Salmonellosi, a Piacenza nel 2013 registrate 154 infezioni

Salmonellosi, in riferimento all’aumento dei casi umani comunicato ieri, il dipartimento di Sanità pubblica dell’Ausl di Piacenza informa che, nel 2013, si sono registrate finora a Piacenza 154 infezioni. Mediamente, nel 2011 e 2012, i casi sono stati un centinaio, mentre nel 2010 sono stati 144. In 61 casi umani del 2013 è stato possibile evidenziare che la salmonella isolata dalle feci ha lo stesso profilo genetico della salmonella isolata durante i controlli.

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Si ricorda che la salmonellosi è una malattia diffusa, con evoluzione clinica benigna nella maggior parte dei casi.

Le salmonelle più comuni, responsabili di oltre il 50% del totale delle infezioni gastrointestinali, sono una delle cause più frequenti di tossinfezioni alimentari nel mondo industrializzato. Le infezioni possono verificarsi nell’uomo e negli animali domestici e da cortile e selvatici, compresi i rettili domestici. I principali serbatoi dell’infezione sono rappresentati dagli animali e dai loro derivati (come carne, uova e latte consumati crudi o non pastorizzati) e l’ambiente (acque non potabili).

La gravità dei sintomi varia dai semplici disturbi del tratto gastrointestinale (febbre, dolore addominale, nausea, vomito e diarrea) fino a forme cliniche più gravi (batteriemie o infezioni focali a carico per esempio di ossa e meningi) che si verificano soprattutto in soggetti fragili (anziani, bambini e soggetti con deficit a carico del sistema immunitario). I sintomi della malattia possono comparire tra le 6 e le 72 ore dall’ingestione di alimenti contaminati (ma più comunemente si manifestano dopo 12-36 ore) e si protraggono per 4-7 giorni. Nella maggior parte dei casi la malattia ha un decorso benigno e non richiede l’ospedalizzazione, ma talvolta l’infezione può aggravarsi al punto tale da rendere necessario il ricovero. Le salmonellosi nell’uomo possono anche causare lo stato di portatore asintomatico.

L’infezione si trasmette per via oro-fecale, attraverso l’ingestione di cibi o bevande contaminate o per contatto interumano o attraverso la manipolazione di oggetti o piccoli animali in cui siano presenti le salmonelle.

Solitamente all’apparenza il cibo contaminato non presenta alcuna alterazione di colore, odore, sapore, consistenza. La contaminazione degli alimenti può avvenire al momento della loro produzione, durante la preparazione, oppure dopo la cottura a causa di una manipolazione non corretta degli alimenti. Oltre alle uova crude, sono da considerarsi alimenti a rischio latte crudo, carne e derivati (specialmente se poco cotti), salse e condimenti per insalate, preparati per dolci, gelato, frutta e verdura.

Nella maggior parte dei casi, l’infezione da salmonella si presenta in forma lieve e si risolve da sola nel giro di pochi giorni. In questi casi il consiglio è di non contrastare il fenomeno diarroico, poiché è il naturale meccanismo di difesa usato dall’organismo per espellere i germi. Di norma per la salmonella è sufficiente adottare una terapia di supporto: somministrazione di soluzioni orali reidratanti (che servono per compensare l’acqua e i sali persi con il vomito e la diarrea), fermenti lattici e probiotici.

Nonostante la salmonella sia un’infezione batterica il ricorso agli antibiotici viene sconsigliato, poiché potrebbe allungare i tempi di persistenza delle salmonelle nelle feci o indurre resistenza.  

In linea generale, per diminuire il rischio di salmonellosi, si consiglia di:

  • lavare frutta e verdura prima della manipolazione e del consumo
  • sanificare tutti gli utensili e i macchinari usati per la produzione di alimenti
  • lavare le mani prima, durante e dopo la preparazione degli alimenti
  • refrigerare gli alimenti preparati in piccoli contenitori, per garantire un rapido abbattimento della temperatura
  • cuocere tutti gli alimenti derivati da animali, soprattutto pollame, maiale e uova
  • proteggere i cibi preparati dalla contaminazione di insetti e roditori
  • evitare (o perlomeno ridurre) il consumo di uova crude o poco cotte (per esempio, all’occhio di bue), di gelati e zabaioni fatti in casa, o altri alimenti preparati con uova sporche o rotte
  • consumare solo latte pastorizzato
  • evitare le contaminazioni tra cibi, avendo cura di tenere separati i prodotti crudi da quelli cotti 
  • evitare che persone con diarrea preparino alimenti destinati alla ristorazione collettiva e assistano soggetti a rischio (bambini, anziani, ammalati).