La crisi mette in ginocchio l'Italia e Piacenza, purtroppo, non è esente da questa situazione che pare senza via d’uscita. E così sono numerose in città le persone che affollano le mese pubbliche per trovare almeno un pasto caldo che gli permetta la sopravvivenza. Come per esempio in Santa Rita, sullo Stradone Farnese, una delle mese della carità più antiche di Piacenza. E’ qui che in mattinata abbiamo fatto un giro per raccogliere testimonianze e abbiamo trovato di tutto. Dai giovani stranieri ormai sfiduciati verso il nostro paese, ai piacentini che da un giorno all’altro si sono trovati in mezzo a una strada, senza contare i tanti pensionati che non riescono solo con la mensilità minima ad arrivare alla fine del mese.
“Cerco lavoro come macellaio, ho 44 anni e ho fatto tutta la riviera tirrenica per trovarlo – ha spiegato una delle persone in attesa dell’apertura del cancello del chiostro, all’interno del quale è allestita la mensa dei Frati Cappuccini. “Piacenza è un punto di riferimento, tra Milano e Bologna, ma non si trova nulla. Ormai anche qui sono costretto, come tanti altri, a chiedere l’elemosina per raccogliere i soldi di un biglietto del treno” ha detto sconsolato il calabrese.
Non mancano, come detto, tanti piacentini, alcuni che hanno visto l’abisso da molto vicino. “Non ho soldi, per questo vengo alla mensa – ci dice un ex dipendente dell’ente Prtovincia di via Garibaldi -, ero un commesso e dopo aver avuto delle spese impreviste ho finito tutti i risparmi. Spero di prendere la pensione di invalidità, però credo di venire qui comunque, perché sarà molto bassa. La situazione è difficile, spero di sistemarmi prima o poi, ho 60 anni ma il mio futuro non lo vedo bene”.
E c’è anche chi non ha retto e non ha solo pensato di farla finita ma ci ha provato. E’ quello che ci racconta un altro signore, piacentino di poco più di 50 anni, che dopo un po’ si apre e ci mostra le cicatrici sui polsi: “Sì, quando ti portano alla disperazione puoi arrivare anche a questo – ha ammesso – lavoravo in fabbrica, poi ha chiuso e ora sono 5 anni che cerco senza trovare”.
Medesima storia per un 62enne, sempre piacentino, che da qualche tempo fa la spola tra la Caritas e la mensa di Santa Rita: “Alla mia età non ti prende più nessuno. Anzi, in questi giorni sembrava mi avessero assunto, poi dopo poche ore han preferito un giovane. Facevo serramenti e l’agente di commercio”.
Il cancello si apre, è l’ora del pranzo e di certo la prima preoccupazione si sposta al trovare un buon posto dove sedersi al fresco e un piatto con cui sfamarsi.
Dalla cucina esce padre Franco, cappuccino corpulento ma bonario che inizia a distribuire pacchi di pasta e focacce: “Ormai son più italiani che stranieri, come puoi vedere. Ora perché c’è il Ramadan, se no di solito delle 50-60 persone che vengono la metà sono straniere. Non ci chiedono soldi, anche perché non ne diamo. Solo di mangiare”.
Molte poi le pensionate: “Non dite che sono venuta qui, mia figlia non lo sa e poi si preoccupa. Ma con 400 euro al mese non riesco ad andare avanti” ha detto la signora di circa 70 anni. Così come un’altra che, appena finito di mangiare spiega come con 500 euro “non si arriva alla fine del mese. Devo pagare gas, acqua, luce e affitto e sono rimasta sola”.
Tra gli stranieri, invece, abbiamo raccolto la storia di un ragazzo rumeno, 30enne e da 20 a Piacenza: “Stavo bene, avevo la casa in affitto, avevo la macchina. Solo che un giorno, tornato in Romania, ho fatto un grave incidente e ho perso tutto. Mia moglie, il panificio che gestivo con lei, tutto. Ho tre figli e li ho lasciati nel mio paese con mia madre, però è dura mantenerli. Però non penso a tornare, ormai la mia vita è qui e voglio provare a farcela in Italia”: