Ormai il primo raduno della Daniele Ronda Community è imminente. Sabato 20 luglio, alle ore 15, infatti, partirà la scarpinata che condurrà chi vuole godersi un po’ di buona musica da Ferriere al lago Moo. In questo luogo così suggestivo, con l’aria fresca della sera, si terrà un concerto di Daniele con il Folklub che sarà seguito in diretta su Radio Sound nell'ambito di "Festainquota" a partire dalle 17. E, successivamente, per chi vorrà, ci sarà la possibilità di fermarsi a dormire in tenda, con il cielo stellato sopra la testa. Per prepararci a questo grande evento, oltre al lavoro immane dello staff, ho voluto mettermici anche io e rompere un po’ le scatole a Daniele e alla Community. La mia idea è nata, chiaramente in un momento in cui avevo dimenticato di prendere le mie medicine, come una sorta di ringraziamento verso chi ha apprezzato quello che ho scritto e ha creduto insieme a me in un sogno. Così, mi sono rivolta alla Community e ho chiesto che mi venissero inoltrate le domande che ognuno di loro avrebbe voluto porre a Daniele. Qualcuno è stato un po’ più timido, qualcuno un po’ più spavaldo. E quella che state per leggere è la nostra intervista a mille mani, tante come quelle che devono strappare le nuvole e squarciare questo cielo un po’ afoso per vedere le stelle sopra il lago Moo. Di solito i giornalisti seri le interviste ai cantanti “che se la tirano” le fanno nelle suite degli hotel di lusso, con il flute di champagne e le tartine col salmone e il caviale. Ma io non sono una giornalista seria, il mio cantante da intervistare non se la tira nemmeno un po’ e davanti a noi ci son solo due “rob col ghiaccio” e delle noccioline. Così, incontro Daniele in un bar del suo paese, magari lo stesso dove “i fürb ien al bar tüt al dè a ciapas di gran ciuc e a parlat un po’ drè”. Mi aspetta già seduto, da vero padrone di casa, da chi lì c’è cresciuto e sa spiegare la strada anche a chi, come me, è stata capace di perdersi e farsi attendere. Per di più, lui ha una capacità innata: quella di metterti a tuo agio e farti sentire a casa: che tu sia a 30 km da casa, o che tu stia sentendo una sua canzone dall’altra parte del mondo. Come dice lui, “siamo un po’ come le lumache che viaggiano, viaggiano, viaggiano e si portano sempre dietro la casa”. Come noi ci portiamo dietro la nostra casa con la sua musica. Nonostante le domande già scritte e il block notes, più che un’intervista si trasforma presto in una chiacchierata, nella quale Daniele mi parla di sé, della sua vita e della sua musica.
ECCO L'INTERVISTA INTEGRALE RILASCIATA DA DANIELE RONDA A CATERINA MASCARETTI
Ciao Daniele, sabato è in programma il grande evento al Lago Moo. Saranno presenti anche tanti tuoi fan. E allora mi sembra appropriato, chiederti cosa ne pensi di loro?
Io non ho chiamato la community fans-club, perché non credo molto nella parola fans. Sono persone che hanno creduto, credono o iniziano a credere insieme a me a questa cosa. Che stanno bene ai concerti, o che provano delle cose… magari non è detto che stiano per forza bene, ma provano delle sensazioni quando sentono un cd o vengono ad un concerto. Molte persone vanno oltre poi a questa cosa: perché ci son facce che ho visto al primo concerto e che ho visto ancora al concerto della scorsa settimana. Quindi è proprio una comunità, una famiglia. Poi la cosa che mi fa piacere veramente è quella che noto che si stanno formando dei rapporti fra queste persone: magari uno prima diceva “ma io vengo da Bergamo da solo, non me la sento…” e adesso ha risolto quel problema perché ci sono magari degli amici di Piacenza o di Milano e fanno il viaggio insieme. Quindi mi piace questa idea di comunità che si è creata attorno a me, sin dal primo giorno.
Quindi, quando hai visto che 3000 persone erano lì attorno a te al Palabanca, cosa hai pensato?
