“Un marì balurd”: commedia dialettale mercoledì 28 agosto a Palazzo Farnese

A causa delle incerte previsioni meteorologiche la commedia dialettale “Un marì balurd” prevista martedì 27 agosto a Palazzo Farnese, a cura del Gruppo Filodrammatico “I soliti” di Podenzano, è rinviata a mercoledì 28 agosto alle ore 21 sempre a Palazzo Farnese.

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I soliti.

Il Gruppo nasce nel 1973 in quel di Podenzano dove, sino ad allora, per una decina di anni aveva operato una compagnia “ I NUOVI”, che proponeva con bravura e passione il Teatro comico dialettale, senza però riuscire a calcare le scene con continuità, poiché l’omogeneità del gruppo veniva minata da motivi di studio, di lavoro o altro (e anche di cuore: c’era chi si fidanzava e sposava, e allora addio palcoscenico). Fatto sta che c’era un continuo movimento, un ricambio periodico, un andare e venire.
Si metteva in scena una commedia all’anno, dopo di che la compagnia si scioglieva e buonanotte suonatori.
Non era propriamente quella che si dice una Filodrammatica “stabile”. Di stabile, semmai, c’era una base di cinque o sei elementi che assicuravano continuità di vita al gruppo.
Intorno a questi punti fissi ruotavano come satelliti gli altri che si rinnovavano e si davano il cambio.
Finito il lavoro, c’era aria di smobilitazione. Ognuno andava per la sua strada, e per un anno non si parlava più né di copioni né di spettacoli. Quasi la compagnia si scioglieva per formarsi però di lì a poco sulle esigenza della nuova commedia.
L’autunno dopo infatti, il regista si metteva in moto per radunare sul palcoscenico, per l’annuale appuntamento, i reduci e i veterani della passata compagnia.
Così il gruppo si ricostituiva con gli stessi nomi, o con altre facce. Una specie di “Araba Fenicie” che scompariva e risorgeva tra le quinte.
Inverno 1972: tira aria di crisi. I tradizionalisti si accontentano del piccolo cabotaggio, altri premono per la ricerca di nuovi orizzonti, per cimentarsi cioè con platee più vaste, fuori Podenzano, dove i copioni, ormai visti e rivisti, denunciano stanchezza. D’altra parte la compagnia non riceve scritture da altre località.
Le idee si scontrano, vengono discusse viste e riviste e alla fine una parte del gruppo originale decide di tentare un’attività più diversificata.
Si comincia col cambiare etichetta e nasce il “GRUPPO FILODRAMMATICO I SOLITI” (del perché del nome diremo più avanti).
Sono tredici (oggi, tra attori, personale di scena e collaboratori sono in una ventina). Allora, tutti tra i 20 e i 27 anni, oggi alcuni sono attorno ai venti, altri (appunto alcuni di quei famosi tredici…) sui …anta.
Ci si impegna in una paziente ricerca per proporre al pubblico nuovi autori, nostrani o di altre province, ed ecco che testi nati per il vernacolo modenese, bolognese, parmigiano e veneto vengono ripresi, tradotti, e adattati al dialetto piacentino.
Ci si rende conto che uno stesso testo non può essere riproposto a breve in una stessa località e quindi ci si organizza in modo da montare due differenti commedie l’anno.
Anima della nuova compagnia è GIANNI SARTORI, regista, primo attore e, il che non guasta, impresario.
Si comincia con piccole tournèe provinciali a piccolo raggio, ma l’occhio guarda lontano e, giacchè isolati non si riesce a fare molto, ecco un accordo di larga collaborazione con il Circolo Carlo Erba, la nota associazione ricreativa e culturale di Grazzano Visconti, tramite il quale nasce l’idea di riaprire il Teatro del Castello di Grazzano, la cui esistenza era quasi dimenticata, risalendo l’ultima rappresentazione ad almeno venticinque anni prima. Per un quarto di secolo la sala era rimasta col sipario calato aperta solo a sporadiche serate danzanti.
Con il benevolo aiuto e cortese consenso dei “padroni di casa”, i Visconti di Modrone, la sala viene ripulita dalle ragnatele che si allargavano sulle grossi travi del soffitto e vengono liberati i muri da i grossi rami d’edera. La sala ritorna alle luci della ribalta e agli applausi del pubblico.
