124 femminici in Italia nel 2012. 148 telefonate, nella sola Piacenza, di denuncia per soprusi e maltrattamenti. Questi i dati che fotografano al contempo una realtà inquietante e la volontà di dire “basta” da parte delle vittime, come ha sottolineato Donatella Scardi di telefono Rosa, presente oggi al corteo organizzato dal comitato 25 novembre contro la violenza sulle donne. “Fino a vent'anni fa la donna si teneva tutto dentro, oggi invece ha il coraggio di venire allo scoperto e denunciare i soprusi subiti”. Un corteo partecipato, in larghissima parte da donne, che si è articolato lungo le vie del centro, alternando momenti di riflessione e performance artistiche. Spillette e scarpe rosse, a simbolo del sangue versato dalle vittime, vestiti lasciati per terra sotto i portici di Palazzo Gotico e sedie vuote a cui bambole immobili restano appese con un filo. Simboli dell'assenza che la morte violenta porta con sé e che mutila le famiglie e ferisce nel profonda la società, come ha voluto ribadire Laura Bocciarelli, presidente di Avis nel suo appello lanciato al microfono da Piazza Cavalli ai presenti: “E' necessario educare diversamente le giovani generazioni, rieducare i responsabili delle violenze e imporre pene severe che indichino fino a che punto la società considera grave questo fenomeno. Ma anche i media dovranno contribuire, smettendola di parlare di tragedie della gelosia e riconoscendo il malinteso che sta alla radice di questo fenomeno” che vede la donna oggetto di possesso e non soggetto di relazione. Solo cosi forse, sarà possibile pensare un futuro senza più donne vittime di violenza.