Accattonaggio, la Lav presenta denuncia: “I cuccioli sono sedati”

Cuccioli di cani sedati per intenerire il passante di turno e spingerlo a fare un’offerta. E’ la denuncia della Lav di Piacenza (Lega anti vivisezione), resa nota nel giorno in cui è uscito il Rapporto Zoomafie 2013 a cura dell’associazione animalista a livello nazionale. Uno studio di settore, che da qualche anno traccia un bilancio sui reati di cui sono vittime gli animali. Il rapporto, che si basa sull’invio di questionari a tutte le Procure della Repubblica d’Italia, ha avuto il 65% di risposte. E’ da qui che è emerso uno spaccato inquietante sulla violenza rivolta agli animali nel nostro paese.  “Un reato ogni ora” ha tenuto a precisare Silvia Felice, presidente dell’associazione Arca di Noé, che ha poi sottolineato le battaglie dell’associazione nel Piacentino.

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Da ultima e che ha visto la presentazione da parte della presidentessa di un esposto in Comune e al Coordinamento provinciale, riguarda il fenomeno dell’accattonaggio con l’utilizzo di animali. In particolare l’uso, sempre più frequente, di cuccioli di cani usati per intenerire i passanti e invogliarli a fare un’offerta in denaro.

“La legge vieta l’utilizzo di animali per l’accattonaggio. E già questo dovrebbe essere sanzionato – ha spiegato Felice -, se aggiungiamo il fatto che questi animali non sono registrati all’anagrafe e gli sfruttatori molto spesso sono senza fissa dimora, non possiamo in alcun modo stabilire che fine facciano una volta cresciuti”. 

Inoltre, per l’animalista, “ho il ragionevole dubbio, che mi ha spinto a presentare l’esposto, che questi cuccioli, che possiamo vedere ogni giorno sul Corso a Piacenza, possano essere stati sedati”. Presumibilmente con medicinali, quindi, per calmare gli animali e rendere più semplice il loro utilizzo in pubblico: “Mi sembra molto strano che dei cuccioli, solitamente molto vitali, possano rimanere fermi in punti molto trafficati anche 12 ore al giorno” ha chiosato.

Silvia Felice, avvocato piacentino, è da tempo impegnata nella tutela degli animali. Tanto che le sue denunce la portarono all’espulsione dal canile cittadino, dove lavorava come volontaria. Una questione che ha tenuto banco per settimane e che da qualche tempo è in attesa del parere del Consiglio di Stato, visto che lei la reputa illegittima.

Tornando al discorso più generale, animato dalla pubblicazione del Rapporto Zoomafie 2013, l’animalista ha espresso parole di amarezza sulla situazione in cui versa la provincia di Piacenza: “E’ un bilancio negativo. I Comuni e le Asl dovrebbero far rispettare la legge, invece troppo spesso registriamo latitanza da parte delle istituzioni” ha detto, aggiungendo come “troppo spesso  nei canili arrivano animali senza microchip. In questo modo non possiamo risalire al responsabile dell’abbandono con un costo che va ad essere sostenuto dalla collettività per la cura di questi animali”.

 

IL RAPPORTO ZOOMAFIE 2013 DELLA LAV

“Un lungo elenco di violenze, maltrattamenti, uccisioni: centinaia di migliaia di animali ogni anno finiscono la loro vita nelle mani criminali della Zoomafia. Un fenomeno multiforme che non risparmia nessuno – uomini, animali, ambiente – e con affari lucrosi per le organizzazioni criminali.

Sono fatti e scenari agghiaccianti quelli che emergono dal Rapporto Zoomafia 2013 redatto da Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV. La nuova edizione del Rapporto che, alla sua quattordicesima edizione, analizza lo sfruttamento illegale di animali ad opera della criminalità, nel 2012.

Le corse clandestine di cavalli e le truffe nell’ippica, il business dei canili e il traffico di cuccioli, il contrabbando di fauna e il bracconaggio organizzato, le macellazioni clandestine e l’abigeato, la pesca di frodo e le illegalità nel comparto ittico, i combattimenti tra cani e l’uso di animali a scopo intimidatorio o per lo spaccio di droga, i traffici di animali via internet e la zoocriminalità minorile: questi gli argomenti analizzati nella nuova edizione del Rapporto Zoomafia.