Ci son quattro risposte a questa domanda: e sono NO, Sì, NO e Sì. Il primo NO è nel senso che quando Jonny, il mio manager, mi ha detto di fare il concerto al Palabanca gli ho detto se era impazzito, anche perché avevamo fatto il 31 marzo al Municipale, che per fortuna era pienissimo, però era stato un lavoro molto, molto, molto impegnativo. Quando mi ha parlato del Palabanca che teneva quasi il triplo dei posti ne abbiamo anche discusso, non ero convinto di volerlo, ma soprattutto di poterlo fare. Poi, invece, ecco il Sì, appena messi fuori i biglietti, vista quanta gente, senza neanche pensarci, ha iniziato ad acquistarli, allora ho capito che se non mollavamo, non potevamo “sederci”, potevam farcela. Poi quando ci sono questi grandi eventi, di solito, c’è sempre un momento di stallo, è proprio una cosa tecnica: c’è un momento in cui devi convincer gli indecisi. E la forza sta nel non mollare lì; e questo sarebbe il NO, o meglio diciamo il Nì. E poi pare che li abbiam convinti. Ti dico, io son arrivato al pomeriggio delle prove che più o meno sapevo i numeri dei biglietti venduti e sapevo anche quanto si diceva potesse arrivare la sera stessa, e quindi ero contento. Però, quando ho visto veramente quanta gente è arrivata in più e quando ho visto la fotografia dal palco è stata una gran bella sorpresa! Quindi Sì il pomeriggio e assolutamente Sì la sera.
A parte per il concerto, tu al Palabanca ci hai passato tanto tempo perché sei l’autore del bellissimo inno del Copra volley. Ora, data l’esuberanza del presidente Molinaroli, è vero che se quest’anno il Copra avesse vinto lo scudetto, per festeggiare, era già stata approntata una collaborazione Ronda- Monella lap dance?
A me non è stato proposto, però non avrei rifiutato. Anzi, probabilmente sarei andato ad incitare ancora di più la squadra… Io l’avrei proposto anche in caso di secondo posto, però è passato in sordina.
Restando in tema donne, prima di iniziare a suonare “cuccavi” così tanto?
Ma, non è vero… diciamo che ci son stati dei periodi… Ad esempio, da bambino, quando ero alle scuole elementari cuccavo tantissimo.
Facevi i bigliettini con scritto “vuoi stare con me?” “sì-no”?
Sì, e me li facevano anche, e anche molti. Poi ho fatto un periodo un po’ così, poi ho ripreso. Ma ti dirò di più, da quando suono il discorso non è tanto cuccare, è che non ho il tempo di concretizzare le cose del cuccare, perché siamo sempre in giro…
…il cuore è uno zingaro…
Il cuore è uno zingaro, e noi siamo anche degli zingari. Però il mio vero periodo d’oro del cuccare è stato senza dubbio alle elementari, sarà stato il caschetto.
Quindi “al pleiboi” non è un testo autobiografico?
In un certo senso lo è, perché io l’ho incontrato, l’ho vissuto, l’ho toccato…
Lo hai toccato?
L’ho anche palpato, ho cercato di trarre degli insegnamenti dal “pleiboi”… quindi in un certo senso è autobiografico anche quella canzone, però purtroppo non sono io “al pleiboi” di cui si parla.
Mi fa un po’ paura che tu l’abbia toccato e palpato…
Ed è stato bello…
Ma in conclusione, nella band, chi è che cucca di più?
Lì ho commesso un errore io, all’inizio del progetto, che è stato quello di valorizzare, di mettere in luce Sandro. E Sandro ovviamente, da furbo, da astuto qual è, da persona che coglie le opportunità, ha colto anche questa ed ha iniziato a cuccare. E concretizza pure. Ma, ripeto, l’errore è stato il mio ed ormai il circolo vizioso è stato aperto.
Allora, restando in tema Sandro- donne: Monica esiste davvero o è un personaggio di fantasia?
Esiste! Allora, Monica è bella come una rosa, ma è stronza come una spina… Ne esistono tantissime di “Monica”… esiste, esiste…
Esiste, ma probabilmente non si chiama Monica?
Io credo che esista anche una Monica bella come una rosa, ma stronza come una spina…
E quindi Sandro l’ha dimenticata questa Monica andando in Irlanda?
Questo devi chiederlo a lui… Però, sai cosa? Non è tanto che uno per farsela passare debba dimenticare, può essere anche solo che uno metabolizzi, accetti una circostanza o una situazione. Dimenticare non è giusto… sarebbe molto meglio non dimenticare, ma riuscire ad accettare e a proseguire. Anzi, bisogna ricordarsele bene le cose che ci han fatto soffrire.
