Giustizia, sindacati contro governo: “Chiudere i tribunali non è una riforma”

Dal 14 settembre scorso è in atto la riforma ministeriale che prevede la soppressione e la chiusura di sezioni staccate di diversi Tribunali e di uffici del Giudice di Pace. In merito i sindacati Cgil, Cisl e Uil comunicano la loro contrarietà: “Avevamo trattato con il ministero per chiedere una riforma che migliorasse il sistema Giustizia. Abbiamo chiesto di modernizzare il sistema, generare risparmi veri per una giustizia efficiente, riorganizzare gli uffici mettendo al centro la questione della legalità e quindi valorizzare le professionalità presenti e dare avvio alla copertura dei numerosi posti vacanti. Dai Ministri che si sono succeduti al governo, nessuna risposta. Chiudere uffici e sezioni di tribunale non ci sembra una grande riforma e sicuramente non è il modo per ottenere maggiore efficienza”. Per questo i sindacati hanno indetto per il 20 settembre manifestazioni a livello regionale e nazionale davanti alle sedi delle Corti d'Appello e dello stesso Ministero della Giustizia.

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IL COMUNICATO DI CGIL, CISL E UIL

Secondo quanto stabilito dal D.Lgs. 155/2012 di riordino degli uffici giudiziari, il 14 settembre è scattata la "data fatidica"  per la soppressione di sezioni staccate di diversi Tribunali e chiusura di uffici del Giudice di Pace. Ben da prima dell'uscita di questo discutibile decreto  le Organizzazioni Sindacali hanno chiesto con forza e ripetutamente al Ministro di turno  di avviare una vera, concreta riforma degli Uffici Giudiziari, per modernizzare il sistema giudiziario, generare risparmi veri per una giustizia efficiente, riorganizzare gli uffici mettendo al centro la questione della legalità e quindi valorizzare le professionalità presenti e dare avvio alla copertura dei numerosi posti vacanti, che rendono difficile il funzionamento degli stessi in modo davvero efficiente. Dai Ministri che si sono succeduti al governo, nessuna risposta. Chiudere uffici e sezioni di tribunale, limitandosi a  sommare in un unico tribunale le funzioni (e le pratiche) proprie e degli uffici soppressi, e rischiando oltretutto di lasciare scoperte aree particolarmente critiche dal punto di vista della criminalità, non ci sembra una grande riforma e sicuramente non è il modo per ottenere maggiore efficienza.

Non solo, in tutto questo tempo dall'uscita del decreto di riordino, non è stato compiuto dall'amministrazione il benché minimo passo per organizzare il lavoro, modernizzare i sistemi informatici, coprire le carenze di organico prevedendo l'assunzione di personale opportunamente qualificato (la specificità del settore richiede personale non togato con competenze e una professionalità particolari), arrivando così ad una situazione di caos e ulteriore rallentamento dei processi.

Le OO.SS. di categoria hanno chiesto al Ministro quantomeno un rinvio, puramente tecnico e funzionale, dell'applicazione della riforma, per tentare di risolvere i problemi organizzativi mai affrontati e hanno chiesto di iniziare insieme una seria riorganizzazione dell'amministrazione giudiziaria.

Siamo convinti che serva un disegno organico, che tenga insieme modernizzazione del sistema e valorizzazione delle professionalità del personale giudiziario, già fortemente penalizzato dall'esercizio delle proprie funzioni in condizioni disagiate ed in assenza della corresponsione di alcuni degli emolumenti dovuti.

Al tavolo del ministro, quindi, sono state portate proposte concrete, un piano di riorganizzazione degli uffici che metta al centro il servizio, aggredisca i nodi veri del problema e che punti sul processo telematico, sulla digitalizzazione, sui programmi di controllo di gestione. E poi che scommetta sulle professionalità interne e su un piano di reclutamento adeguato anche attraverso la copertura delle 8.000 carenze di organico.

Il Ministro non si è dimostrato disponibile a mettere mano ad una riforma che così com'è non può funzionare e questo anche per l’incapacità e la chiusura a qualsiasi confronto da parte dell'amministrazione.

Per questi motivi Fp Cgil, Cisl Fp e UilPa stanno dando vita ad iniziative di mobilitazione che confluiranno il giorno 20 settembre in manifestazioni a livello regionale e nazionale davanti alle sedi delle Corti d'Appello e dello stesso Ministero della Giustizia.