Profughi, in due anni spesi quasi 2 milioni: “Business sulla loro pelle”

Per i profughi ospitati al Ferrhotel, in due anni, sono stati spesi 1 milione, 828mila e 445 euro. Lo ha reso noto Rifondazione comunista, dopo aver presentato una interrogazione in Regione da parte della consigliera Monica Donini. “Come cifra appare elevatissima. – ha spiegato il segretario regionale di Rifondazione, Nando Mainardi – anche perché l’idea che ne emerge è di un business generale, non solo a Piacenza, sulla pelle dei rifugiati”.

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Lo stanziamento, secondo quanto ha reso noto la giunta regionale interrogata in merito, era destinato ai profughi scappati a seguito della guerra scoppiata in Libia, per scopi umanitari e sussidiari.

“La diaria era di 2-3 euro al giorno, il resto della cifra della Protezione civile, tra i 40 e i 46 euro al giorno andava alla struttura di accoglienza” ha detto Mainardi, per questo “ci troviamo di fronte a una cifra spropositata sulla quale va fatta chiarezza”.

Furono un centinaio i profughi arrivati nel Piacentino, a fronte di circa 1.600 in Emilia Romagna e 25mila a livello nazionale. Quasi tutti, vennero ospitati al Ferrhotel dopo il primo periodo di accoglienza in altre strutture ricettive della provincia.

“L’erogazione di 40-46 euro al giorno va a comporre i quasi due milioni che dovevano essere utilizzati per vitto alloggio e interventi di integrazione, servizi sociali, corsi italiano e per l’avvio al lavoro – aggiunge Mainardi – per questo noi, come Rifondazione, abbiamo incontrato i rifugiati alla Circoscrizione2 (sono 26 quelli rimasti dopo lo sgombero, ndr) e abbiamo constatato, per esempio, che solo tre di loro parlano la nostra lingua e nessuno di loro ha un lavoro. Così come quelli che se ne sono andati anzitempo, prima dello sgombero”. Per questo il segretario ha denunciato che “i soldi non sono andati a ingrassare i rifugiati, poveri disgraziati senza un tetto e nessuna fonte di reddito e che ancora dopo due anni non sanno l’italiano”. E ha concluso: “Il prossismo passo sarà cercare di capire, attraverso strumenti consentiti dalle normative, come sono stati spesi quei soldi”.

Il gestore del Ferrhotel, Carlo Loranzi, contattato dalla nostra redazione telefonicamente, ha risposto di non saperne nulla per ora e che, trovandosi all’estero, non ha la possibilità di replicare.