Nei giorni scorsi il Governo ha approvato il decreto che contiene norme contro il fenomeno del cosiddetto “femminicidio”. Tra le misure prevede l’aggravante nei casi di violenze commesse alla presenza dei minori nei casi di violenza assistita e l’obbligo di arresto e l’allontanamento dell’autore di maltrattamenti in casi di flagranza di reato. Abbiamo chiesto a Donatella Scardi, presidente del centro antiviolenza Telefono Rosa, come giudica il decreto. Scardi non ha nascosto che, accanto a diversi lati positivi, permangano ancora dubi sull’efficacia pratica dei nuovi strumenti. “Anche perché – fa notare – dal 2012 abbiamo registrato un aumento del 15% delle segnalazioni quando dal 2000 era invece costante. Una vera e propria impennata nel numero di casi iniziata l’anno scorso a Piacenza”.
“E’ positivo che finalmente venga prestata attenzione a un grido d’allarme che lanciamo da tempo, anche se si poteva intervenire prima. Bisognerà vedere in concreto quanto verranno aiutate le donne in difficoltà. La legge prevede sì una protezione alla donna: bene la misura che la donna sia informata in caso di scarcerazione dell’aggressore e bene anche la possibilità di allontanamento. Ci sono spunti innovativi. Mi chiedo però come sarà sotto lato pratico: urge un auto ai centri antiviolenza, perché le chiamate aumentano e i casi sono sempre più gravi. Questo la legge avrebbe dovuto prevederlo. E questo manca”.
“Il termine “femminicidio” mi lascia certamente perplessa, stiamo pur sempre parlando di un omicidio. L’importante è che la legge si possa concretizzare. Le misure devono scattare perché ci facciamo poco con la teoria. Non ci possiamo permettere che una donna venga ammazzata e abbia magari già presentato più di una denuncia. I tempi sono fondamentali: ci vuole un canale preferenziale a livello di tempi”.