I dati delle Procure: ogni ora un nuovo fascicolo per reati contro gli animali

Per il quarto anno consecutivo il Rapporto Zoomafia pubblica i dati delle varie Procure italiane, relativi ai reati conto gli animali. L’Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV ha chiesto alle 165 Procure Ordinarie e alle 29 presso il Tribunale per i Minorenni, i dati relativi al numero totale dei procedimenti penali sopravvenuti nel 2012, sia noti che a carico di ignoti, e al numero indagati per reati a danno animali, segnatamente per i seguenti reati: uccisione di animali (art. 544bis cp), maltrattamento di animali (art. 544ter cp), spettacoli e manifestazioni vietati (art. 544quater cp), combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali (art. 544quinquies cp), uccisione di animali altrui (art. 638 cp), abbandono e detenzione incompatibile (art. 727 cp) e, infine, reati venatori (art. 30 L. 157/92). Le risposte sono arrivate da oltre il 65% delle Procure (ordinarie e minorili), la percentuale più alta da quando è iniziata questo tipo di analisi, quattro anni fa. L’anno scorso la percentuale era del 58%, mentre nel 2011 del 43%, nel 2010, invece, quasi del 50%. In particolare le risposte sono arrivate da 105 Procure Ordinarie, su un totale di 165, pari ad oltre il 63% del totale e da 22 Procure presso i Tribunali per i Minorenni su un totale di 29, pari ad oltre il 75% del totale. Sommando le risposte delle Procure Ordinarie e delle Procure presso i Tribunali per i Minorenni si arriva a oltre il 65% di tutte le Procure del Paese. Il totale dei procedimenti sopravvenuti nel 2012, sia a carico di noti che di ignoti, per i reati a danno degli animali e per il campione del 63% delle Procure Ordinarie, è di 6245 fascicoli (2895 a carico di noti e 3350 a carico di ignoti), con un totale di 3862 persone indagate. Partendo da questo dato e proiettandolo a livello nazionale è possibile stabilire con una stima per difetto che nelle Procure d’Italia si aprono circa ventiquattro fascicoli al giorno per reati a danno di animali, uno ogni ora. Una persona ogni ora e mezza circa viene indagata. Nel 2012 i fascicoli aperti presso ogni Procura sono aumentati in media del 15% rispetto al 2011, 3% in media in più, invece, il numero degli indagati.

È opportuno ricordare che si tratta di stime basate su un campione e non sul numero totale delle Procure italiane e che non hanno la pretesa si essere esaustive, ma solo indicative. Un altro aspetto da considerare è che in generale sono di più i reati denunciati a carico di ignoti che quelli registrati a carico di autori noti. Se si considera poi che, notoriamente, i processi celebrati che arrivano a sentenza sono poco meno del 30 per cento, e di questi solo la metà si concludono con sentenza di condanna, i crimini contro gli animali che di fatto vengono puniti con sentenza sono solo una minima parte rispetto a quelli realmente consumati.

“Nonostante l’incremento delle denunce siamo lontani da un’adeguata risposta repressiva – sostiene il dottor Ciro Troiano, criminologo, responsabile dell’Osservatorio Zoomafia della LAV e autore del Rapporto – Analizzando i dati si evince che le denunce presentate sono solo una minima parte di reati contro gli animali realmente consumati e ciò rafforza un sospetto che abbiamo da tempo: la maggioranza dei reati contro gli animali non viene denunciata. Quotidianamente circolano notizie, segnalazioni e appelli, su casi di maltrattamento in un numero impressionante. Sicuramente non tutti i casi segnalati corrispondono a situazioni di reale maltrattamento, anzi la prudenza e l’attenta valutazione dei singoli casi ci insegnano che spesso si tratta di falsi allarmi, ma non si può non notare una vistosa discrepanza. L’impressione, leggendo questi dati, è che l’azione penale venga esercitata solo in pochissimi casi e che in assenza di formale denuncia, peraltro non richiesta per i reati in esame, essendo reati comuni perseguibili di ufficio, non ci sia un intervento della polizia giudiziaria e quindi l’apertura di un formale procedimento da parte della Procura”.

