Antipolitica in espansione e politica incapace. Il pessimismo di Mannheimer

Mai come in questa fase storica la disaffezione alla politica da parte dei cittadini ed elettori italiani si è manifestata così chiaramente. Lo si è visto con il successo di Beppe Grillo alle ultime politiche. Una disaffezione che rende difficoltose le previsioni di voto anche da parte di sondaggisti illustri come Renato Mannheimer, volto noto della televisione italiana per le sue partecipazioni alla trasmissione di Rai Uno “Porta a Porta”, sociologo, presidente dell'Ispo che è uno dei principali istituti di ricerca e studio della pubblica opinione. Mannheimer era ospite oggi a Palazzo Galli nell'ambito del Festival del Diritto e ha partecipato come relatore a un incontro intitolato “La Repubblica che abbiamo e che vorremmo” moderato da Gaetano Rizzuto, direttore di Libertà; incontro che ha visto la presenza al tavolo dei relatori anche del politologo Gianfranco Pasquino, presidente della Società italiana di Scienza della Politica, e di Sofia Ventura, docente di Scienza politica all'Università di Bologna. 

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Abbiamo incontrato Renato Mannheimer a margine del convegno. 

Nonostante la crisi profonda della politica, il fenomeno dell'antipolitica in tutte le sue declinazioni sembra non essere in grado di rivoluzionare il sistema. Come se ne esce?

«Come se ne esce non lo so. L'antipolitica non è riuscita a rivoluzionare il sistema, per adesso, però è sempre presente e non bisogna sottovalutarla. Le percentuali di adesione a Grillo non danno la misura completa dell'antipolitica che in realtà è molto più ampia. E quindi non è sbagliato pensare che alle prossime elezioni, quando ci saranno, avremo un revival importante dell'antipolitica. C'è un terreno enorme conquistato dall'antipolitica e il problema è che i politici non riescono, per tanti motivi, a conquistare la fiducia dei cittadini e la gente è stufa, sempre più stufa». 

Pessimismo pressoché totale, dunque. Che peraltro viene ben rappresentato dal saggio del professor Pasquino che presentate oggi, dal titolo direi emblematico: “Finale di partita. Il tramonto di una Repubblica”.

«Esatto, il libro non dà speranza: critica i politici, critica le istituzioni ma anche il sindacato, i movimenti di protesta e in effetti non dà speranza sulla capacità di uscire da questa situazione. Peraltro proprio ieri il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso  gli stessi sentimenti nel suo intervento all'Università Bocconi rimpiangendo di fatto i vecchi tempi del Pci e della Dc che, pur avendo il loro grossi difetti, hanno rappresentato un'epoca nella quale c'era un maggiore rispetto per le istituzioni e in generale c'era un miglior funzionamento della vita politica. E se siamo costretti a rimpiangere il passato la dice davvero tutta. Il saggio offre una visione molto triste e io, per rispondere alla sua domanda iniziale, non vedo vie d'uscita». 

Professor Mannheimer, quando si andrà a votare? Reggerà questo governo? Si sente di parlamentari che minacciano dimissioni mettendo a rischio la legislatura..

«Guardi, non si sa proprio. E secondo me non lo sanno neanche loro. Di conseguenza è impossibile fare previsioni».