Il comitato Acqua bene comune esprime preoccupazione per il dibattito politico legato al processo di riorganizzazione del servizio idrico integrato. Secondo il comitato Iren ha promesso investimenti sulla rete inferiori rispetto a quelli necessari e accusa il Comune e la Provincia di aver riallacciato rapporti con l’ente gestore senza tenere in considerazione l’esito del referendum.
Ecco il comunicato integrale del Comitato.
"Apprendiamo dalla stampa che addirittura entro fine novembre si dovrebbero prendere decisioni sul futuro del Servizio Idrico Integrato.
Una accelerazione a dir poco sospetta. Ci chiediamo quale sia l'orientamento che stanno maturando Ufficio di Presidenza di Atersir e Sindaci della Provincia, visto che non si è saputo più nulla del "tavolo tecnico provinciale", di cui si è tenuta solo una riunione diversi mesi fa, chiusa al pubblico nonostante le nostre richieste e con la sola partecipazione di un rappresentante del comitato referendario. Allo stesso modo il percorso "partecipato" comunale non ha portato ad alcuna conclusione ed è stato fino ad ora chiaramente pilotato in direzione opposta all'applicazione dei referendum.
Chiediamo se verranno convocate riunioni del tavolo tecnico provinciale o altri incontri “partecipativi” prima della prossima riunione del Consiglio Locale di Atersir, e se in tale riunione verranno già votate decisioni in merito alla gestione dell’acqua.
Lo scenario che ci troviamo di fronte è desolante. I percorsi partecipati sono stati fino ad oggi inesistenti o palesemente pilotati. La politica si sta arroccando a porte chiuse nel Palazzo, e abbiamo l'impressione che stia tramando alle spalle dei cittadini e della volontà popolare espressa con i referendum. Non si sa più niente dello studio economico commissionato da Atersir alla Società Nera. Perché non viene reso pubblico affinché i cittadini abbiano tempo di esaminarlo e fare osservazioni? E' stato illustrato a tutti i Sindaci della Provincia affinché possano prendere una decisione consapevole e non all'ultimo minuto?
Assistiamo a una continua mistificazione dell'esito referendario, per cui si vuole addirittura far credere che il referendum lasci semplicemente libertà di scelta tra tutti i tipi di gestione, dimenticando completamente il 2° quesito che ha abrogato la remunerazione del capitale investito, e quindi il profitto, dalla gestione dell'acqua.
Nonostante il referendum Iren continua a fare profitti sull'acqua, e forse continuerà a farlo grazie alla politica che ha delegato all'AEEG il compito di “inventare” un nuovo metodo tariffario che reintroduce sotto mentite spoglie il profitto abrogato dal referendum. Il Forum dei Movimenti per l’Acqua e Federconsumatori hanno presentato ricorso contro questa tariffa-truffa, e a breve si terrà la prima udienza.
Nel frattempo Iren, nonostante i profitti che continua a percepire indebitamente in bolletta, non realizza gli investimenti previsti e già finanziati dalle bollette dei cittadini.
Per tutta risposta l'Ufficio di Presidenza di Atersir, che solo pochi mesi fa minacciava azioni legali nei confronti di Iren, sembra essere passato ad accettare entusiasta la proposta del gestore, dopo un incontro a porte "chiusissime" con il nuovo presidente di Iren, l’ex ministro Profumo.
La proposta avanzata da Iren, di effettuare in media 10 milioni all'anno nel triennio 2013-2015, è una presa in giro nei confronti del territorio piacentino.
Infatti il Piano d'Ambito ne prevede 15 all'anno, e in base a questi sono state calcolate le nostre tariffe, sicché accettarne solo 10 significa regalare esattamente 5 milioni all'anno ad Iren, se le tariffe non si riducono in proporzione; come se non bastasse, vi sono ancora circa 12 milioni di investimenti pregressi non realizzati!
E intanto si continuano a sparare cifre gonfiate sui costi di ripubblicizzazione: sono 30 milioni quelli stimati da Iren ma qualcuno (che non vuole ripubblicizzare) parla addirittura di 90, anziché avviare una trattativa con il gestore come accade a Reggio Emilia e come avviene normalmente in questi casi.
Diversi amministratori, anche a livello locale, hanno denunciato i mancati investimenti dei gestori privati e misti e ci eravamo illusi che il contributo dell'assessore Mirko Tutino, più volte invitato anche dagli amministratori locali, potesse aiutarci verso una strada coerente con il voto degli italiani, come quella che sta seguendo Reggio Emilia.
Non vorremmo che Piacenza si ritrovasse invece con un referendum violato, un rinnovato abbraccio al privato e tariffe illegittime, senza che nessuno sia stato capace di risolvere il problema attuando la volontà popolare.
Siamo di fronte a una decisione storica per il territorio piacentino, ed è necessario opporsi con forza a questo scenario, a partire da tutti i cittadini e da quella “buona politica” che speriamo esista ancora.