Si registrano 4202 procedimenti sopravvenuti nel 2012 in 105 Procure Ordinarie, per i reati di uccisione, maltrattamento e detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura. Nel 2011 furono 3132 ma il numero delle Procure era inferiore: 94. Nel 2010 1326 per 67 Procure, mentre nel 2009 i procedimenti registrati furono 1693 su 80 Procure analizzate. Ancora una volta dobbiamo mettere in evidenza la stridente differenza tra i procedimenti penali sopravvenuti e i casi di abbandono di animali. Il reato di abbandono di animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività, punito dal primo comma dell’art. 727 cp, mira a reprimere un fenomeno che coinvolge decine di migliaia animali l’anno. Nel 2012 sono sopravvenuti complessivamente 964 procedimenti penali per l’art. 727 cp, 567 a carico di noti e 397 a carico di ignoti, (dati riferiti, come detto, al 63% delle Procure Ordinarie). Se si considera che l’articolo 727 cp punisce anche la detenzione di animali in condizioni incompatibili con la loro natura e non solo l’abbandono di animali, il numero dei casi di abbandono denunciati risulta davvero insignificante.

Discorso simile per l’analisi del reato di uccisione di animali, punito dall’art. 544bis del codice penale. Nei distretti delle Procure di Asti, Cosenza e in quello di Montepulciano (Siena), ad esempio, nel 2012 non sono sopravvenute denunce per uccisione di animali, ma appare assolutamente improbabile che non si siano verificati casi di uccisioni o avvelenamenti di animali. Per quanto riguarda il distretto della Procura di Cosenza, anche nel 2011 non ci furono fascicoli per uccisione di animali.

Nel 2012 i reati previsti dall’ 544quater cp, spettacoli e manifestazioni vietati, e 544quinquies cp, combattimenti e competizioni non autorizzate tra animali, sono ritornati ad essere “reati virtuali o fantasma”. Nel 2011, invece, ci fu un proliferare dei procedimenti rispetto agli anni precedenti. Ora la situazione è ritornata “dormiente”: per l’articolo 544quater ci sono stati complessivamente 6 procedimenti (4 noti e 2 ignoti) rispetto agli 80 del 2011. 5, invece, quelli che ci furono nel 2010 e 8 quelli nel 2009. Anche per il 544quinquies sono sopravvenuti 6 procedimenti (4 noti e 2 ignoti). Nel 2011 furono 29 (27 a carico di noti e 2 a carico di ignoti), 3 nel 2010 e 5 nel 2009. Non si tratta di reati qualsiasi, ma quelli che puniscono gli spettacoli vietati che fanno uso di animali, i combattimenti tra animali e le corse clandestine di cavalli, ovvero dei delitti più gravi e anche quelli puniti più severamente.

I reati previsti dalla normativa sulla protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio sono i più diffusi dopo quello di maltrattamento di animali. In totale 1519 procedimenti (1106 noti e 413 ignoti) per 1368 indagati, sempre relativo al 63% delle Procure Ordinarie. Nel 2011 i procedimenti furono 1147 (735 noti e 412 ignoti) con 1048 indagati. Si tratta di fattispecie diverse non riconducibili tutte, in senso stretto, all’attività venatoria, poiché sono compresi, oltre ai classici reati commessi nella caccia o nel bracconaggio, anche i reati di vendita e commercio di fauna selvatica, di detenzione di specie particolarmente protette, di detenzione di esemplari appartenenti alla tipica fauna stanziale alpina, della quale è vietato l’abbattimento, di detenzione di specie nei cui confronti la caccia non è consentita o di fringillidi in numero superiore a cinque.

