Debutta a Piacenza in occasione della terza edizione del Festival di Teatro Contemporaneo “L’altra scena” la nuova produzione di Teatro Gioco Vita “Donna di Porto Pim”, ballata per attore e ombre dall’omonimo racconto di Antonio Tabucchi. Un progetto internazionale che vede a fianco del Teatro Stabile di Innovazione e del Festival il coproduttore francese Théâtre de Bourg en Bresse.
Appuntamento venerdì 4, sabato 5, lunedì 7 e martedì 8 ottobre alle ore 21 al Teatro Gioia (il nuovo spazio teatrale aperto a Piacenza in via Melchiorre Gioia, 20 e che proprio con il debutto di “Donna di Porto Pim” apre per la prima volta al pubblico). Lo spettacolo è il secondo in cartellone nella rassegna organizzata da Teatro Gioco Vita con Fondazione Teatri di Piacenza e Comune di Piacenza – Assessorato alla Cultura, con il sostegno di Fondazione di Piacenza e Vigevano, Tecnoborgo, Cariparma, Iren Emilia e la collaborazione dell’Associazione Amici del Teatro Gioco Vita.
“Donna di Porto Pim” è un omaggio ad Antonio Tabucchi, per il quale scrivere non era una professione “ma qualcosa che coinvolge i desideri, i sogni e la fantasia” e che per questo sarà sempre ricordato come un maestro. Il progetto è di Tiziano Ferrari e Fabrizio Montecchi. Il primo è anche attore-manipolatore unico protagonista in scena, Montecchi firma la regia e le scene. Gli oggetti e le sagome sono di Nicoletta Garioni, le musiche di Alessandro Nidi, le luci di Davide Rigodanza.
Quello di Piacenza è il debutto della versione italiana dello spettacolo. La versione francese sarà presentata nel gennaio 2014 a Bourg en Bresse.
Il racconto “Donna di Porto Pim” è stato pubblicato per la prima volta trent’anni fa, nel 1983. La donna di Porto Pim era una creatura lunare, sensuale e ambigua, che rubò l’anima di un baleniere e ne fece un musicista; fino a quando, per riscattare il tradimento previsto, la sconfitta annunciata, la natura assassina di lui pretese un tributo di sangue, e fu la morte per lei. Un naufragio ultimo, di un baleniere e di una balena che irrideva chi sognava di poterla imprigionare. Com’è per l’amore, com’è per l’arte.
«Chi ci accompagna, nel racconto di questa storia d’amore e di morte, di sogno e realtà, in questo breve viaggio nel mistero dell’anima umana – spiega il regista Fabrizio Montecchi – è lo scrittore stesso, incarnato dall’attore-manipolatore. È lui il cantore di quest’epica dell’anima ed è lui che attraverso la propria testimonianza fatta di parole e gesti evoca ombre, reali e immaginarie, metafore di naufragi e naufraghi, di personaggi dagli atti mancati e dalle vite fallimentari. A fronte di un sobrio impianto scenico, un tavolo, una sedia e una parete schermo, un proliferare di ombre, agite a vista davanti e dietro allo schermo, invaderanno la scena prendendo vita dalle mani dell’attore. Creta, sabbia, legno, acqua saranno alcuni dei materiali sui quali si lavorerà per dare forma ai carnali, e nello stesso tempo impalpabili, protagonisti di questa storia. Con questa creazione Teatro Gioco Vita vuole proseguire la sua ricerca attorno alla figura di un moderno dalang, un “possibile” attore – manipolatore del teatro d’ombre contemporaneo totalmente figlio della nostra tradizione teatrale e culturale».