“Ho sempre avuto stima di Bertolucci e dei suoi film, ricchi di messaggi contro la violenza, per questo ora ho utilizzato questo termine nei suoi confronti: nazifascista”. E’ dura la presa di posizione del poeta piacentino Claudio Arzani, che da poco ha visto una sua opera inserita nella prestigiosa antologia “100mila poeti per il cambiamento”, che conterrà l’evento in programma il 28 settembre in 600 città di 100 nazioni di tutti i continenti (giunta alla terza edizione), per iniziativa del poeta statunitense Michael Rothenberg con l’obbiettivo di rilanciare la poesia come mezzo di espressione della denuncia civile e sociale, esortando le Istituzioni a mettere al centro dell’agire di governo e politico l’Uomo, i suoi bisogni, il suo futuro.
Non è andata giù al piacentino Arzani l’ammissione del regista di “Ultimo tango a Parigi”, sulla scena più famosa e controversa del film, cioè quando Marlon Brando e la giovanissima Maria Schneider hanno un rapporto anale usando il burro: “Abbiamo deciso di non dire niente a Maria per avere una reazione più realistica, non di attrice ma di giovane donna”.
“Con Novecento ci aveva dato l’immagine stereotipata ma chiara di quello che fosse il nazifascismo – dice Arzani – e in questo caso è quello che lui ha fatto. A questo punto vanno bene anche i filmati clandestini che girano in rete dove si ammazza o tortura la gente davvero. Oppure si fa bene a violentare una donna per strada, se uno ne sente il bisogno. Per fare cassetta ha fatto una cosa ignobile – ha continuato – ha negato la dignità della persona. Quindi è uno stupratore e un nazifascista”. E ha poi aggiunto: “Lo si può anche fare, però la persona dev’essere consenziente. Anche perché abbiamo visto le conseguenze: finì nella depressione, nel consumo di droghe e per morire. Conseguenze che hanno tutte le donne violentate”.
DI SEGUITO IL TESTO CHE ARZANI HA SCRITTO SUL SUO BLOG
Bernardo Bertolucci. Regista, bastardo nazifascista
“Proprio lui, con ‘Novecento’, ci ha insegnato il significato di nazifascista. Con la scena meravigliosa del paranoico malato di mente in camicia nera che afferra il gatto per la coda e lo sbatte contro il muro, fino a spaccargli la testa col sangue che cola sul muro. Una scena emblematica, simbolica di quello che era, che è stato, che è il rigurgito di vomito del nazifascismo. Violenza gratuita, violenza allo stato puro, soppressione della volontà dell’individuo, disconoscimento della dignità dell’individuo. Crudeltà. Bertolucci, nei messaggi indotti dai suoi film, di fatto ha ribadito: nazifascisti sono gli americani che lanciano la bomba su Hiroshima condannanto milioni di giapponesi alla morte immediata o a lunghe atroci sofferenze trascinate per anni. Nazifascisti sono i sovietici che massacrano gli irridentisti della Cecenia. Nazifascista è colui che, per tacitare il dissenso, non esita ad usare il gas per sterminare oppositori, anziani, bambini, donne, civili. Stile quel tal Mussolini Benito che, in barba ai valori del padre socialista, non esitò ad autorizzare l’utilizzo dei gas durante la campagna d’Africa. Nazifascista è chiunque utilizzi la violenza per imporre il proprio credo. Nazifascista è quell’uomo, la bestia, il maiale con l’uccello in tiro che violenta la donna, che stupra la bambina. Ed ora, ecco il volto del maiale nazifascista rivelato. Bernardo Bertolucci. Ricordate la scena in ‘Ultimo tango a Parigi‘ dell’inculamento di Maria Schneider da parte di Marlon Brando? Ricordate la faccia sofferente di Maria che tutti prendemmo, nell’ambito della presunta finzione scenica, per convinta partecipazione, orgasmo assoluto del piacere diverso? Ebbene, si scopre ora che nulla sapeva Maria e che quell’inculamento tutto era tranne che finzione. Imposizione e dunque violenza, disconoscimento della persona, della dignità di essere umano e di donna. La donna, la persona Maria. Che si trovò inculata a sua insaputa per ‘geniale’ intuizione dei nazifascisti Bernardo Bertolucci e Marlon Brando. Che non esitarono, per motivi di cassetta, a calpestare la volontà della persona. La quale ne ebbe depressione, s’abbandonò all’uso di droghe, finì col morire a soli 58 anni. Ammirai quel film. Ma a scoprire tutto questo apprendendolo da un’articolo del quotidiano di Piacenza ‘Libertà’, oggi non posso che vomitare sulla faccia da buco del culo del nazifascista Bernardo Bertolucci del quale mai più guarderò un film. Bastardo!”