Una serata dedicata agli ultimi, e a chi come Fabrizio De Andrè, li ha raccontati, in musica, regalandoci immortali capolavori della canzone italiana che ben si confanno all’ edizione 2013 del Festival del Diritto che questa sera, presso l’ Auditorium Sant’Ilario, ha dato spazio alla musica e alle parole del cantautore genovese, da sempre legato agli emarginati.
La serata è stata curata dall’Associazione “Oltre il muro” che si occupa di carcerati e che nel suo periodico “Sosta Forzata”, diretto da Carla Chiappini, racconta il mondo degli ultimi, di chi ha sbagliato, di chi sta espiando la sua pena, di chi vede il mondo, non tutto ma solo una minuscola parte di esso, da dietro le sbarre.
Dopo il saluto introduttivo di Carla Chiappini e Valeria Viganò Pairetti, presidente dell’ Associazione “Oltre il muro” la serata ha preso il via alternando ai racconti dal carcere, spesso vicende scomode, i pezzi della Trasgressione Band, quintetto composto da Silvia Casanova (Voce), Claudio Messineo (Basso) Ippolito Donati (Chitarra), Paolo Donati (Percussioni) e Angelo Aparo (Voce).
Proprio con quest’ ultimo ci siamo soffermati, prima dell’ inizio della serata, a parlare delle canzoni di De Andrè che “raccontano – afferma Aparo – l’ imperfezione umana, la difficoltà di conciliare le tante esigenze dell’ uomo e sono pertanto eterne perché non giungeremo mai in un’epoca in cui i conflitti saranno estinti una volta per tutte.
Ai nostri giorni, in Italia, a causa di questi conflitti, le persone non si riconoscono le une con le altre, non si riconoscono nelle istituzioni e, conseguentemente, questo dà maggiore attualità ai personaggi di De Andrè che pur essendo ricchi di umanità sono lontani dagli schemi comuni”.
Una canzone che potrebbe fotografare il momento di oggi, secondo Aparo, è Anime salve. “In questa canzone – continua – si dice in modo sempre vivo e coinvolgente ciò che De Andrè afferma nella sua prima canzone, Via Del Campo, con la stessa vitalità e freschezza”.
Per Carla Chiappini, invece, la canzone simbolo che nel titolo racchiude sia l’esperienza del carcere che quella di una democrazia incerta è Quello che non ho e sono tante le cose che oggi non abbiamo e sulle quali questo appuntamento ha portato a riflettere.
Come la stessa Chiappini ha dichiarato ai nostro microfoni, la serata ha voluto aprirsi a riflessioni e pensieri, senza cercare nessun tipo di verità, peraltro impossibile in un luogo di estrema complessità come il carcere. Riportiamo questa complessità con la poesia di De Andrè in sottofondo.