Pomodoro, vocazione piacentina a rischio “per colpa della gestione dell’acqua”

La coltura pomodoro da industria è una delle voci più importanti dell’agricoltura e di tutta l’economia piacentina. Eppure, per una serie di ragioni che vanno dalla crisi generale dell'economia alle condizioni meterologiche che quest'anno sono state decisamente inclementi, ha subito un rallentamento consistente. Se n'è parlato questa mattina nel corso del tour piacentino dell'assessore regionale all'Agricoltura Tiberio Rabboni con i vertici del Distretto del pomodoro da industria del Nord Italia. Un tour che si è sviluppato con le visita di due eccellenze piacentine nel settore della trasformazione del pomodoro: la Steriltom di Casaliggio (Gragnano) e l'Arp dei Casoni di Gariga (Podenzano). 

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Una vocazione alla coltura del pomodoro, quella piacentina, che tuttavia rischia di ridimensionarsi in maniera paurosa; già che solo quest'anno la superficie coltivata si è ridotto da 9-10mila a poco più di 7mila. Una coltura, inoltre, che proprio in questo periodo estivo, nonostante la primavera particolarmente piovosa, sta soffrendo di sete: dagli invasi, come quello del Brugneto, viene rilasciata troppo poca acqua e il rischio è che, col tempo, questa vocazione del territorio piacentino si perda.

Lo sostiene con forza Pier Luigi Ferrari, presidente del Distretto del pomodoro del Nord Italia in visita oggi con l’assessore regionale Tiberio Rabboni: "O la politica prende atto di questa situazione – dice Ferrari – oppure il territorio piacentino dovrà fare i conti con la perdita di una delle sue più importanti voci dell'economia. E c'è chi dovrà assumersi le sue responsabilità".