Cassa integrazione straordinaria: siamo tornati al 2010, anno della crisi

 I dati confermano l'andamento più che preoccupante della situazione nella nostra regione. Infatti, nel confronto tra il periodo gennaio/luglio 2013 con lo stesso periodo del 2012, il ricorso alla CIGO (cassa integrazione ordinaria) risulta superiore di 1 milione di ore, il ricorso alla CIGS (cassa integrazione straordinaria) risulta superiore di circa 3 milioni di ore (+ 19%) e il ricorso alla CIGD (cassa integrazione in deroga), tenuto conto ancora dei dati parziali, supera già ora di 3,3 milioni di ore il livello raggiunto nei primi 7 mesi del 2012 (+ 15%): il dato relativo alla Cassa in Deroga con 25.000.000 di ore autorizzate, seppur elevato e maggiore dello stesso periodo del 2012, non tiene ancora conto dello sblocco di autorizzazioni avvenuto con la delibera del 2 Agosto della Regione Emilia Romagna (che copre il periodo 1/01/2013 – 30/06/2013)

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Dati territoriali più rilevanti:

BO: CIGS + 52%

FO/CE: CIGO + 51% – CIGS +97%

RE: CIGO + 44%

MO: CIGO + 42% – CIGD + 30%

PR: CIGO + 37% – CIGD + 22%

Ancor più significativo il dato di comparazione con quello nazionale: mentre a livello nazionale si riscontra una riduzione del ricorso agli ammortizzatori sociali, in Emilia Romagna si registra un incremento del 15% rispetto al 2012 con un utilizzo totale degli ammortizzatori, nel periodo Gennaio- Luglio 2013, di 53,5 milioni di ore (per un totale di circa 80.000 lavoratori coinvolti).

Per queste ragioni è ancor più urgente il provvedimento, da parte del Governo, di rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga per garantire la copertura del reddito ai lavoratori coinvolti nella crisi e che hanno terminato la possibilità di far ricorso agli ammortizzatori ordinari.

Certamente la risposta alla crisi non può essere solo quella degli ammortizzatori, ma si rende necessaria un'azione a livello locale (regionale) e nazionale (governo) in grado di produrre un'inversione di rotta radicale alle politiche economiche ed industriali del paese.

Si può uscire dalla crisi solo con interventi strutturali sulla fiscalità, sugli investimenti in ricerca, innovazione e infrastrutture, su nuovi modelli organizzativi che permettano un intervento di riduzione dell'orario di lavoro: insomma è necessario investire sul lavoro e non usare il lavoro come polmone sul quale agire per tagliare i costi e produrre nuove marginalità.

Da Settembre, a livello regionale, è assolutamente necessario dare gambe al “Patto per la crescita” sottoscritto da tutte le parti sociali e le istituzioni locali, con il quale si individuavano strumenti ed azioni per uscire dalla crisi.

Questo è il sesto anno di una crisi che si traduce in impoverimento generale, tensione sociale, conflitto generazionale, e non è più sopportabile il perdurare di questa situazione.