Come “l’errore”… però è un cassetto che non va aperto?
In realtà dice “e dovrei dimenticare”… dovrei… ma non è sempre così! Certe cose è meglio ricordarsele bene.
Restando in argomento “cose che non dimentico”, dicono che non butti mai via niente… io non so se sia vero o no… sei un po’ come quelli di “Sepolti in casa”?
Sì, faccio una fatica immane a buttar via qualsiasi cosa… ma anche le cose più “inutili”, come gli scontrini, i bigliettini, i biglietti da visita anche se li salvo sul cellulare… faccio veramente fatica! Però, ci sono dei periodi, tipo tre o quattro volte all’anno, in cui devo fare un lavoro oltre che psicologico, proprio manuale per cercare di liberare degli spazi altrimenti diventa impossibile. Anche le tasche dei giubbotti… è un po’ anche come se mi affezionassi all’oggetto. È come se mi desse per un momento l’impressione di aiutarmi a tenermi vivo un momento particolare.
Quindi era per quello che la stanza andava riordinata… da ciò deduco che nelle tue canzoni racconti anche esperienze personali
Tutte sono esperienze personali… in realtà, alcune le vivo proprio in prima persona, come la cosa della stanza, altre magari le vedo accadere…ci sono personaggi che incontro, storie che mi vengono raccontate… come il “pleiboi”…
Allora, quanti Rolex hai comprato “dal maruchein”?
Uno solo… ed era talmente tamarro che credo che la Rolex originale non me l’avrebbe venduto se l’avesse veramente fatto. Era un orologio in oro giallo, era l’orologio più brutto fatto dalla Rolex in tutti i tempi… se l’avesse poi fatto davvero la Rolex.
E mi vien naturale pensare che allora esiste anche l’avucat dal diavul… ma te l’ha chiesto l’Ordine degli avvocati di scrivere la canzone per disincentivare soprattutto i maschietti ad intraprendere questa carriera?
No, però ho rischiato che mi denunciassero… scherzo! Però ho diversi amici che fanno gli avvocati o che si stanno avvicinando a questa carriera e quando sentivano la canzone molti avevano il dubbio di esser loro i protagonisti. Anche perché ci sono dei punti del pezzo che accomunano molti avvocati e quindi li ho visti un po’ preoccupati.
Come la cosa della segretaria?
Più che altro quella della moglie… e allora mi hanno chiesto di essere rassicurati… Ad alcuni ho detto la verità, ad altri non ho potuto dirla…
Cambiando completamente argomento, parliamo dei tuoi capelli. Abbiamo tutti un dubbio che ci attanaglia: come fai ad averli sempre così “in piedi”?
Allora, ci sono tre sistemi fondamentali. Il primo è che devi avere un po’ nel DNA di poterti fare questa pettinatura, che molti ci hanno provato ma non ci sono riusciti. Il secondo sta nel taglio. E il terzo sta nell’asciugatura subito dopo averli lavati. Se queste tre cose coincidono non è così complicato avere i capelli così. Ci son delle mattine che non metto nemmeno la cera.
Dunque, un po’ come un novello Sansone, nei capelli è racchiusa la tua forza… ma chi ti ha consigliato questo taglio che ormai è diventato il tuo marchio di fabbrica?
Io credo esistano due modi per decidere come pettinarsi, come vestirsi, come porsi a livello estetico. Uno è più scientifico, calcolato, nel senso “va di moda questo o quell’altro, a me sta meglio questo piuttosto che quello”. E l’altro è più legato alle circostanze, ai momenti nei quali hai più bisogno di far un cambiamento anche dal punto di vista esteriore. E a me capita proprio così, e così mi è capitato. Io avevo i capelli molto lunghi e ho deciso di taglairli, ma anche perché era accaduto qualcosa nella mia vita. Sono più per quelle scelte di look, un po’ come se fosse un altro modo di esprimere qualcosa che si ha dentro.
Ma tra vent’anni pensi ancora che il tuo ciuffo sarà così e che continuerai a cantare su un palco?
Sul ciuffo non posso garantire, perché magari decido di cambiare; sul palco invece direi di sì!
