La gestione di una fetta del racket della prostituzione in città sarebbe il contesto nel quale è maturato il delitto di domenica sera alla Lupa che, per brutalità e dinamica, ha sconvolto Piacenza.
Lo ricordiamo, Sadik Hajderi, 39 anni, albanese incensurato, è stato giustiziato con due colpi di pistola al petto e alla schiena mentre beveva un caffè seduto ai tavoli esterni del Baraonda.
Dell’omicidio, con l’aggravante della premeditazione, devono rispondere due connazionali della vittima, due fratelli di 28 e 30 anni, intercettati dalla polizia piacentina 24 ore dopo il fatto mentre stavano per imbarcarsi su un volo diretto a Tirana.
Ora sono in carcere a Piacenza e questa mattina compaiono di fronte al giudice per le indagini preliminari Gianandrea Bussi per la convalida del fermo di polizia giudiziaria e per l’interrogatorio di garanzia. Sinora hanno taciuto, e l’hanno fatto per una precisa scelta difensiva in questa fase, come ha confermato anche l'avvocato Fabio Leggi, difensore del più giovane dei due fermati (l'altro è assistito dall'avvocato Cinzia Ziliani): "Dobbiamo studiare la situazione prima di fare dichiarazioni" dichiara. Resta da vedere se oggi decideranno di rompere il silenzio iniziando a fornire qualche dettaglio su questa vicenda, sempre che non si dichiarino completamente estranei ai fatti.