“La giornata di oggi è servita, non dico per trovare la soluzione per a quanto pare non si riesce a trovare, ma quantomeno per riportare con forza l’attenzione sul tema degli infortuni sul lavoro”. Bruno Galvani, presidente provinciale dell’Anmil, l’associazione nazionale degli invalidi e mutilati del lavoro, è soddisfatto di questa 63esima giornata di sensibilizzazione sul tema delle morti sul avoro. Un tema sempre drammaticamente attuale come purtroppo dimostrano i dati: ci sono meno infortuni ma ci sono più vittime: 9 solo a Piacenza e solo nel 2012 contro le 4 dell’anno precedente. Segno che la cultura della sicurezza sul lavoro ha ancora da fare passi da gigante in una realtà teoricamente evoluta come la nostra.
E Galvani fa un esempio che in effetti la dice lunga: “Se si pensa che a Piacenza ci sono stati 9 morti nel 2012, il doppio del 2011, in un anno che ha fatto registrare 6 milioni di ore di cassa integrazione, la cosa deve farci riflettere molto attentamente. Un dato del genere dice chiaramente che se non ci saranno interventi organici si riuscirà a trovare una soluzione per una piaga così grave”. “Noi come Anmil rappresentiamo la coscienza criticav – prosegue il presidente provinciale – Non abbiamo la soluzione ma amplifichiamo, portiamo in evidenza un problema. Sono altri quelli che devono trovare una soluzione”.
Un problema grave e annoso che ha immediatamente convinto, senza bisogno di alcuna insistenza, un artista del calibro di Franco Scepi ad aderire alla campagna dell’associazione. E Scepi l’ha fatto a modo suo, raccogliendo l’invito dello stesso Bruno Galvani. Scepi messo in scena una performance di grande effetto, “cancellando” i più importanti monumenti d’Italia (hanno aderito 21 città, Roma compresa); uno striscione nero con scritta bianca appeso ai simboli stessi del popolo italiano, opere che na hanno segnato la storia e che di fatto rappresentano tutti in questo Paese: “Cancellando simbolicamente, per esempio, il Romagnosi di piazzetta San Francesco, è come se facessimo capire che cosa significhi cancellare una vita umana”.
Un’iniziativa che non rappresenta certo la soluzione ai problemi, ribadisce Galvani, ma che fa in modo di avvicinare a temi come la sicurezza sul lavoro anche persone che abitualmente non li considerano nemmeno.