Inaugurato il monumento all’Emigrato, Trespidi: “In Provincia per unire”

 Da oggi il palazzo della Provincia è la nuova casa del monumento-simbolo dedicato agli emigrati piacentini. La statua è il frutto del concorso di idee promosso dal liceo artistico Cassinari che ha decretato vincitore il lavoro di Giulio Biasini. 
La Provincia ha deciso di collocare l'omaggio agli emigrati nel luogo che idealmente raccoglie e riunisce tutto il territorio piacentino. “La Provincia  – ha spiegato il presidente della Provincia Massimo Trespidi – è ed è stata la sede del dialogo, del confronto e dell'incontro tra tutti i Comuni: lasciare un segno così importante nel cuore della Provincia significa riunire idealmente in un solo luogo e in un solo momento i tanti Comuni piacentini che nel corso della storia hanno visto partire concittadini e concittadine. In un momento in cui si fatica ad investire sui giovani, si è scelto di rendere gli studenti protagonisti di un'opera importante per l'intera comunità e il risultato è ottimo. Proprio al mondo dell'istruzione vorrei lanciare un appello: studiare e tramandare il fenomeno dell'emigrazione significa non dimenticare una parte del nostro passato che rischia di scomparire insieme ai suoi testimoni.”. 
La statua, che è stata realizzata in marmo di Carrara (del peso di 90 chili), è stata collocata nell'atrio del palazzo di corso Garibaldi ed è visibile al pubblico. Alla cerimonia di inaugurazione hanno preso parte gli amministratori della Provincia, i sindaci, le autorità, le scuole, le associazioni piacentine e i soggetti che hanno contribuito alla realizzazione del progetto. “Ringrazio – ha aggiunto Trespidi – la Fondazione di Piacenza e Vigevano (che ha finanziato il 50% dell'opera), la Banca di Piacenza (che ha offerto il suo contributo per la realizzazione del sostegno che consente di esporre il monumento), il liceo artistico Cassinari che ha realizzato – tramite un concorso di idee coordinato da Abele Vadacca – il progetto della statua, i Padri Scalabriniani e il quotidiano Libertà. Ma un ringraziamento particolare va all'associazione Piacenza nel Mondo e al suo presidente Sandro Molinari, senza il cui impegno e senza la cui passione il progetto non avrebbe visto la luce”. 
Il monumento, si diceva, è la riproduzione del bozzetto creato dallo studente del Cassinari Giulio Biasini. “E' una grande soddisfazione – ha detto Biasini – vedere l'opera realizzata. Questo progetto mi ha consentito di conoscere da vicino il mondo del lavoro: ringrazio la Provincia per l'opportunità”. L'opera rappresenta una sola mano che reca un germoglio in un mondo lontano e diverso dove gli alberi si trasformano in palazzi. Le fondamenta poggiano su rami  vitali in un nuovo mondo nato da lavoro e braccia forti e coraggiose che però non dimenticano le origini e la terra natìa. Le radici legano la mano, che, per quanto si trascini, non reciderà la sue radici. Il progetto è stato scelto all'interno di una rosa di undici bozzetti (che la Provincia ha ospitato in sala Consiglio a disposizione del pubblico). I primi tre lavori classificati sono stati realizzati da: Giulio Biasini, Serena Caroli e a pari merito Valentina Topa e Samudrika Manimendra. I rimanenti calchi sono invece opera di: Letizia Fusari, Vasia Trabacchi, Jessica Carinini, Francesca Sfolcini, Francesco Filippa, Letizia Saccagno, Sara Magistrali e Luca Ferrari. 
“Gli emigrati – ha ricordato il presidente dell'associazione Piacenza nel Mondo Sandro Molinari nel suo lungo e appassionato intervento – hanno contribuito, attraverso il loro lavoro, a costruire un'immagine positiva dell'Italia. L'evento di oggi ha un'importanza straordinaria, al di là dei  possibili dibattiti. Propongo di intitolare uno spazio pubblico ai piacentini che sono emigrati. L'associazione Piacenza nel Mondo sta progettando una raccolta museale dei ricordi e delle testimonianze dei concittadini che hanno lasciato il nostro territorio”. Grande soddisfazione per la realizzazione del monumento è stata espressa anche dalla presidente della Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel mondo Silvia Bartolini. 
“Il monumento  – ha concluso Trespidi – è il simbolo della forte sensibilità del popolo piacentino nei confronti dei suoi emigrati, è il segno della nostra volontà di conservare la memoria storica del vastissimo fenomeno dell'emigrazione che ha interessato il nostro territorio e ancora oggi, pur in forme diverse, continua ad essere presente. C'è una frase che mi ha colpito in particolar modo della  “Storia dell'associazione nazionale Alpini” in occasione della recente adunata a Piacenza. Nella sincera volontà di stare insieme delle diverse delegazioni degli Alpini rivedo il profondo legame che unisce gli emigrati alla Patria e il piacere di ritrovarsi. “Il piacere, intimo, personalissimo non delegabile ad alcuno di stare insieme, volontariamente insieme, uniti, volontariamente uniti per vivere poche ore o due o tre giorni tra la propria gente, la gente con la quale si trasmette sulla stessa lunghezza d'onda: basta uno sguardo che brilla in un certo modo, una stretta di mano, uno specchiarsi uno nell'altro per l'orgoglio, sobrio e solido di onorare insieme, tutti insieme in quel giorno, i grandi valori che si onorano ogni giorno”.

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