L’apertura della stagione di caccia al cinghiale è stata anticipata dal 1 ottobre al 15 settembre. Una decisione che trova il malcontento delle associazioni ambientaliste come Legambiente e WWF. In una nota esprimono lo stato di illegittimità di questa decisione. Secondo gli animalisti infatti, quest’avvio anticipato non servirà alla difesa delle colture che secondo gli agricoltori vengono sistematicamente minacciate dalle scorribande di cinghiali. Senza contare, spiegano, i problemi di sicurezza e convivenza con i fruitori del territorio dove si fanno le battute, residenti, fungaioli , turisti, ciclisti, “in un periodo – si legge in una nota – dove la presenza di fogliame occlude la visibilità per lo sparo”.
IL COMUNICATO DI LEGAMBIENTE E WWF
Martedi 3 alla riunione della Consulta venatoria la Provincia ha comunicato la sua intenzione di aprire anche quest’anno, come ogni anno, la caccia al cinghiale in braccata in anticipo sul calendario venatorio il 15 settembre, invece del 1 ottobre, come prevede le normativa nazionale e regionale, nonostante lo scorso anno un ricorso al tar effettuato da due associazioni animaliste avesse sospeso questo anticipo, nonostante il fatto che a luglio l’ente avesse già deliberato il calendario venatorio prevedendo l’inizio della caccia al cinghiale il primo di ottobre e soprattutto avendo avuto parere sfavorevole dell’Ispra, l’istituto superiore per la protezione e ricerca ambientale.
La decisione, votata da tutte le associazioni venatorie ed agricole presenti, con l’unico voto contrario delle associazioni ambientaliste, verrà assunta probabilmente oggi in giunta.
Una decisione presa, tra l altro pochi giorni prima dell’apertura della caccia, chiaramente per accontentare le squadre di cinghiale piacentine che hanno in questo mese effettuato forti pressioni per poter partire a settembre, contraddicendo una precedente delibera gia assunta .
Le motivazioni addotte dalla Provincia, le stesse degli anni passati, e cioe la necessità di ridurre sia la pressione venatoria su altre specie come la lepre sia il ricorso ad interventi di controllo al di fuori della stagione venatoria, non reggono e prestano il fianco ad un ennesimo ricorso al Tar, come lo scorso anno.
Anticipando la caccia al cinghiale non si diminuiscono affatto gli interventi di controllo,ma si aggiungono, istituendo di fatto un sistema parallelo che da anni comunque non da i risultati attesi dal modo agricolo. È noto a tutti infatti che le ben 28 squadre al cinghiale autorizzate in Provincia,oltre 1000 cacciatori, effettuano da anni i piani di controllo nella sola forma impattante della braccata, su tutto il territorio piacentino sia in stagione venatoria , sia al di fuori, cacciando di fatto tutto l’anno, anche nei giorni di silenzio venatorio ed in pratica quasi ogni giorno della settimana.
Inoltre questo tipo di gestione venatoria totalmente effettuata nella sola forma impattante della braccata ad oggi non ha affatto risolto il problema, reale, dei danni alle coltivazioni ed alla biodiversità da cinghiale, che infatti non diminuiscono, segnale chiaro che la gestione della specie affidata ormai quasi interamente alle squadre con il metodo della braccata,e che si oppongono a qualunque altro metodo, come la caccia di selezione o la girata, non risulta efficace. Esiste ormai una vasta letteratura sulle tipologie di caccia più o meno idonee per un reale controllo della specie e sarebbe ora di applicarle seriamente.
Un ultimo importante aspetto vogliamo sottolineare, da sempre ignorato. E’ fatto certo che l’anticipo dell’apertura della caccia al cinghiale a squadre a settembre crea reali problemi di sicurezza e convivenza con i fruitori del territorio dove si fanno le battute, residenti, fungaioli , turisti, ciclisti, in un periodo dove la presenza di fogliame occlude la visibilità per lo sparo .Pensiamo alla Pietra Parcellara e Perduca, e bassa val Trebbia, alle colline di Castell’Arquato e Ponte dell’Olio ad esempio.
Ovviamente facciamo un appello alla Giunta affinche decida di non autorizzare questo ingiustificato anticipo, in caso contrario ci riserviamo di valutare, nelle sedi opportune, la legittimità di questa decisione.