E’ morto a 99 anni il cardinal Tonini, antesignano della Chiesa per i poveri

“Sono rimasto un pretino di campagna”. Parlava così, con l’umilità e la semplicità di un vero uomo di Chiesa. Piacenza piange il cardinale Ersilio Tonini, scomparso questa notte all’età di 99 anni all’Opera Santa Teresa di Ravenna, dove alloggiava da molti anni. Il decesso è sopravvenuto per complicazioni nelle ultime ore alle sue condizioni. Originario di Centovera di San Giorgio, Tonini aveva festeggiato il suo ultimo compleanno lo scorso 20 luglio. Sarebbe andato molto d’accordo con i dogmi del nuovo Papa Francesco, di cui aveva appena iniziato a intuirne i semi. “Sono sempre rimasto un pretino di campagna”, diceva di sè. Non mancava mai di ricordare sua madre compreso l’aneddoto che la vide ballare da sola con  un manico di scopa quando il figlio le comunicò la decisione di andare in seminario. Nel 1975 da arcivescovo di Ravenna si guadagna la stima dei suoi concittadini lasciando l’appartamento vescovile ad una piccola comunità di tossicodipendenti e ritirandosi a vivere fino all’ultimo dei suoi giorni nell’istituto Santa Teresa per malati gravi. Il cardinal Tonini ha viaggiato in Italia e nel mondo per professare la fede, a tutti, giovani e anziani, avvicinando soprattutto i ragazzi con i quali ha creato nel tempo un rapporto speciale. Sacerdote dal 1937, è stato anche vescovo di Macerata e Tolentino (1969-75) e arcivescovo di Ravenna e Cervia (1975-90). Protagonista di numerose iniziative di solidarietà sociale, è divenuto largamente conosciuto non solo per i suoi articoli su diversi organi di stampa ma soprattutto per i suoi numerosi interventi televisivi. Nel 1994 Giovanni Paolo II lo ha fatto diventare cardinale. Nel 1978 Tonini è stato anche presidente del consiglio d’amministrazione del quotidiano “Avvenire”. Nel 1986 ha accolto Giovanni Paolo II in visita in Emilia Romagna e nel 1988 con l’aiuto del Papa polacco cominciò a raccogliere fondi per gli indios del Brasile. 

Radio Sound

La Chiesa di Piacenza-Bobbio piange la morte del cardinale piacentino Ersilio Tonini

E’  morto, nella notte scorsa, a Ravenna, dove da tempo abitava,  il cardinale Ersilio Tonini. Con la morte del Porporato la Chiesa di Piacenza-Bobbio perde uno dei suoi figli più illustri e non solo per i riconoscimenti che il  Cardinale ha avuto, nella sua terra natale e altrove, ma per il contributo – come ha ricordato il vicario generale mons. Giuseppe Illica – che ha dato,  in diversi ruoli e tempi, alla vita della nostra comunità. Per questo ne ricordiamo in breve la biografia.

Nato il 20 luglio 1914 a Centovera di San Giorgio Piacentino da un’umile famiglia di lavoratori agricoli (è sempre stato fiero delle proprie origini). Dopo aver compiuto gli studi presso il seminario vescovile, vincendo diverse difficoltà economiche e di salute, ma  già imponendosi per la sue capacità al punto che il Vescovo gli conferisce l’incarico di vicerettore, nonostante fosse ancora diacono.

Dopo la prima messa viene inviato a Roma per perfezionare la propria preparazione:  studia diritto canonico e civile alla Pontificia Università Lateranense, ma non completa gli studi. Rientrato in diocesi il Vescovo lo assegna come insegnante (tiene le cattedre di italiano, latino e greco) al seminario urbano.

Nel dopoguerra il giovane sacerdote si impegnò anche nella redazione del settimanale diocesano "Il Nuovo Giornale" di cui fu pure direttore responsabile dal 1947 al 1953, subentrando a monsignor Amedeo Ghizzoni.

Dal 1946 don Tonini fu prima viceassistente e poi assistente della Federazione degli universitari cattolici (Fuci), seguì pure l'attività dei laureati cattolici, fu assistente ecclesiastico fin dalle origini dell'Unione degli insegnanti medi (Uciim), fondò il Club Cineforum che si impegnò a diffondere sia in città sia nei centri della diocesi.

Oltre al cineforum il sacerdote in questi anni é attivo anche in un’iniziativa indicata come “il giornale parlato”, incontri in cui i partecipanti si ispirano al giornalismo.

Prima di proseguire nella sua scheda biografica é necessaria una nuova citazione di carattere familiare. Il Cardinale non perde occasione per ricordare quanto ha avuto dalla sua famiglia ed in particolare dai suoi genitori. E spesso lo fa citando le loro parole in dialetto, che meglio di altre sottolineano i valori morali di cui erano portatori. Famoso un insegnamento ricevuto dai genitori che citava regolarmente dialetto: “Un tocc ad pan, vurìss bein e la cusciinza nëtta” (Un pezzo di pane, volersi bene e la coscienza pulita).

