Il 25 novembre ricorrerà la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Da più parti si era levata la richiesta che non fosse solo un giorno ad essere dedicato a questa commemorazione ma bensì una intera settimana, costellata di manifestazioni, incontri e dibattiti sul tema.
Ancora non ci si è arrivati appieno ma questo pomeriggio a Piacenza ha preso il via una "tre giorni" rivolta a questa tematica alla quale ci si presenta, purtroppo, con un triste conteggio di vittime che ogni anno aumenta. In Italia sono 109 le donne uccise dall’ inizio dell’ anno.
I NUMERI DELLA VIOLENZA IN REGIONE – Sono 2403 le donne che, avendo subito violenza, hanno telefonato o si sono presentate direttamente a una Casa o a un Centro antiviolenza del Coordinamento dell’Emilia-Romagna dall’1 gennaio al 31 ottobre 2013: sul totale, 2022 (l’84,1%) rappresentano nuovi contatti, mentre 381 (il 15,9%) sono donne già inserite in un percorso.
Tra le 2.403 donne che hanno chiesto aiuto 1.228 sono italiane, 718 straniere (delle rimanenti 76 non si conosce la provenienza). In buona parte (1.446 casi, il 78,2%) si tratta di donne con figli che, nel 48,4% dei casi (1.191, sui complessivi 2.460) hanno subito a loro volta violenza, diretta o assistita. In base alle indagini condotte negli anni precedenti, risulta tendenzialmente stabile nel tempo il profilo anagrafico di chi si rivolge a una Casa o a un Centro antiviolenza: si tratta di donne tra i 30 e i 49 anni, prevalentemente coniugate o conviventi, all'80% con figli, e una scolarità medio alta.
C'è poi un dato di fondo che si ripete in oltre l'80% dei casi: la violenza è compiuta da un partner (fidanzato, convivente, marito) o un ex, una figura dunque nota o che vive sotto lo stesso tetto della vittima.
Come dicevamo, si tratta di un dato in crescita rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando erano state 2278 donne a subire violenza e a chiedere aiuto (per poi raggiungere a fine dicembre 2012 quota 2493 donne accolte, di cui 2138 nuovi contatti).
I dati raccolti dal Coordinamento delle Case delle donne e dei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna (11 strutture da Piacenza a Rimini; sul territorio sono presenti altre 6 realtà che, pur non facendo monitoraggio dei dati, in maniera differenziata offrono servizi di ascolto, accoglienza, consulenza e formazione) sono stati presentati in Regione ieri, in vista del 25 novembre.
Ma se da un lato si evidenzia l' incremento dei maltrattamenti, dall' altro si registra la crescita della consapevolezza nelle donne che uscire dalla violenza si può, e chiedere aiuto si può e si deve.
A febbraio, Telefono Rosa Piacenza compirà 20 anni, a ricordarlo è la sua presidente, Donatella Scardi, con la quale affrontiamo anche il tema dell’ aumento dei casi di violenza. Per fortuna aumentano anche le donne che con fiducia chiedono aiuto anche se, secondo il Consiglio Europeo, ha individuato un’esigenza per l’ Italia di 5700 posti letto ma ne abbiamo solo 500. “Più che le leggi necessitiamo di concretezza – afferma Scardi – e le donne che denunciano devono avere tempi brevi, canali preferenziali, perché il tempo che passa uccide la donna”.
IL CORTEO PIACENTINO – Nel pomeriggio di oggi si è svolto per le strade del centro città un evento molto suggestivo, purtroppo disturbato dalla pioggia, organizzato dal Comitato 25 novembre al quale aderiscono Coordinamento Donne Spi CGIL, Telefono Rosa, Anpi, Arci, Avis, Il Pane e Le Rose, Ambiente Lavoro, Auser, Libera e Cantiere Simone Weil.
La manifestazione, patrocinata dal Comune di Piacenza, ha avuto l’ intento di promuovere anche nella nostra città iniziative di sensibilizzazione in occasione del prossimo 25 novembre e lo ha fatto con un corteo, partito dal Corso e arrivato in Piazza Cavalli. Lungo il percorso ci sono state due soste, una in largo Battisti ed una in piazza Duomo dove si è svolta una performance a forte impatto emotivo: alcune donne vestite di nero e con guanti e scarpe rosse, si sono truccate e il loro gesto, lento, appare normale fino al momento in cui il rossetto “sbava” e il mascara cola e il volto della donna si trasforma in una maschera di violenza.
Il corteo si è poi mosso, lungo via XX Settembre fino a giungere sotto i portici del Gotico. La fila scorre composta, silenziosa, partecipata, composta in larghissima parte da donne, il silenzio viene interrotto da momenti di riflessione. In Piazza Cavalli, sotto i portici ci sono i vestiti lasciati per terra e sedie vuote a cui bambole immobili restano appese con un filo. Simboli dell'assenza che la morte violenta porta con sé e che mutila le famiglie e ferisce nel profonda la società, come ha voluto ribadire Laura Bocciarelli, presidente di Avis nel suo appello lanciato al microfono da Piazza Cavalli ai presenti: “E' necessario educare diversamente le giovani generazioni, rieducare i responsabili delle violenze e imporre pene severe che indichino fino a che punto la società considera grave questo fenomeno. Ma anche i media dovranno contribuire, smettendola di parlare di tragedie della gelosia e riconoscendo il malinteso che sta alla radice di questo fenomeno” che vede la donna oggetto di possesso e non soggetto di relazione.
LE SCARPE ROSSE – Si chiama proprio Zapatos Rojos (scarpe rosse) il progetto dell'artista messicana Elina Chauve che nel 2009 raccolse 33 paia di scarpe rosse per disporle tra vie e piazze di Ciudad Juárez quale metafora di una marcia silenziosa ma di protesta di e per donne assenti, uccise o rapite e mai tornate a casa. Da allora questo progetto viaggia per il mondo con le scarpe che sono cresciute di numero, alle quali si sono aggiunte quelle portate dalla gente: piccole impronte attraverso cui manifestare la propria solidarietà verso quelle donne che, in tutto il mondo, hanno subito e subiscono violenze. Oggi questo progetto ha idealmente, ma anche concretamente, fatto tappa a Piacenza.