Il futuro delle asp, la revoca slittata del presidente Leonardo Mazzoli, l’idea (cullata da alcuni) di fare dell’azienda collegio Morigi-De Cesaris una Fondazione. Intorno all’asp Città di Piacenza si sta consumando dietro le quinte uno scontro politico che sta mettendo seriamente in crisi il centrosinistra locale con il sindaco Paolo Dosi ancora una volta stretto nella morsa tra i due gruppi di potere che dominano il principale partito del centrosinistra, il Pd: da una parte i “bersaniani” (anche se ormai la definizione ha perso aderenza con la realtà) con a capo la parlamentare Paola De Micheli, il vicesindaco Francesco Cacciatore e gli assessori Silvio Bisotti e Pierangelo Romersi; dall’altra i “renziani” piacentini che vivono ancora delle influenze dell’ex sindaco Roberto Reggi e del gruppo dei cosiddetti “accademici”, che annovera anche l’ex assessore Anna Maria Fellegara e gli attuali esponenti dell’esecutivo Francesco Timpano e Katia Tarasconi.
Urge dunque fare chiarezza su quello che sta succedendo intorno alle due aziende piacentine per i servizi alla persona (Asp): l’asp Città di Piacenza presieduta da Mazzoli, che si occupa di servizi agli anziani e gestisce l’ospizio Vittorio Emanuele e gli Ospizi civili (oggi alle prese con un bilancio pesantemente in rosso che il Comune, proprietario al 94%, non può e non vuole ripianare); e l’asp collegio Morigi-De Cesaris che gestisce le attività appunto del collegio e si rivolge a studenti universitari e delle scuole superiori, quest’ultimo dai ben informati considerato “feudo” del gruppo che fa capo all’ex sindaco Reggi. Due asp, due vocazioni differenti, ma con un futuro intrecciato specialmente dopo il varo della recente normativa regionale che impone l’unificazione delle asp. Unificazione osteggiata dai renziani che, in tal caso, vedrebbero cancellato il proprio “podere”.
Si torni per un attimo a qualche mese fa quando, in tema di razionalizzazione dei costi, Il concetto di unificazione viene ribadito a pagina 9 delle linee di mandato 2012-2017, ovvero il documento votato in Consiglio comunale che sintetizza gli obiettivi di questa amministrazione. Va in tal senso, inoltre, anche un emendamento al bilancio previsionale 2014 votato di recente dall’aula di Palazzo Mercanti. (Si badi: già all’atto della trasformazione delle vecchie Ipab in asp, qualche anno fa, la Regione insistette perché ne nascesse una sola, ma pressioni interne all’allora amministrazione Reggi condussero alla creazione delle due asp attuali). Insomma, la strada maestra appare ben segnata.
Succede però che una recente dichiarazione del sindaco Dosi in una delle ultime sedute di Consiglio comunale provoca fibrillazioni dentro la maggioranza e all’interno dell’esecutivo. In sede di comunicazioni Dosi dichiara testuale: “Le nostre due asp hanno finalità differenti e dunque è nostra intenzione mantenere due strade separate”.
Perché questo cambio di rotta? Perché nel centrosinistra ci si agita così tanto? E perché dunque il futuro della presidenza Mazzoli all’asp Città di Piacenza crea così tanti mal di pancia? E perché il dibattito sulla sua revoca è slittato?
Per rispondere a queste domande bisogna capire i fatti recenti. La recente nomina di Giorgio Prati a direttore dell’asp pare aver fatto scattare numerosi mal di pancia. Il sindaco Dosi, già timoroso di affidare un’azienda in perdita al tandem Prati-Mazzoli, si è così messo a studiare il modo di “tagliare” Mazzoli dalla presidenza. Nei giorni scorsi, dopo che era già stata convocata la riunione per il voto sulla revoca, Dosi avrebbe tuttavia preferito prendere tempo e rinviare la questione: si dice che a indurlo al dietrofront sarebbe stato l’intervento piccato dell’ex sindaco Reggi; e si dice anche che gli uffici non sarebbero stati in grado di motivare tecnicamente la eventuale revoca di Mazzoli. Da qui l’imbarazzante vicenda nascosta dietro le questioni legate alle difficoltà dell’erogazione del servizio da parte dell’azienda che detiene l’appalto, la Copra Dimensione sociale. Insomma la guerra sulle asp pare essere solo agli inizi. Ma proprio per il fatto che la Regione ha fissato per legge l’unificazione, si vocifera che i renziani stiano studiando un piano per mantenere distinte le due asp: la trasformazione del collegio Morigi- De Cesaris in fondazione. In tal caso il “feudo” sarebbe salvo.