Farmaci per i pazienti oncologici: da circa 2 anni l’Ausl di Piacenza ha centralizzato la preparazione dei cosiddetti antiblastici in un unico polo, creando un sistema sempre più sicuro per operatori e malati. Ogni giorno fino a 120 schemi terapeutici sono inviati dall’ospedale cittadino nei day hospital del capoluogo e in quelli periferici di Fiorenzuola e Castelsangiovanni ed, entro la fine dell’anno, anche a Bobbio. L’organizzazione (che comprende tutta la rete degli ospedali provinciali) è unica in tutta l’Emilia Romagna e garantisce congruità e corretta della prescrizione grazie a uno strettissimo e continuo confronto tra medici e farmacista: per questo l’esperienza piacentina sta facendo scuola in Lombardia, Piemonte, Liguria e Toscana, dove altre aziende sono interessate a esportarne il modello. È quanto emerso l’altro giorno in Sala colonne, durante un incontro di formazione e aggiornamento dedicato al personale sanitario, con la presenza di rappresentanti dell’Area Vasta Emilia Nord (Aven) e della Regione Emilia Romagna.
Il percorso per arrivare a questo importante traguardo è iniziato circa 2 anni fa, quando l’Ausl ha attivato l’Ufa (acronimo di Unità farmaci antiblastici) razionalizzando e centralizzando un’attività di preparazione dei chemioterapici che si svolgeva prima in 12 punti, tra Piacenza e provincia. Il polo, collocato in locali attigui alla degenza di Oncologia, è stato realizzato secondo le più recenti normative. Continui controlli periodici (anche ogni tre mesi) certificano la sterilità.
In particolare, come ha ricordato la responsabile Ufa Alessandra Riva, l’Ufa è dotata di una zona protetta, con sistema di filtrazione dell’aria, che garantisce condizioni asettiche controllate, la sterilità dei farmaci durante la preparazione e la sicurezza degli operatori (nella cappa ne sono presenti sempre almeno due) che manipolano i preparati.
“La terapia antiblastica viene prescritta in ospedale, dal medico. Il farmacista, che quindi in questo contesto sta diventando sempre più esperto nella gestione dei farmaci oncologici ed ematologici, garantisce che i trattamenti preparati siano sicuri, stabili e inseriti in corrette sequenze di somministrazione, per prevenirne la tossicità. Nell’intero ciclo di gestione, infatti, una qualsiasi imprecisione può provocare un danno al paziente o, nel migliore dei casi, una diminuzione dell’efficacia terapeutica”.
Ai risultati positivi in termini di sicurezza si sommano anche quelli di minor spreco della materia prima per la preparazione dei farmaci, utilizzando in modo completo i flaconi delle medicine.
Nel convegno sono state poi ricordate anche le logiche dell’organizzazione delle reti oncologica ed ematologica provinciale, ideata circa un decennio fa dal direttore del dipartimento Luigi Cavanna. Visite, trattamenti chemioterapici e terapie di supporto, esami di diagnostica strumentale e cure palliative non si realizzano solo nel day hospital di Piacenza ma anche a Bobbio, Castelsangiovanni e Fiorenzuola. Sono i medici oncologi ed ematologi a spostarsi in periferia, per consentire ai pazienti di essere curati il più vicino possibile a casa. Una volta effettuata la diagnosi, le terapie sono impostate dallo specialista insieme ai medici e agli infermieri del luogo: questo ha consentito di lavorare sempre più in squadra, secondo protocolli condivisi e omogenei, nella logica di migliorare la qualità di vita del malato.