La geografia dei crimini contro gli animali

La tabella dei dati pervenuti dalle Procure Ordinarie ci dà uno spaccato reale dei reati contro gli animali accertati sul territorio nazionale, e ci consente anche un’analisi della distribuzione geografica dei crimini contro gli animali. Stilando una classifica dei reati in esame, dai dati arrivati si evince che, oltre al caso particolare e anomalo di Montepulciano (SI) dove nel corso del 2012 non sono stati aperti fascicoli per i reati in esame, la Procura con meno procedimenti per reati contro gli animali è quella di Mistretta (ME) con solo 4 procedimenti (la stessa cosa anche nel 2011). Seguono Imperia con 5 (3 noti e 2 ignoti); Melfi (PZ) con 7 (1 noti e 6 ignoti); Mondovì (CN) con 10 (ignoti); Cuneo con 11, (10 noti e 1 ignoti); Lagonegro (PZ) sempre con 11 (7 noti e 4 ignoti); Aosta con 12 (noti); Nicosia (EN) con 13 (7 noti e 6 ignoti); Sciacca (AG) con 13 (8 noti e 5 ignoti); Camerino (MC) con 14 (7 noti e 7 ignoti); Casale Monferrato (AL) 14 (5 noti e 9 ignoti).

La Procura con il maggior numero di procedimenti sopravvenuti nel 2012, sempre in base al campione del 63% analizzato, è quella di Brescia, con ben 722 procedimenti (431 noti e 291 ignoti). Questo dato può essere spiegato in parte con i numerosi procedimenti aperti per violazione alla normativa venatoria che arrivano a 377 fascicoli. Sicuramente, poi, alcuni casi di maltrattamento, uccisione e detenzione incompatibile di animali saranno reati connessi all’attività venatoria, ma resta il fatto che, in ogni caso, si tratta di un numero di procedimenti alto rispetto alla media nazionale. Ciò non vuol dire, ovviamente, che in quella provincia si maltrattino più animali, ma solo che sono stati aperti più fascicoli e che le attività di prevenzione e repressione sono numerose. Seguono Firenze con 220 procedimenti (94 noti e 126 ignoti); Bergamo con 187 procedimenti (81 noti e 106 ignoti); Milano con 144 procedimenti (67 noti e 77 ignoti). Per quanto riguarda Roma si registrano per il 2012 193 procedimenti (76 noti e 117 ignoti) con 130 indagati, in aumento rispetto agli anni precedenti: nel 2011 sono stati aperti 117 fascicoli (47 noti e 70 ignoti) con 71 indagati; nel 2010, 134 (88 noti e 46 ignoti) con 99 indagati.Corse clandestine di cavalli, ippodromi & scommesse

Le corse clandestine di cavalli confermano la loro pericolosità con numeri da bollettino di guerra, solo nel 2012, con dati che riguardano sia le corse clandestine che le illegalità nell’ippica, ci sono stati 16 interventi delle forze dell’ordine, 5 corse clandestine bloccate, 122 persone denunciate di cui 1 arrestata per reati connessi, 77 cavalli, un ippodromo abusivo, 13 stalle e due maneggi sequestrati, 4 i cavalli morti trovati per strada. In quindici anni, da quando abbiamo iniziato a raccogliere i dati per il Rapporto Zoomafia, ovvero dal 1998 al 2012 compreso, sono state denunciate 3298 persone, sequestrati 1203 cavalli e bloccate 104 corse clandestine. Il numero delle corse bloccate nel 2012 è inferiore a quello degli anni precedenti: 5 contro 7 del 2011 e 12 del 2010; il numero dei cavalli sequestrati è diminuito rispetto al 2011 (77 nel 2012 e 94 nel 2011), ma aumentato rispetto al 2010, anno in cui furono sequestrati 62 cavalli. Diminuite anche le persone denunciate: 122 rispetto alle 179 del 2011 e alle 129 del 2010. Secondo i dati Unirelab, il laboratorio ufficiale per le analisi antidoping, nel 2012 ben 117 cavalli che correvano in gare ufficiali sono risultati positivi a qualche sostanza vietata. Gare svolte in ippodromi di tutta Italia, da Albenga a Napoli, da Aversa a Bologna, da Torino a Foggia, passando per Livorno, Merano, Milano, Palermo, Sassari e Siracusa.