Allora mi viene spontaneo chiederti se hai paura di invecchiare
Molto… ma non è tanto la paura di invecchiare a livello estetico. Invecchiare ha dei lati molto positivi, che sono più che altro quelli interiori. Poi invece, credo che in certi casi sia una cosa molto, molto crudele perché quando vedo certe persone che non invecchiano benissimo, che magari fan fatica a muoversi…
Quindi non è una sindrome da Peter Pan…
No, è proprio che la vecchiaia e l’invecchiare come due cose separate… ho due immagini separate: una che è quella di una valigia che continui a riempire, a metterci dentro della roba, quindi molto bella perché hai un sacco di cose da portarti dietro, da raccontare e da raccontarti e da ricordarti; e l’altra come una cosa un pochino crudele.
Ligabue in una recentissima intervista ha dichiarato che le rock star si tingono i capelli, confermi o smentisci? Oppure voi del folk restate sempre “nature”?
Nel folk si tende a mantenere tutto quello che la natura ha voluto… è difficile che nel folk trovi il cantante col parrucchino o col trapianto di capelli o lampadato o che si è fatto fare il lifting. Però, se il colore di capelli dovesse essere un modo per rispecchiare se stessi, allora avrebbe un senso… ma credo che arrivi un momento in cui occorre accettare anche il capello grigio e farne un punto di forza. Probabilmente George Clooney se non avesse avuto i capelli grigi lavorerebbe all’ ARP.
Visto che abbiamo parlato di futuro, qual è il tuo sogno più grande?
In questo momento è assolutamente legato al mio lavoro, quindi riguarda la crescita mia professionale. Poi ho tante altre cose che mi piacerebbe fare, ma in questo momento sono più proiettato su questo.
Restando in tema sogni: è peggio “non esiste peggior sordo di chi non vuol sentire” o “non esiste peggior cieco di chi non sa sognare”?
Io credo che chi non vuol sentire, in qualche modo capti quello che non vuol sentire; quindi credo che il non voler sentire sia più che altro un atteggiamento. Invece credo che il non essere, il non sentirsi, nella condizione di sognare sia ben più grave, sia molto di più motivo di sofferenza. Quindi è assolutamente peggio “non esiste peggior cieco di chi non sa sognare”.
Con quale artista ti piacerebbe collaborare?
Ce ne sono tantissimi… però direi con Guccini o con Springsteen…
Proprio due da niente…
Eh, se proprio devo dire con chi vorrei collaborare… se no, con Elisa o Carmen Consoli… ci sono anche delle cantanti che mi piacciono in particolare… oppure anche Beyoncè, più che altro perché lì ne approfitterei… ma anche con Alicia Keys è un’altra che mi piace molto. Ci sono tanti artisti coi quali vorrei collaborare. Oppure, avendo io anche scritto tanto per altri, quando sento un artista che fa qualcosa di diverso, che ha un percorso particolare per proprie scelte artistiche mi piace perché avrei delle idee, affronterei le sue caratteristiche in un certo modo e mi piacerebbe, se dovessimo collaborare, sfruttare le caratteristiche di entrambi.
A chi ti ispiri maggiormente?
Beh, ai grandi cantautori, come de Andrè, Guccini, Fossati, Vecchioni… però ascolto di tutto.
Visto che ascolti di tutto, quali sono gli ultimi cd che hai comprato? Se li hai piratati ovviamente non me lo dire…
No, io assolutamente non pirato i cd, ma non tanto per una questione morale, ma perché a me proprio piace avere il cd originale… non scarico neanche tanto anche legalmente, perché mi piace proprio avere il supporto… Gli ultimi che ho comprato… ho preso una raccolta che non avevo di Califano, poi ho preso un cd doppio di de Andrè, che in realtà avevo già però su questo c’eran delle versioni particolari… poi ho preso il nuovo cd degli Ska-p e poi uno di Springsteen che non avevo.
Neanche un cd di un cantante italiano dei giorni nostri… Cosa ne pensi della scena musicale italiana attuale?
In tutti i periodi ci sono cose buone… ci sono artisti che seguo da tanto e che stimo molto, però penso che attualmente non stiano uscendo tante cose nuove… e non c’è un percorso per uscire da questo circolo vizioso, è una strada che ti devi costruire tu, come stiamo facendo noi, andando in giro e continuando a suonare. Ce la dobbiam sudare, ma va bene così: l’importante è arrivare allo scopo.
A parte la musica, che ti piace fare nella vita?
