Basta pronunciare il nome di Luca Albanese e chiunque a Piacenza, ma non solo, torna con la memoria allo scorso giugno, torna a una delle tragedie più agghiaccianti che le cronache piacentine abbiamo mai registrato: il piccolo Luca, 2 anni, è morto legato al sedile posteriore dell’auto di suo padre parcheggiata al sole per tutta la giornata. Morto soffocato e disidratato: quell’abitacolo era diventato un forno con una temperatura registrata all’interno di oltre 60 gradi. Una morte orrenda che ha gettato nello sconforto più nero il papà di quel bimbo, Andrea Albanese, 39 anni, dirigente d’azienda, vittima di una tragica distrazione, di una maledetta dimenticanza costata la vita al figlio che lui adorava e per il quale viveva.
E se Andrea Albanese è riuscito e sta riuscendo ad andare avanti è solo grazie alla causa che ha deciso di abbracciare: “Mai più morti come Luca” l’ha chiamata su Facebook, in tv, in radio e sui giornali di tutta Italia. Una battaglia per rendere obbligatorio sulle auto l’utilizzo di dispositivi che impediscano alla frenesia e allo stress di prendere il sopravvento, evitando disgrazie come quella che ha colpito la famiglia Albanese: Luca prima di tutti, ma poi il papà, la mamma, i nonni e tutti quelli che gli volevano bene.
Appelli, raccolte di firme, petizioni: tutte iniziative che sino ad oggi avevano portato a un gran parlare del caso, della vicenda e del tema in genere (anche ai massimi livelli istituzionali) ma non avevano ancora prodotto un risultato concreto.
Ora il primo risultato concreto c’è e arriva da Bologna. Due papà, sconvolti dalla tragedia del piccolo Luca, si sono messi d’impegno e, coinvolgendo tecnici di alto livello, hanno prodotto il primo sistema nato per la prevenzione di casi come quello in questione.
Il dispositivo si chiama Remmy, dall’inglese remember che significa letteralmente ricordare, ed è per l’appunto il primo sistema per la prevenzione e protezione dei bambini in auto.
L’idea di Remmy nasce quando Carlo Donati e Michele Servalli, colleghi di lavoro ed entrambi papà, sconvolti dai recenti casi di bambini tragicamente dimenticati in macchina dai genitori, su tutte la tragedia del piccolo Luca Albanese, si sono accorti, dopo un’attenta ricerca, della mancanza in commercio di un dispositivo che segnali all’adulto la presenza in auto di un bimbo in auto.
Turbati dal pensiero che incidenti di questo tipo possano capitare, in condizioni di forte stress o per la freneticità della vita quotidiana, anche ai genitori più attenti e premurosi, hanno deciso di studiare loro stessi un sistema che possa evitare il rischio di dimenticare la presenza del bambino in auto e prevenire il ripetersi di tragedie simili.
Hanno così definito gli attributi del prodotto e le sue caratteristiche di funzionamento e insieme alla collaborazione con un team di professionisti specializzati nella realizzazione di apparecchiature elettroniche hanno dato vita a Remmy (www.remmy.it).
Remmy è un dispositivo di allarme acustico semplice da installare e utilizzare: è composto da un rilevatore baby collegato al seggiolino del bambino e da una cicalina sonora che si alimenta nell’accendisigari dell’auto.
Il sensore di peso alloggiato sotto la prima fodera del seggiolino comunica all’impianto centrale quando il bambino è in auto. Non appena si spegne il motore della macchina, un segnale sonoro richiama immediatamente l’attenzione dell’autista, ricordando la presenza del piccolo nella vettura ed evitando, in questo modo, fatali dimenticanze oppure distrazioni dovuti a circostanze esterne.
Il dispositivo, in corso di brevettazione sia in Italia che all’estero,