L’affare dei canili e del traffico di cani

Il business legato alla gestione di canili “illegali” (strutture spesso sovraffollate e inadeguate sotto l’aspetto igienico sanitario e strutturale) così come il business sui randagi, mantiene intatto il suo potenziale criminale che garantisce agli sfruttatori di questi animali introiti sicuri e cospicui, grazie a convenzioni con le amministrazioni locali per la gestione dei canili. Solo nel 2012 sono state sequestrate almeno 4 strutture. Cuccioli affogati nell’acqua e gettati nell’immondizia, cani costretti a vivere in gabbie anguste, prive di riparo, e senza avere la possibilità di muoversi: questi alcuni casi accertati.

Aumentano i cuccioli importati illegalmente dai Paesi dell’Est, un’attività criminale che ha suscitato l’interesse anche dell’antimafia che l’ha citata nella sua ultima Relazione. 1360 cuccioli sequestrati (dal valore complessivo di circa un milione di euro), 29 persone denunciate di cui 14 cittadini stranieri: questi i numeri delle azioni di contrasto dell’anno scorso. Nel 2011 gli animali sequestrati furono 750. L’importazione illegale di cuccioli, vede attivi gruppi organizzati, che fanno uso di modalità operative raffinate, e che hanno reti di appoggio e connivenza. I cuccioli sequestrati provenivano prevalentemente dalla Slovacchia e dall’Ungheria, ma è stata scoperta una nuova rotta: da Malta alla Sicilia.

Il contrabbando di Fauna e la biopirateria

Il traffico internazionale di animali e piante rare non accenna a diminuire. Nel 2012 la Cites del Corpo forestale dello Stato ha sequestrato 6.240 esemplari protetti dalla Convenzione di Washington per un valore di circa 800.000 euro, grazie a 126 indagini che hanno coinvolto 186 soggetti. Un caimano trovato nell’abitazione di un pregiudicato romano, statuette e monili di avorio, coralli bianchi, zanne di elefante africano, pelli e carne di coccodrillo, 42 uova di tartaruga, capi di abbigliamento con pellicce di procione, 600 scorpioni trovati nella valigia di un passeggero all’aeroporto di Firenze, un serpente a sonagli, una vipera dal corno, una tartaruga azzannatrice, una tartaruga alligatore e un varano trovati a casa di un pregiudicato per droga: sono solo alcuni dei casi accertati l’anno scorso.

Il bracconaggio continua a manifestare la sua pericolosità: traffici di armi rubate o clandestine, resistenza e minacce agli organi di vigilanza, attentati alle auto di servizio. L’abbattimento o la cattura di specie particolarmente protette è diventato un fenomeno pericolosamente diffuso: lupi, orsi, gru, Ibis eremita e anche Pilar, l’ultimo dei 5 bianconi seguiti tramite trasmettitore satellitare da un gruppo di ricercatori: queste sono solo alcune delle uccisioni accertate nel 2012. Armi clandestine, trappole esplosive, munizioni, esplosivi, visori notturni e puntatori ad intensificazione di luminosità, balestre, pistole, fucili illegali, coltelli queste alcune delle armi sequestrate nel 2012. Senza tregua il traffico di fauna selvatica nei mercati abusivi di Ballarò a Palermo e quello di Napoli, dove ogni settimana vengono venduti centinaia di uccelli. A questi tradizionali mercati si sono aggiunti altri come quello di Messina e di altre città del Sud.

La “Cupola del bestiame” e i predoni della macellazione clandestina

Abigeato, falso materiale, associazione per delinquere, doping, maltrattamento di animali, macellazione clandestina, pascolo abusivo, ricettazione, truffa aggravata, commercio alimenti nocivi: sono solo alcuni dei reati accertati nel corso del 2012 tra le illegalità negli allevamenti e nel commercio della carne. Un business milionario che non sfugge al controllo della criminalità organizzata. Tra i beni sequestrati a mafiosi lo scorso anno ci sono anche allevamenti, mandrie, cavalli, bufale, caseifici. L’abigeato non trova tregua: secondo alcune stime ogni anno spariscono nel nulla circa 150.000 animali. Tra i fatti registrati lo scorso anno ci sono bovini e ovini in scarse condizioni igieniche e sanitarie, bovini morti ricoperti di cumuli di letame abbandonati nei pressi delle stalle, allevamenti con animali privi di marche identificative, anabolizzanti e vaccini per animali di provenienza asiatica sequestrati in allevamenti e animali affetti da patologie spacciati per sani.