Mangiare… ma anche avere a che fare con le persone, a me piace molto. Tendo molto a parlare con tutti, sono così, e molti mi accusavano di farlo apposta… invece è proprio una cosa che mi piace fare…
Non penso che uno riesca a farlo apposta…
Infatti non riusciresti a farlo apposta facendolo tanto quanto lo faccio io… perché poi tutti hanno sempre qualcosa da raccontarti, e io sono avido di queste cose qua, di storie…
Visto che ti piace mangiare, qual è il tuo piatto preferito e quale quello che preferisci cucinare?
Beh, per quanto riguarda quello che preferisco cucinare, lo dico spesso, sono arrivato ad un livello spropositato nel fare i “pisarei e fasò”… ma proprio anche la pasta e tutto… Invece, quello che preferisco mangiare dipende dai periodi… però mi piace molto sperimentare. Assaggio un sacco di cose: se vado in un’altra città o all’estero cercherò un ristorante tipico locale… non sono uno di quelli che cerca i “pisarei e fasò” a Pechino.
Siamo tutti un po’ preoccupati dal fatto che le mutande che hai preso dieci anni fa alla “fera ad sant’Antunein” non ti vadano più bene… che taglia porti adesso?
Non lo so, devo dirti la verità… non ne ho la più pallida idea, provo le cose… non per altro, ma perché sono molto alto, di solito infatti poi devo sempre stringerli i vestiti… sì, perché sono molto magro e molto alto… (ride… e mente sapendo di mentire…)
Magari ti piace anche andare al cinema… di che film avresti voluto scrivere la colonna sonora?
Sì, io sono un appassionatissimo di cinema… di film per i quali avrei voluto scrivere la colonna sonora ce ne sono parecchi… o “Romeo+ Giulietta”, perché avrebbe potuto essere interessante visto che è così particolare anche a livello di intreccio… oppure “Robin Hood”, il primissimo, quello con Kevin Costner… oppure “Million dollar baby”… o “The aviator”… o anche “La leggenda del pianista sull’oceano”.
E se non avessi fatto questo lavoro, cosa avresti fatto?
Da bambino, c’è stato un periodo nel quale ero molto appassionato dal fatto di diventare un pilota d’aerei…
Per la storia di strappare le nuvole?
Eh, anche… Oppure un benzinaio, perché vedevo che avevano sempre in mano tutte queste mazzette di contanti e quindi all’epoca ritenevo che intascassero tutto loro . Poi ho capito che anche loro fanno una vita più dura di quella che sembra, un po’ la fanno fare anche a noi… allora, in conclusione, opterei per il pilota d’aerei.
Allora, vista la tua passione per le mazzette di contanti, mi sembra appropriato chiederti se sei ricco?
No, assolutamente no. Ho avuto la fortuna ed ho tuttora la fortuna di potermi mantenere facendo quello che amo fare, quindi facendo musica, e ti assicuro che, indipendentemente dalle cifre, è già una grande fortuna. Credo sia impagabile questa cosa. E poi sono uno che investe tanto, o meglio reinveste tanto sul lavoro.
Se per una giornata potessi scegliere di essere qualcun altro, chi vorresti essere?
Più che essere qualcun altro mi è capitato di sperare di essere o in altre circostanze o in altri periodi o in un altro periodo anche della mia vita che ho vissuto, o in periodi che vorrei vivere… quindi più che essere qualcun altro mi piacerebbe essere me stesso, a volte, ma in altro contesto o altra situazione.
In che epoca o momento storico ti sarebbe piaciuto vivere?
Va un po’ a momenti… poi credo che ogni periodo abbia una sua magia particolare. E secondo me ce l’ha anche quello in cui viviamo noi, però credo che vada fatta capire: perché molti credono che la nostra epoca non abbia quella magia che invece altre avevano. E credo che il discorso delle tradizioni serva molto a caratterizzare un periodo storico e il luogo in cui ci si trova, e che quindi sia qualcosa che aiuta a sviluppare quella magia lì dell’epoca. Ecco, invece una cosa che mi piacerebbe fare sarebbe quella di viaggiare nel tempo. Penso che se qualcuno inventasse una macchina del tempo, indipendentemente dall’andare a vedere i risultati della schedina e del lotto, sarebbe una gran bella invenzione.
Restiamo in tema fantascientifico, Davide Van de Sfroos riceve lettere da Marte, tu credi nell’esistenza degli alieni?
Sì… ma non è che debbano esserci per forza, ma mi piacerebbe che ci fossero… sarebbe un po’ egoistico pensare che ci siamo solo noi in tutto l’Universo. Quindi più che crederci, spero… sono uno che ama quelle sorprese lì, sarebbe una bella sorpresa trovarsi davanti un alieno.
