi del 2013 (dati al 30 ottobre), si contano già 10 femicidi e 10 tentati femicidi in Emilia-Romagna; 109 i femicidi a livello nazionale.
Uomini violenti: esperienze innovative in Emilia-Romagna
Da anni la Regione lavora in forma integrata con il territorio per il contrasto e la prevenzione della violenza contro donne e minori, per abbattere gli stereotipi e per favorire una cultura del rispetto, dell’autonomia e della dignità, promuovendo al tempo stesso la creazione di reti territoriali realizzate dai soggetti pubblici e privati, in modo da garantire l’accoglienza delle vittime di violenza. Sono state avviate inoltre esperienze innovative per il trattamento di uomini violenti, a partire da “Liberiamoci dalla violenza”, sportello dell’Azienda Usl di Modena attivato dal 2011 (con il contributo della Regione). Si tratta ad oggi dell’unica struttura pubblica in Italia per il trattamento socio-sanitario degli autori di maltrattamenti intrafamiliari, che si avvale di personale (tutto al maschile) formato da “Alternative to violence” di Oslo (Atv), il più importante centro a livello europeo nel trattamento degli uomini autori di violenze. Dal 2 dicembre 2011 al 31 ottobre 2013 lo sportello è stato contattato da 254 persone di cui 86 uomini (per avere informazioni sul Centro o per richiedere un appuntamento), 40 donne ( che hanno chiesto informazioni per inviare compagni/mariti),128 persone a vario titolo interessate sull’ argomento. Finora sono state circa 60 le persone inserite in un percorso terapeutico; attualmente sono in trattamento individuale 25 uomini di cui 3 stranieri, di età compresa tra i 27-65 anni; 13 i trattamenti conclusi. Altra esperienza recentemente avviata (novembre 2012) è quella dell’onlus Centro di ascolto uomini maltrattanti di Ferrara (Cam): a fine agosto 2013 erano 22 gli uominiche avevano contattato il Centro, 1 uomo inviato al Centro dai servizi del territorio, 7 quelli che avevano iniziato il percorso; 18 le donne che avevano contattato il centralino, 67 i colloqui svolti complessivamente.
Le Linee d’indirizzo per l’accoglienza di donne, bambini e adolescenti della giunta regionale
La giunta regionale ha approvato recentemente le Linee di indirizzoper l’accoglienza e la presa in carico delle donne vittime di violenza di genere (assessorato Politiche sociali) e di bambini e adolescenti vittime di maltrattamenti/abuso (Politiche per la salute). Si tratta di uno strumento per ottimizzare ed estendere modalità idonee di accoglienza e cura, in modo da perseguire e sviluppare politiche attive sempre più adeguate che riconoscano e contrastino il fenomeno della violenza e promuovano supporti per tutti gli individui che ne sono vittima.
Donne
Le linee definiscono le azioni e le funzioni da attivare distinguendo il momento dell’accoglienza e quello dellapresa in carico di donne vittime di violenza. Richiedono di individuare un referente e/o un’equipe di professionisti di riferimento della rete per l’accoglienza di vittime di violenza di genere. Le linee promuovono un approccio culturale più ampio e completo ai temi della violenza di genere; l’attuazione è affidata alle Conferenze territoriali sociali e sanitarie che creano un apposito documento, oggetto poi di Piani operativi distrettuali, territoriali o ospedalieri. Nei Piani operativi si dovranno articolare in forma specifica i due diversi ambiti di intervento, e precisamente l’accesso e l’accoglienza. Ogni territorio deve definire, identificare e rendere note le porte d’accesso e le modalità di attivazione e contatto della propria rete di accoglienza delle donne vittime di violenza. Nella fase di accesso si realizza anche una prima valutazione dei bisogni e dello stato di sicurezza della donna. Per quanto riguarda l’attività di presa in carico si differenzia in due percorsi, a seconda che venga riscontrata una situazione di emergenza o che la donna si rivolga ai servizi in un qualsiasi punto della rete in un momento successivo. Coincide con l’avvio della progettazione del percorso di messa in sicurezza e di autonomia della donna.
Bambini e adolescenti
Rendere omogeneo su tutto il territorio regionale il percorso di accoglienza e cura dei bambini e degli adolescenti che hanno subito maltrattamenti o abusi. Favorire il confronto e l’integrazione tra professionisti e servizi per migliorare ulteriormente l’assistenza e fare in modo che protezione, tutela e cura abbiano al centro il bisogno della persona. Le “Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento/abuso”, adottate dalla giunta, affrontano un problema di salute pubblica da contrastare attraverso la prevenzione, la rilevazione precoce del fenomeno, la protezione e la cura della vittima, il consolidamento di azioni multidisciplinari (sociali, sanitarie, educative, giuridiche) e integrate dei servizi. Sono rivolte a tutti i soggetti coinvolti in quest’ambito: servizi sanitari, servizi sociali, scuola, servizi educativi rivolti all’infanzia, associazioni e strutture del terzo settore (organizzazioni di volontariato, sportive, centri di aggregazione), forze dell’ordine, autorità giudiziaria. Dall’analisi dei principali tipi di maltrattamento/abuso (fisico, sessuale, trascuratezza grave, eccesso patologico nelle cure, violenza assistita ossia quelle situazioni in cui i bambini si trovano ad assistere a violenza), le linee di indirizzo approvate dalla giunta affrontano la metodologia di intervento, i modi e i processi per riconoscere e far emergere le situazioni di malessere, l’attivazione dei servizi e il lavoro in rete. Prima avviene il riconoscimento dei segnali di malessere, più efficaci saranno gli interventi di protezione e cura. A livello organizzativo l’attuazione delle linee di indirizzo spetterà a coordinamenti locali che coinvolgono le Conferenze territoriali sociali e sanitarie, le Aziende sanitarie, gli enti locali.
Il convegno “Ma l’amore non c’entra” e il percorso/istallazione
Numerose le iniziative che vengono realizzate in Emilia-Romagna in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Giunta e Assemblea legislativa regionale organizzano per il 25 novembre a Bologna (sala Polivalente della Regione, viale Aldo Moro 50) il convegno “Ma l’amore non c’entra”, con la proiezione del video “La violenza sulle donne raccontata dai media”, la presentazione infografica sul fenomeno della violenza di genere, il video sulle Linee di indirizzo e una serie di letture. Interverranno Roberta Mori, presidente Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra uomini e donne, e Teresa Marzocchi, assessore regionale Politiche sociali. In occasione del convegno, nell’atrio della Regione (sede Assemblea, viale Aldo Moro 50) sarà possibile fare un percorso/istallazione attraverso gli elementi più significativi che riguardano la violenza di genere e il femminicidio in Emilia-Romagna.