Ricorso rigettato. Il tribunale del riesame di Bologna non ha accolto l'istanza presentata dalla Procura di Piacenza contro la decisione del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Bersani di concedere i domiciliari a quattro dei sei poliziotti arrestati lo scorso aprile dai carabinieri con varie accuse che vanno dallo spaccio di droga allo sfruttamento della prostituzione. Restano dunque nelle loro case Claudio Anastasio, Paolo Cattivelli, Luciano Pellilli e Luca Fornsari, tutti poliziotti della squadra mobile piacentina finiti in manette il 15 aprile e rimasti in carcere per oltre due mesi. Enrico Milanesi, della Digos, è stato scarcerato (benché resti indagato) mentre l'unico ancora nel penitenziario di Opera (Milano) è Paolo Bozzini.
E proprio contro la più pesante delle misure cautelari si erano mossi gli avvocati difensori dei vari poliziotti, sotto accusa – lo ricordiamo – perché ritenuti responsabili, tra le varie ipotesi, di aver introdotto nel Piacentino notevoli quantitativi di cocaina la cui vendita sulle piazze locali veniva poi gestita, secondo il quadro accusatorio, dal pregiudicato piacentino Giorgio Cavaciuti, anch'egli in carcere-
Ebbene, il gip Giuseppe Bersani, dopo aver in un primo momento rigettato la richiesta dei difensori, l'ha poi accolta per 4 dei 5 ancora rinchiusi ritenendo che non vi fosse più la concomitanza dei tre elementi che giustificano la custodia cautelare in carcere: pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento delle prove. Tutti a casa, dunque, tranne Bozzini, la cui posizione sembra evidentemente più compromessa rispetto alle altre.
Contro questa decisione si erano "scagliati" i pm della Procura Michela Versini e Antonio Colonna con l'appoggio del procuratore capo Salvatore Cappelleri il quale ha firmato un ricorso formale al tribunale del riesame di Bologna contro la decisione del giudice Bersani. L'udienza è stata la scorsa settimana e i magistrati bolognesi si erano riservati la decisione. Ora hanno sciolto la riserva rigettando la richiesta dei pm e accogliendo quella dei difensori: niente ritorno in carcere, dunque, e domiciliari confermati. Tutti, comunque, restano iscritti nel registro degli indagati nell'ambito di una delle indagini più clamorose che le cronache piacentine abbiano mai registrato e non è escluso che già entro il mese vengano presentate richieste in merito al giudizio.