Facchino picchiato per non entrare al lavoro, Cgil: “Episodio impunito”

 Nei giorni scorsi è stato reso noto l'epilogo giudiziario del facchino albanese che era stato malmenato mentre tentata di recarsi al lavoro presso il deposito Ikea in un giorno di sciopero indetto dalle sigle sindacali Cobas. I fatti di quel giorno, 20 dicembre 2012, sono noti: un lavoratore albanese ha raccontato che nonostante lo sciopero, peraltro indetto all'ultimo momento, aveva cercato ugualmente di recarsi al posto di lavoro. Gli era stato intimato di fermarsi, ma lui aveva ugualmente proseguito. A quel punto due persone erano passate alle vie di fatto, e lo avevano picchiato. Il testimone durante l'udienza ha continuato a sostenere di essere stato picchiato come del resto confermava il suo referto medico, e di aver identificato fra coloro che lo avrebbero malmenato, alcuni appartenenti ad un'organizzazione sindacale, non ha però saputo riconoscere i due accusati come responsabili dell'aggressione da lui subita. Da qui l'inevitabile assoluzione. 
“Come Filt Cgil di Piacenza – commenta il segretario Generale Filt, Claudio Chiesa – desideriamo rendere pubblica la nostra solidarietà nei confronti del lavoratore malmenato quel giorno e sottolineare come sia una sconfitta di tutti quando certe azioni rimangono senza colpevoli. Perché fatto salvo il diritto di sciopero sancito dalla costituzione, rimane fondamentale non travalicare le prassi del vivere civile che come ci hanno segnalato altri colleghi del facchino picchiato possono sfociare in vere e proprie intimidazioni più o meno velate. A questo clima la Cgil si oppone e risponde con iniziative sindacali e di lotta che restino nel solco delle leggi del vivere civile. Da parte nostra, terremo sempre alta la guardia affinché episodi come questo non si ripetano”. 

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