Mdpv, la droga che rende “zombie”: condannato un 40enne di Caorso

Otto mesi di reclusione, pena sospesa con la condizionale. Si è concluso così il processo a carico di un 40enne di Caorso accusato di detenzione a fini di spaccio di una particolare droga sintetica chiamata Mdpv o, per dirla con un termine scientifico, metilenediossipirovalerone, una sorta di sostanza anfetaminica molto potente (e pericolosa) utilizzata perlopiù come stimolante sessuale e venduta in alcuni casi sotto forma di “sali da bagno" (ed è così che viene definita la droga in alcuni ambienti) o di polvere bianca simile alla cocaina.

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L'Mdpv è salito agli onori delle cronache un paio di anni fa, soprattutto negli Stati Uniti, come la “droga che rende zombie” perché in alcuni casi sembra che fosse alla base di atti di cannibalismo e di strani suicidi. Letteratura e leggende a parte, si tratta comunque di una sostanza in effetti pericolosa, estrema, non certo diffusa sulle piazze italiane tant'è che il 40enne in questione si era dovuto affidare a internet per acquistarne il quantitativo di cui è poi stato trovato in possesso: 75 grammi comprati sul web e fatti arrivare dalla Spagna.

Insieme ai 75 grammi di Mdpv, però, sono arrivati anche i carabinieri del Nucleo investigativo di Piacenza che tenevano d'occhio il particolare canale di rifornimento internet di questa sostanza.

Morale, denuncia e quindi condanna. La tesi della procura, e in particolare del pm Ornella Chicca rappresentata in aula dal pubblico ministero d'udienza Arturo Jacovacci, è che l'imputato – frequentatore di feste e ritrovi decisamente particolari – non solo consumasse tale sostanza ma in qualche modo la smerciasse. Di qui l'accusa di detenzione a fini di spaccio, ritenuta sussistente dal giudice Adele Savastano che ha dunque condannato il 40enne.

«Si tratta solo ed esclusivamente di uso personale, non esiste in alcun modo la prova dell'attività di spaccio» è invece la tesi degli avvocati difensori Giorgio Parmeggiani ed Emiliano Lommi che hanno già annunciato appello dopo la lettura delle motivazioni di una sentenza considerata ingiusta.