La violenza contro le donne si deve contrastare sin dalla scuola, attraverso la funzione educativa che gli istituti devono avere, è questo il messaggio che le donne lanciano attraverso il nostro sondaggio effettuato per le strade di Piacenza. La voce unanime dice che c’è bisogno di informare le nuove generazioni, di stroncare sul nascere atteggiamenti prevaricatori e di fornire, tramite la scuola gli insegnamenti al rispetto delle differenze di genere.
Una signora anziana fa un raffronto con i tempi passati e dice al nostro microfono che il rispetto e l’ educazione che c’erano una volta nei confronti della donna non ci sono più. Due ragazze, invece chiedono più sicurezza e sono convinte che occorra più coraggio da parte della donna nel reagire denunciando i soprusi e vincendo la paura.
Una parte delle colpe di questi atteggiamenti prevaricatori viene addebitata ai media, soprattutto alla pubblicità che mostra sempre più spesso donne come oggetti. Il messaggio che passa è quello di un’ identità oggetto in cui la donna è utilizzata più come un corpo che come una persona.
Donatella Scardi, presidente di Telefono Rosa Piacenza, con la quale abbiamo brevemente analizzato i risultati delle nostre interviste, afferma che il problema è culturale e non di donne contro gli uomini ed è d’ accordo sull’ educazione, sin dalla scuola “Nel 2000 abbiamo iniziato un percorso nelle scuole che continua fino ad oggi”.
La voce anche alle donne della politica piacentina: le consigliere comunali Giulia Piroli e Lucia Rocchi sono d’ accordo sull’ importanza della scuola nel prevenire comportamenti di prevaricazione dei “maschi” nei confronti delle donne e di far crescere nelle donne stesse la consapevolezza della loro dignità e a pretenderla a tutti i costi, come afferma la Rocchi.
“E’ un fenomeno da contrastare, non più un’emergenza”, secondo Giulia Piroli che poi fa una riflessione sulle responsabilità dei media e della comunicazione, che impongono un certo tipo di modelli e veicolano comportamenti maschilisti.
Secondo Katia Tarasconi il problema principale rimane l’ allontanamento della donna da chi commette violenza. “Una volta fatta la denuncia, spesso chi l’accompagna a casa – afferma l’ assessore – è proprio chi ha perpetrato la violenza”, occorre quindi creare più luoghi nei quali una donna può sentirsi protetta dopo aver denunciato le violenze.
Molte donne hanno paura o vergogna di denunciare la violenza e continuano a trovarsi in situazioni molto difficili. E’ compito delle istituzioni – ancora secondo la Tarasconi – stare vicino alla donna e farle capire che c’è un’alternativa rispetto a quella di vivere in un mondo fatto di violenza.