Beh, dipende anche dal carattere dell’alieno…
Sì… però a meno che non siano proprio quelle cose da “Independence day”, già il gradino sotto va bene… un po’ di ostilità ce l’avrei anche io, soprattutto se hanno avuto modo di vedere come ci comportiamo, come agisce il genere umano… è anche naturale che un po’ di diffidenza ce l’abbiano.
E invece, dopo la mia descrizione del tuo sguardo cinghialesco, se potessi essere un animale, che animale vorresti essere?
Sicuramente non un cinghiale. Forse sarei un essere un po’ strano, uno di quei mix… tipo un essere mitologico… poi io amo molto gli animali, quindi sarei un misto. Probabilmente ci sarebbe anche qualcosa del cinghiale… il pennello… (ride beffardo)
Da piccolo guardavi le tartarughe ninja? Qual era la tua preferita?
Sì, ho sempre guardato un sacco di cartoni, e li guardo tuttora… non mi ricordo la mia tartaruga ninja preferita, ma mi ricordo che avevano tutte delle personalità molto definite: Leonardo era sempre quello più saggio, Raffaello quello un po’ più pazzo, Donatello… ecco, forse Donatello, però aveva questa cintura viola che io che son un po’ scaramantico… Dovrò andarmele a rivedere.
Per restare in tema passato: qual è la figuraccia più imbarazzante che ti sia mai capitato di fare?
Ne ho fatte tantissime, però me ne ricordo una che mi è capitato di fare per ben due volte. Ed è quella durante una cena o un pranzo, in un momento di relax, di fare un rutto rumorosissimo e di essere stato sentito dagli astanti…
Ma solo in presenza della famiglia o anche di estranei?
No, no… una era una cena in presenza di diverse persone; l’altra in un locale, in un luogo pubblico. Diciamo che ho sofferto molto di più la volta da bambino che da adulto…
Sempre per quanto concerne le dolenti note: come va la patente? Quanti punti hai ancora?
Non lo so, non ci guardo anche per scaramanzia… sono terrorizzato dallo scoprirlo. L’ho già rifatta una volta e rifare l’esame è stato, da un lato, massacrante perché ti rendi conto che assolutamente non è una cosa che, se anche guidi da dieci anni, puoi rifare così senza andare a scuola guida e, dall’altro, è stato divertente perché ho conosciuto un sacco di persone e avevo anche un insegnante molto simpatico, col quale sono anche diventato amico. Ecco, la cosa bella di aver rifatto la patente è stata vivere a quest’età un momento “adolescenziale”.
Ormai che siamo in argomento shock proseguiamo: dove hai appreso la tecnica sopraffina di palleggio che si può ammirare nel video che ha registrato qualcuno che non ti vuole troppo bene?
Dunque, io ho visto anche delle foto, perché a dir la verità non mi son mai visto giocare a calcio perché non avevo filmati. Invece questa cosa mi è servita molto perché c’eran delle foto che mi hanno aiutato a capire che dentro di me ho un potenziale come calciatore, ho una tecnica inespressa, che però, allenandomi, potrei coltivare… ci son un paio di foto che son veramente interessanti, soprattutto ce n’è una mezza acrobatica che merita…
Quindi se tu dovessi partecipare ad un reality non parteciperesti ad uno musicale, ma parteciperesti a “Campioni: il sogno”, allenato da Ciccio Graziani?
No, io non parteciperei mai ad un reality perché litigherei subito, poi dovrei scusarmi… e poi non capisco perché nei reality si finisca sempre col non mangiare…
Altra questione scottante: voto alla maturità
64…
Era già in centesimi?
No, no c’erano i sessantesimi… (ride e anche qui nega sempre, anche l’evidenza!) Allora, io ho preso 64, c’erano i centesimi, però non dirlo perché io avevo detto a tutti che c’erano ancora i sessantesimi…
Questa è per far partire un merdone: se tu fossi su una torre con Sandro, Lorenzo e Carlo, e dovessi per forza buttar giù qualcuno, chi butteresti?