Strettamente legato all’abigeato è la macellazione clandestina, fenomeno diffuso e preoccupante anche per i risvolti sanitari. Le forme di macellazione clandestina possono essere suddivise in quattro tipi: domestica, o per uso proprio; organizzata, riconducibile a traffici criminali; venatoria, riconducibile alla caccia di frodo; etnica, riconducibile a tradizioni alimentari etniche o religiose. Gli animali macellati appartengono essenzialmente a cinque categorie: animali allevati in modo legale; animali allevati in modo illegale; animali rubati; animali affetti da patologie; animali vittime di atti di bracconaggio.

“Malandrinaggio” di mare: un malaffare a danno della biodiversità marina

Il mare in mano ai pirati della pesca di frodo, che con le loro flottiglie depredano le popolazioni di pesce, devastano i fondali, impoveriscono la biodiversità. Tonnellate di tonno rosso, di pesce spada, di molluschi, di novellame, di anguille, insieme a miglia di ricci e a quintali di datteri di mare, posti sotto sequestro. Questa l’attività della Guardia Costiera: nel corso del 2012, sono stati svolti, a livello nazionale, un totale di 73.183 controlli, con 4.946 sanzioni amministrative per un importo totale di 7.690.443 euro. Sequestrati complessivamente 699.366 chilogrammi di tra pesce e mitili. Uso di rete a strascico in prossimità della costa, allevamenti abusivi di mitili, uso di bombe e altri strumenti illegali, vongole prelevate in zone vietate per l’alto tasso di inquinamento, sono solo alcuni dei casi accertati. Nel business del pesce non manca l’infiltrazione della mafia o della camorra che, come diverse inchieste hanno accertato, sono infiltrate in società operanti nel settore ittico.

I veleni delle sofisticazioni alimentari

Altro settore analizzato è quello delle sofisticazioni alimentari. Le frodi alimentari scoperte nel 2012 in Italia, secondo stime di settore, hanno portato complessivamente al sequestro di quasi 20 milioni di chili di prodotti alimentari e bevande per un valore di 468 milioni di euro. Alcuni casi accertati nel 2012: oltre mezza tonnellata di carne equina avariata pronta per essere messa in commercio, decine di chili tra formaggi e salumi scaduti pronti per essere commercializzati in un supermercato, confezioni di mozzarelle contenenti tossine potenzialmente pericolose per la salute umana, alimenti congelati non idonei al consumo umano serviti in ristoranti, 1600 confezioni di uova fresche, conservate in locali senza i requisiti minimi igienico sanitari, sporchi e contaminati da escrementi animali, 91mila prosciutti sequestrati, pangasio commercializzato per specie diverse più costose, pescecane spacciato per pescespada, pesce ghiaccio commercializzato per neonata, pesce palla dell’Alaska venduto come merluzzo, merluzzo carbonaro spacciato per merluzzo nordico, pesci e crostacei provenienti dal Bangladesh, insieme a specie finora “sconosciute” in Italia.

Combattimenti tra animali: un crimine in ripresa

Nel 2012 nuovi e forti segnali hanno confermato in modo allarmante la ripresa dei combattimenti. Ritrovamenti di cani con ferite da morsi o di cani morti con esiti cicatriziali riconducibili alle lotte, furti e rapimenti di cani di grossa taglia o di razze abitualmente usate nei combattimenti, sequestri di allevamenti di pit bull, pagine Internet o profili di Facebook che esaltano i cani da lotta, segnalazioni: questi i segnali che indicano una recrudescenza del fenomeno. A fronte di questa impennata l’azione investigativa nel corso del 2012 è stata inesistente o quasi, basta vedere i dati delle Procure. Nel 2012 sono stati sequestrati 25 cani riconducibili ai combattimenti, tenuti in tre allevamenti diversi, e sono state denunciate tre persone.