Nel 1953 gli fu affidata la parrocchia di San Vitale in Salsomaggiore. Qui affrontò diversi problemi tra i quali la realizzazione di un moderno oratorio per i giovani dedicato a San Giovanni Bosco. Si impegnò anche nella costruzione della nuova chiesa parrocchiale.

Nel 1968, pur restando parroco di Salsomaggiore, giunge la nomina a rettore del seminario urbano; l'anno successivo il papa Paolo VI lo eleva alla dignità episcopale affidandogli le diocesi di Macerata e Tolentino e l'amministrazione apostolica di Treia e di Cingoli.

È il 17 dicembre 1975 quando l'arcivescovo Ersilio Tonini sale sulla Cattedra di Sant'Apollinare per dare inizio, su esplicita indicazione di Paolo VI, all'opera di riunificazione della Chiesa Ravennate, resa necessaria – si leggeva in una  nota biografica vaticana – dai forti contrasti seguiti all'annuncio delle novità conciliari, per ridare fiducia e per incitare tutti a guardare sempre avanti, per riuscire ad accogliere preparati i grandi mutamenti in atto nella società. Con un gesto che colpì profondamente i suoi nuovi concittadini, lasciò il suo appartamento nello splendido palazzo arcivescovile a un nucleo di tossicodipendenti in cerca di salvezza. Si ritirò nell'Istituto Santa Teresa, vero cuore della Romagna, fondato da don Angelo Lolli, dove da allora vive a fianco dei malati più gravi che la Provvidenza ha affidato alla carità dei romagnoli.

Tra gli altri impegni ricordiamo che Paolo VI lo ha voluto nel 1978 presidente del Consiglio di Amministrazione della NEI, la società editrice di «Avvenire».

Nell'ottobre sempre del 1987 ha preso parte alla sesta assemblea generale del Sinodo dei vescovi. Nel febbraio 1991 viene chiamato dal Santo Padre a predicare gli esercizi spirituali per la Curia Romana, sul tema: «La Chiesa della speranza per questo nostro tempo». Nello stesso anno anima, insieme con Enzo Biagi, la trasmissione televisiva «I dieci Comandamenti» che è a tutt'oggi un esempio di moderna catechesi che si avvale del mezzo e del linguaggio televisivo. Nel gennaio 1992 torna in Brasile, a Roraima, per partecipare al congresso dei capi tribù indios. Nel 1994, ancora una volta Giovanni Paolo II lo  chiama a partecipare all'Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi.

A coronamento di questo frenetico impegno nell’evangelizzazione giunge la Porpora cardinalizia. Da Giovanni Paolo II viene creato cardinale nel Concistoro del 26 novembre 1994 con il  titolo del SS. Redentore a Val Melaina.

Oratore instancabile, numerose le sue tappe a Piacenza con incontri pubblici sempre caratterizzati da una grande affluenza di ascoltatori. Si è spesso mostrato attento anche ai problemi del mondo giovanile. Nella sua scheda biografica è ancora da ricordare che nel 1993 ha ricevuto l'Antonino d'oro nella basilica del patrono di Piacenza dove è stato canonico negli anni del dopoguerra; era membro di questo Capitolo come canonico onorario.

Il 4 luglio 2004, al termine del solenne rito presieduto nella basilica di Sant’Antonino, rito promosso in suo onore per festeggiare il novantesimo compleanno, il vescovo mons. Luciano Monari gli ha consegnato un “Sant’Antonino d’argento”  con il quale la diocesi ha voluto manifestare  “affetto, stima e  riconoscenza” ad  un figlio illustre della terra piacentina. Lo stesso Porporato ha ribadito questo legame: “Voglio testimoniare  davanti a voi prima di morire che a questa comunità devo tutto, non perché mia madre e mio padre mi hanno generato qui, ma perché questa comunità mi ha generato. A Novant’anni questo lo si può affermare senza retorica”.

La sua piacentinità, di cui è sempre stato fiero, è stata sottolineata anche nel febbraio del 1996 quando la Famiglia Piasinteina gli ha conferito il titolo di "Piacentino benemerito"; tra i riconoscimenti ricevuti anche l’Angil dal Dom della Fondazione di Piacenza e Vigevano.

Anche questi riconoscimenti sottolineano il forte legame che il Cardinale ha avuto con la terra piacentina verso la quale ha sempre nutrito un profondo amore di figlio; d’altra parte i piacentini non hanno mai fatto mistero della stima che hanno avuto per il loro Cardinale.