Purtroppo non sono su una torre, se no li butterei giù tutti e tre…
Credevo avresti buttato Sandro per la questione del cuccare…
No, no… li butterei giù tutti e tre, però purtroppo non c’è ancora stata l’opportunità. Beh, ma Sandro poi lo butterei subito… magari un po’ prima degli altri, più che altro per vedere la faccia che fa. Lui ha sempre un po’ delle espressioni interessanti…
Cambiamo argomento e parliamo di tatuaggi: hai solo quello che si vede o ne hai altri sparsi per tutto il corpo?
Ho soltanto quello, anche se in realtà se ne vede una piccola parte, perché prosegue un po’ più su di quanto si pensi…
Torniamo a qualcosa di più serio: qual è il viaggio o il luogo che hai visitato che ti è rimasto maggiormente nel cuore?
Noi giriamo tantissimo… e quindi ce ne sono molti, molti, molti… ci son, però, dei posti nei quali tutte le volte che ci vado mi affascinano in modo particolare… uno è Genova…
E invece un viaggio che hai fatto tu, senza il folklub?
Beh, un viaggio che è stato particolare anche a livello di esperienza emotiva è stato quando un giorno, era il 2005, ho deciso di partire e stare un periodo a Los Angeles… ero da solo, non avevo prenotato né albergo, né niente… e infatti ho dovuto mentire alla dogana americana, ricordandomi il nome di un hotel di cui mi avevano parlato… e gli ho detto che sarei andato lì.
Sappiamo che leggi poesie… qual è il tuo poeta preferito?
Ce ne sono tantissimi. Per patriottismo dirò due nomi, ma ce ne sono veramente molti. Beh, Alda Merini ed Erri de Luca, e lui, fra i contemporanei, lo ritengo molto, molto bravo.
Fammi anche due nomi di stranieri, allora…
Bukowski mi piace, e poi uno di quelli che mi ha proprio avvicinato alla poesia è stato Shakespeare, che secondo me su certe cose rimane ancora uno di quelli imbattibili, anche con una certa modernità, tra l’altro.
E tu scriveresti mai qualcosa di diverso da una canzone, come una fiaba, visto che bene o male i personaggi ci sono già?
In un certo senso le scrivo le fiabe… poi che siano sotto forma di un libro stampato o che siano in una canzone cambia poco. Quindi ci penso sempre, ma lo faccio anche.
E un libro?
Sì, e ho anche iniziato diverse cose… però è un lavoro veramente molto impegnativo, ma credo che prima o poi lo affronterò. Ma adesso non avrei il tempo per dedicarmici anima e corpo.
Hai qualcosa da rimproverati o che se potessi tornare indietro non faresti più?
Sì, tante cose, tantissime… forse sono più quelle che non ho fatto e che avrei voluto fare, più che quelle che ho sbagliato a fare. E infatti mi sono, ormai da un po’ di tempo, riproposto di non commettere più quell’errore e da quel momento ho proprio visto le cose muoversi, cambiare. Quindi come nuovo atteggiamento ho assunto questo: meglio farla una cosa, a meno che non sia controproducente, però intanto farla. Perché poi il pentirsi di non averla fatta è brutto. L’errore ci può stare, ma il rimpianto è molto peggio.
Qual è la domanda che avresti voluto sentirti fare e che nessuno ti ha mai fatto?
Non te la dico se no poi vuoi che ti risponda anche a quella domanda… no, devo pensarci… così sul momento non saprei…
E mi lascia così, con la sua aria un po’ sorniona. E io lì a chiedermi quale sarà quella domanda. Ci salutiamo e un po’ mi dispiace che l’intervista sia già finita. Che le tante domande siano state consumate in così poco tempo. Salgo in macchina, e riprendo la strada di casa. Ma il dubbio su quell’ultima domanda continua ad attanagliarmi. E a quel dubbio se ne aggiungono altri: riuscirò a trasmettere le emozioni e i momenti vissuti in questa intervista? Riuscirò a riportare in vita sul mio pezzo di carta quelle parole registrate? Riuscirò a soddisfare le persone che hanno creduto in questo mio piccolissimo progetto? Ma poi ripenso all’intervista, ripenso alle parole di Daniele, ripenso alle sue canzoni. E una strofa de “la sirena del Po” spazza via tutti i dubbi e le incertezze: “non esiste peggior cieco di chi non sa sognare”! Scrivere è il mio sogno, quella strofa mi ha aiutato a crederci e la grande famiglia che è la community di Daniele mi ha aiutata a realizzarlo! Continuate a sognare con me, con Daniele, con noi, e soprattutto con voi stessi…