Uso di animali a scopo intimidatorio, droga

L’uso di animali come arma o come “oggetti” per intimidire è sempre più diffuso, di difficile catalogazione e rappresenta un fenomeno che non si può prevenire facilmente. Allarmante è l’uccisione di cavalli che in alcune zone del Paese, soprattutto in Sardegna, rappresenta un radicato fenomeno criminale. Nel 2012 sono stati uccisi almeno 13 cavalli e feriti almeno altri 5. Questi alcuni casi accertati l’anno scorso: una testa di maiale mozzata con un pezzo di stoffa a guisa di bavaglio, lasciata sul pianerottolo di un prete antimafia, una testa mozzata di bufala trovata vicino ai cancelli di una azienda, un pit bull ucciso lanciato dalla finestra, un maialino crocifisso e una testa di maiale trovati in luoghi dove si radunano in preghiera fedeli islamici, centocinquanta pecore sgozzate in una sola notte. “Negli ultimi anni lo studio della violenza nell’ambito della famiglia ha preso in considerazione anche la violenza nei riguardi degli animali – continua Troiano -. Nei casi di stalking, ad esempio, è frequente che il soggetto attivo sia violento in vari modi anche con l’animale della persona offesa o minaccia di esserlo. Tra le condotte moleste dello stalker rientrano, infatti, il far trovare animali morti o parti di essi o, addirittura, uccidere gli animali domestici della vittima”.

Animali e droga, un connubio non raro: trafficanti e spacciatori usano spesso animali per occultare, trasportare o difendere la droga con modalità e stratagemmi a volte sorprendenti. Cani imbottiti di ovuli contenenti cocaina, usati per trasportare la droga, una coppia che spacciava usando un cane, hashish trasportato su camion per trasporto cavalli, questi alcuni casi accaduti l’anno passato.

La Zoomafia viaggia anche su internet

I traffici di animali e le illegalità zoomafiose avvengono anche attraverso Internet. I principali modi di utilizzo di Internet per attività illegali contro gli animali sono, la diffusione di immagini e video relativi ad uccisioni e atti di violenza contro animali, il commercio e traffico di animali, la raccolta di scommesse su competizioni tra o di animali, la promozione di attività illegali a danno di animali, le truffe e raggiri con uso fittizio di animali. In Internet è possibile scommettere su qualsiasi competizione tra animali, dalle corse ippiche alle corse di cani. Non c’è inchiesta di un certo spessore relativa alle truffe nell’ippica, nella quale non compaia l’uso di Internet quale mezzo per raccogliere le scommesse. Secondo il Rapporto “Infanzia e adolescenza 2013” dell’Eurispes, tra i ragazzi che giocano via internet o scommettono, il 29,7% scommette sulle gare dell’Ippica.

Zoocriminalità minorile: la scuola della violenza

Infine la zoocriminalità minorile, ovvero il coinvolgimento di minorenni o bambini in attività illegali con uso di animali o in crimini contro gli animali. Inquietanti e preoccupanti i casi elencati: una cagnetta data alle fiamme da un gruppetto di ragazzi e poi gettata in un cassonetto, due oche ammazzate a bastonate da due 15enni, un gatto preso a calci a mo’ di pallone, e poi seviziato con un coltello, da due ragazzini, un gattino preso a sassate da un 13enne, un cane randagio lapidato da un gruppo di ragazzini, tra i dieci e tredici anni. “È ampiamente dimostrato – continua Troiano-, che bambini e adolescenti che sono ripetutamente crudeli verso gli animali presentano diversi tipi di disturbi psicologici, in particolare comportamenti aggressivi verso persone e cose, e possono facilmente diventare adulti violenti e antisociali”.

“L’analisi di questo nuovo Rapporto fa emergere l’esistenza di sistemi criminali consolidati – conclude Troiano -, spesso si tratta di veri apparati con connivenze tra delinquenti, colletti bianchi, amministratori e funzionari pubblici. Sistemi criminali a danno degli animali e, in generale, della società. Le illegalità legate al mondo animale sono molteplici e richiamano le attenzioni di diverse categorie. Non deve sorprendere, quindi, il fatto che vengono denunciate persone appartenenti a categorie culturali, economiche e sociali completamente diverse tra loro: l’interesse criminale per gli animali è eterogeneo, trasversale, complesso e multiforme, ed è organizzato in gruppi di individui dotati di strutture, regole, vertici e sistemi di controllo; gruppi che sono costituiti per commettere crimini, e in particolare crimini per fini di lucro”.