Da allora (è il 1975) la vetrina grazzanese ha portato fortuna al gruppo di Podenzano.
L’idea di presentare copioni inediti o quantomeno assenti dalle scene da lungo tempo, piace.
Ogni testo ha felicissimo battesimo al Teatro di Grazzano, dopo il quale avvengono numerose repliche in numerose e svariate località.
Con l’accorta gestione di Gianni Sartori le rappresentazioni, le trasferte, le sortite fuori paese aumentano. La compagnia diventa il “clou” nei manifesti e negli annunci delle estati culturali, festeggiamenti patronali, rassegne teatrali.
Ecco che anche il sacro tempio del teatro dialettale piacentino – il Teatro dei Filodrammatici di Piacenza – apre le porte ai nostri. E’ la consacrazione del successo! Da allora il Gruppo ha più volte fatto il giro dei paesi del piacentino, dai più piccoli ai più popolosi, spingendosi anche al di là dal Po, in territorio milanese.
Le rassegne patrocinate dagli Assessori alla Cultura di diversi comuni, tra cui S.Giorgio, Carpaneto, Vigolzone, Rottofreno, Castel San Giovanni e Piacenza, non sono che tappe. Il Gruppo non conosce pause neanche durante l’estate . Il repertorio viene proposto sui palchi allestiti nelle piazze, nei campi sportivi, nei cortili ( una volta perfino in un cantiere edile! ).
Ma il successo è appena cominciato. Siamo ormai ai primi anni Ottanta e la compagnia viene invitata a bordo della motonave “Kazakhstan” per la prima “Crociera dell’arte”, a cui ne seguirà una seconda, una terza… e una sesta. Una di queste trasferte viene coronata dalle congratulazioni e dall’invito a Malta da parte del Primo Ministro dell’isola mediterranea.
Ciò dimostra che, se presentato con professionalità e passione, il dialetto piacentino non è poi così ostico.
Ed infine, l’ingresso nel non plus ultra dei teatri piacentini, il Teatro Municipale. Qui, “i Soliti” hanno presentato tutti o quasi i loro migliori copioni , riscuotendo applausi e conferme della loro bravura, anche in un ambiente così selettivo e piuttosto chiuso a tutte quelle che erano e sono le novità e le innovazioni a quelle strutture consolidate sulle quali certe altre compagnie e la critica specializzata in generale si arroccano testardamente nonché ingenuamente, non rendendosi conto della loro inadeguatezza, dovuta al passare del tempo. Siamo alla fine degli anni Ottanta, anni “ruggenti” per il Gruppo.
L’aver ormai raggiunto tutto ciò che si poteva sperare e i numerosi impegni lavorativi e matrimoniali portano i componenti a una progressiva riduzione degli impegni: le rappresentazioni si riducono, nessun nuovo copione viene portato sul palcoscenico. Quando poi la prim’attrice è costretta a salire sul palco incinta di 7 mesi, vuol dire davvero che è arrivato il momento di chiudere la saracinesca.
E’ il 1990. Ma l’attività, dietro la saracinesca, non viene dismessa. Un paio di commedie all’anno garantiscono la sopravvivenza ad un simbolo che sarebbe un peccato far morire.
Intanto, I cosiddetti “Solitini”, figli e nipoti dei primi componenti, trasportati fin da bambini sui “set” della provincia, sono cresciuti; e allora quale miglior occasione della riapertura del Teatro “Don Bosco” di Podenzano, per far risorgere la compagnia integrata da questi e altri giovani?
E’ l’Ottobre del 1998: si ricomincia!
I nuovi stimoli e l’entusiasmo dei giovani vengono affiancati dall’esperienza dei veterani nella riscoperta del repertorio del Gruppo.
La fama di cui “I Soliti” godono nell’ambiente del teatro in vernacolo è tale che subito arrivano le richieste e le scritture da vari teatri provinciali, garantendo una rapida partenza al rinnovato sodalizio.
Alle porte del nuovo millennio, “I Soliti” si presentano come una delle migliori compagnie dialettali della provincia piacentina, con all’attivo più di 50 commedie e programmi futuri sempre più ambiziosi.
Rimane la curiosità per il nome. E’ presto detto: siccome chi lavora e tira la carretta , gira e rigira, son sempre i soliti, e siccome non è facile trovare nuovi elementi disposti a sacrificare sere su sere per amore del teatro, si è pensato bene di chiamarsi “I SOLITI”.